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Teatro Fenaroli Lanciano

Teatro Fenaroli Lanciano

Teatri Sonori - Concerto di PEPPE VOLTARELLI

Giovedì 26.Gennaio 2012 ore 21:00

IL VIAGGIO, I PADRI E L’APPARTENENZA

concerto per voce chitarra e fisarmonica

PEPPE VOLTARELLI - Vincitore del Premio Tenco 2010 nella categoria dischi in dialetto con “Ultima Notte a Malastrana”. La targa - vinta in passato da artisti come Fabrizio De Andrè, Pino Daniele, Enzo Jannacci e Teresa De Sio, ma mai assegnata ad un artista calabrese - rappresenta un prezioso riconoscimento per Peppe e per il suo lavoro pluriennale sulla meridionalità e sull’impegno civile.

IL VIAGGIO il mondi attraverso i paesi che hanno ospitato la mia musica e la mia ricerca un frammento di musica e racconto di personaggi e cose che hanno segnato il mio itinerario umano e artistico L’America L’Argentina la Germania ,la Francia ,la Repubblica Ceca, il Messico, il Canada,l’Australia e poi l’Austria, la Bosnia e via dicendo un passo dopo l’altro una finestra sul mondo;

I PADRI - l’omaggio ai Padri cioè un tributo agli artisti a cui mi sento più vicino e quindi una riproposta di canzoni a cui sono legato da Jannacci a Carosone da Dean Martin a Modugno passando per Sergio Endrigo e Otello Profazio, inevitabile e sentito omaggio a chi ha fatto della musica e della parola uno strumento di poesia e di impegno civile;

L’APPARTENENZA - il primo luogo di questa esplorazione è la TERRA cioè la CALABRIA canzoni di terra, fatte di lingua madre, fatte di ricordi e di passato. La CALABRIA come la mamma di tutte le mamme, la casa, il centro di ogni cosa. La sua lingua e le tematiche che questa lingua racconta. Le tradizioni, le usanze, la famiglia, la strada da percorrere per andarsene e per tornare.

Canzoni di protesta, canzoni di malavita, canzoni delle stagioni e canzoni di contadini.

Biglietti in vendita presso il botteghino del teatro (lun/ven 16.30/19.30) e online.

 

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Teatri Sonori - Concerto di Peppe Servillo

mercoledì 14 dicembre 2011 ore 21

L’AMANTE IMPROVVISO

progetto di PEPPE SERVILLO

PEPPE SERVILLO - JAVIER GIROTTO sassofoni - NATALIO MANGALAVITE tastiere - EMANUELE SMIMMO batteria e percussioni - DANIELE BASIRICO basso elettrico, violoncello,contrabbasso

Biglietti in vendita presso il botteghino del teatro (lun/ven 16.30/19.30) e online.

Dopo diversi anni di canzoni con gli Avion Travel: punto e a capo, nasce il quintetto di Peppe Servillo con un concerto intitolato ad un vecchio brano della Piccola Orchestra. Un amante improvviso che scompagina e reinventa a partire da un ricordo forse lontano nel tempo. Il quintetto si appropria del repertorio Avion e di tutto quanto Servillo ha fatto nella sua strada fitta di attraversamenti ed incontri. Del gruppo fanno parte musicisti come Javier Girotto e Natalio Mangalavite con i quali da lungo tempo Servillo collabora dando vita ad esperienze sulle cui basi si fonda il nascente ensemble, ad essi si aggiungono Emanuele Smimmo e Daniele Basirico per un progetto che dal palco si tradurrà, l’anno venturo, in un progetto discografico originale.

 

 

 

 

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Teatro della Memoria - L'INFERMO...

L'INFERMO - TRIONFO DELLA MORTE PER ATTORE SOLO
Giovedì 21  Marzo 2013 ore 21

Polo Museale S. Spirito (Via S. Spirito)
da D'Annunzio - Di e con Stefano Angelucci Marino

Produzione Teatro del Sangro (Lanciano)

Biglietti in vendita presso il botteghino del teatro (lun/ven 16.30/19.30) e online

In scena troviamo Giorgio Aurispa seduto su un elegante divano d'epoca, siamo nel 1894. Giorgio Aurispa è un intellettuale capace di sottilissime analisi, ma debole e irresoluto nei frangenti più decisivi, segnato da una intrinseca, originaria incapacità a vivere. Un leggero accento e una certa cadenza ne tradiscono le origini abruzzesi. Giorgio Aurispa, superuomo in perenne crisi, interessante anticipatore di un'altra figura chiave del romanzo italiano di fine secolo, l'Inetto (basti pensare all'omonimo libro di Italo Svevo); e la sua è una crisi fatale, di fatto una crisi d'identità,senza via d'uscita.

Tutto quello che doveva accadere è già accaduto. Giorgio racconta - rivive la sua storia per gli spettatori, ed è un racconto malato, ossessivo, per frammenti. In questa narrazione tutta giocata tra realismo e visionarietà, si arriva ad assistere sul palcoscenico alla materializzazione di ambienti, sogni, persone, suoni, voci e oggetti che rimandano a parte dei contenuti del vissuto e dell'immaginario di Giorgio. L'elegante divano, grande e particolarmente curato, si rivelerà essere il ricettacolo di tutto il rimosso della vita e dell'anima del protagonista.

Un attento ed originale disegno drammaturgico riportato in un complesso lavoro di scrittura scenica. Sotto il segno di un'apparente linearità narrativa, si strutturano una serie infinita di piani diversi. Le geometrie di un rapporto famigliare malato delineano un universo di difficoltà, di cadute, di impossibilità, di limitazioni. La nitidezza espressiva di tutto il progetto e la forte intensità dell'interpretazione rendono appieno la fitta dinamica delle relazioni.

Ossessioni tragiche, oscure neurosi, selvagge nefandezze e fantasie oniriche, bagni di sangue e cupidigie irriducibili, voglie di vendette e languori splenetici attraversano la produzione letteraria e teatrale dannunziana mettendole i coturni, innalzandola cioè verso aure sublimi o sprofondandola in notturni deliri: d'Annunzio pretende infatti un teatro, una rappresentazione inverosimile, innaturale, mitica, per sfuggire ai condizionamenti della scena quotidiana. Mito, dunque, in quanto condensazione / spostamento del reale, il che implica un'ulteriore manifestazione del travestimento.

La tensione allo scacco, di questo si vuole raccontare, di questa particolare tensione vogliamo rendere testimonianza con questo spettacolo. La tensione allo scacco è il punto di fondo delle opere narrative e teatrali di Gabriele d'Annunzio, proprio in contrasto con il progetto di rivincita e di conquista che appartiene al superuomo.

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Teatri Randagi - GLI EBREI SONO MATTI

Venerdì 1 Marzo 2013 ore 21:00
ideato e diretto da Dario Aggioli
Con Dario Aggioli, Angelo Tantillo
Produzione Teatro Forsennato (Roma)

Biglietti in vendita presso il botteghino del teatro /lun/ven 16.30/19.30 e online)

Durante il ventennio fascista, Enrico viene ricoverato in un manicomio in una clinica vicino Torino, lontano dai suoi cari, dalla sua città e dai discorsi del Duce, da lui tanto amati.

Ferruccio ebreo romano costretto a fuggire per l’ennesima volta, viene ricoverato in un manicomio vicino al confine, sotto un altro nome: Angelo. Il professore che dirige la casa di cura per insegnargli a comportarsi come un malato di mente, lo mette in stanza con Enrico, uno dei più innocui tra i degenti. Ferruccio per imparare ad essere un altro, si confronta con Enrico che non riesce ad essere più se stesso da tempo. Un matto vero fascista e un matto falso ebreo raccontano la tragedia delle leggi razziali attraverso la comicità della situazione.

Lo spettacolo si ispira ad un evento veramente accaduto: nella casa di cura per malattie mentali “Villa Turina Amione”, l’allora direttore, il professor Carlo Angela, padre del noto presentatore televisivo, offrì rifugio a numerosi antifascisti ed ebrei, confondendoli con i degenti.

Per raccontare la patologia di Enrico, un tipo di demenza romanzata con tratti autistici, verranno utilizzate alcune particolari maschere realizzate in gioventù da Julie Taymor, regista di Titus e di Frida.

 

 

 

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Teatri Randagi - VITA

giovedì 31 Gennaio 2013 ore 21
Spettacolo di Circo-Teatro
Autori/attori: Elisa Waldner e Edoardo Daniel
Produzione Sinakt - circoteatrodanza (Torino)
Sognare - Cercare - Avere - Essere. Creare e disfare, crescere e invecchiare, esistere lungo la linea del tempo: VITA
Biglietti in vendita presso il botteghino del teatro (lun/ven 16.30/19.30 e online)
Vita racconta diversi episodi o momenti di vita, e si sviluppa intorno ad alcune parole chiavi: sognare (qualcuno, la comprensione, la dolcezza, la condivisione); cercare (l’amore, la passione), avere (bellezza, soldi, potere), essere (quello che si è, senza maschere, con se stesso e con l’altro). Ogni parola chiave corrisponde a un momento determinato della vita oppure a un modo di percepirla e di viverla. Così l’adolescente triste sogna il suo amore ideale; il/la giovane cerca un rapporto, il sesso, l’esperienza; l’adulto rincorre la carriera, i soldi, la realizzazione personale; e infine la vita lo porta ad avvicinarsi a se stesso, alla propria essenza e all’altro in modo più armonico e vero. Vita è quindi uno spettacolo lavorato a quadri che seguono una logica di evoluzione umana, e che unisce arti circensi, teatro, espressione corporea e le persone di tutte le età e provenienze.

 

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Teatri Randagi - PEDROLINO ALLA RISCOSSA

sabato 15 dicembre ore 21

testo e regia di Giuliano Bonanni

Spettacolo di commedia dell’arte ispirato al canovaccio seicentesco di Flaminio Scala “Il Cavadente”

Con Giuliano Bonanni, Chiara Donada, Tommaso Bernabeo, Rossella Gesini e Stefano Angelucci Marino

Produzione Teatro del Sangro (Lanciano)

Biglietti in vendita presso il botteghino del teatro (lun/ven 16.30/19.30) e online

La vicenda vede come protagonista Orazio, giovane di buona famiglia, innamorato perdutamente di Isabella, che ricambia il suo amore. Pantalone però, padre di Orazio e geloso del figlio, lo vuole allontanare dalla città. Solo Pedrolino e le astute donne potranno risolvere la situazione. Una scatenata commedia dal divertente intreccio, rivolta ad un pubblico di tutte le età. Com’è nella tradizione della compagnia il vivace spettacolo si muoverà in un collage linguistico sempre accattivante. Buon divertimento.

 

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Teatri Randagi - BUGIARDI SI DIVENTA

Venerdì 2 marzo 2012 ore 21

musical di Lena Biolcati - Regia di Silvia Di Stefano

Accademia dello Spettacolo

Bugiardi si diventa! il musical di Lena Biolcati, diretto da Silvia Di Stefano, con le coreografie di Angelo Di Figlia. Il cast è composto da allievi dell’Accademia dello Spettacolo di Ortona, che grazie all’incontro con conclamati professionisti e alla collaborazione del Teatro Stabile di Abruzzo e del Comune di Ortona, è riuscita a mettere in scena uno spettacolo totalmente inedito, confermandosi un’invidiabile “fabbrica di talenti”.

Trama: Bugiardi si Diventa racconta di come sia facile mentire, ma di quanto sia faticoso poi ricordarsi e gestire le bugie raccontate. In un mondo mediatico, dove la velocità delle comunicazioni pone soprattutto le nuove generazioni costantemente sotto i riflettori del teatro della vita e dove "l'apparire prima dell'essere", affonda sempre più pericolosamente le proprie radici, la riscoperta della verità pura e semplice ci rende liberi di essere quello che siamo.

Biglietti in vendita presso il botteghino del teatro (lun/ven 16.30/19.30) e online.

 

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Teatri Randagi - FLAIANO IN 3D

Giovedì 2 Febbraio 2012 ore 21

da Flaiano

Regia di Franco Mannella

Di e con Franco Mannella e Giuseppe Militello

Ennio Flaiano. Gli aforismi, i ricordi, le riflessioni, i racconti, le massime perforanti, gli apologhi surreali e corrosivi: tra incanto e sarcasmo, si racconta un grande autore del Novecento. L'interpretazione di Franco Mannella e i molteplici suoni creati dalle percussioni di Giuseppe Militello, restituiscono, in 3Dimensioni, l'irresistibile miscuglio di illuminismo tenebroso e pessimismo comico, prima che cosmico, dello scrittore pescarese.

3 dimensioni, dunque: i corpi in scena, le sonorità musicali e le parole di Ennio Flaiano.

2 attori, numerosi strumenti musicali, un percorso lungo e a 3 voci tra l’attore il musicista e l’autore.

FRANCO MANNELLA, pescarese, diplomatosi nel 1988 presso la scuola di teatro La scaletta di Roma, debutta nello stesso anno ne La commedia della vanità di Elias Canetti, regia di Franco Però come attore e Qui nessuno FS come co-autore con la regia di Massimo Cinque. Da allora lavora regolarmente nei principali teatri romani. Nell’ ottobre del 2005 insieme a Cristina Giordana e Sergio Sivori inaugura lo spazio Laboratorium Teatro, centro internazionale di ricerca e sperimentazione teatrale. Parallelamente segue la carriera televisiva e cinematografica e lavora come doppiatore.

Biglietti in vendita presso il botteghino del teatro (lun/ven 16.30/19.30) e online.

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Teatri Randagi - LEAR È RE

Giovedì 19 Gennaio 2012 ore 21

Commedia anglo – romagnola

di Tinin Mantegazza, Giovanni Nadiani, Giampiero Pizzol

con Giampiero Pizzol, Giampiero Bartolini, Teodoro Bonci del Bene

musiche Marco Versari - organizzazione Aurelia Camporesi - regia Angelo Generali

Che dire di Tinin Mantegazza che ha attraversato la cultura italiana dagli anni '50 in poi come umorista con disegni, vignette, dipinti , come teatrante con la creazione di pupazzi e personaggi, come regista e autore televisivo con programmi , striscie , cartoon e infine come sperimentatore di linguaggi fin dal cabaret '64 nella Milano di Gaber, Dario Fo , Cochi e Renato ? Oggi questo poliedrico artista sospeso tra poesia e umorismo, innamorato del mare adriatico e della Romagna, ha deciso di lanciare un' altra sfida alla cultura teatrale: uno Shakespeare in dialetto romagnolo.

E qui il testimone passa a Giovanni Nadiani , pluripremiato poeta e scrittore che trova nel dialetto la fonte ispiratrice di molte sue opere seguendo idealmente la scia di Guerra , Baldini , Pedretti e di altri poeti contemporanei capaci di sposare la lirica alla lingua popolare, ai fatti e misfatti quotidiani e anche alle lingue straniere , in questo caso l' inglese del Bardo britannico.

Ma passare dal testo alla scena e saltare da italiano a inglese e da dialetto marinaro a dialetto montanaro, è una impresa che solo un commediante può arrischiare. Così ecco spuntare il mestiere di Giampiero Pizzol, comico di Zelig , attore e autore di personaggi e di commedie popolari che celebrano la Romagna nelle sue più surreali, malinconiche, divertentissime sfaccettature.

Così la tragedia del Re Lear, a detta di molti critici la più possente e compiuta di tutta l' opera di Shakespeare, trova nuovi interpreti e si nutre delle tragicomiche vicende di uno dei tanti anziani solitari, abbandonati dalla famiglia e privati della casa che vivono nei Bar e raccontano di figlie traditrici , di fughe dai ricoveri e di mille altre vicende , reali o surreali , vere o solo immaginate . In tal modo la storia si intreccia con quella della Riviera romagnola attraversata prima dalla guerra e poi dalle orde di turisti, passata dalla miseria alla ricchezza, dalla civiltà tradizionale al consumismo moderno.. Ma il Re non è solo , attorno a lui c' è tutta una corte di personaggi che arricchiscono la fauna teatrale dell' opera e trasformano la tragedia in commedia: l' estro di Giampiero Bartolini dà vita a figure maschili e femminili , a buffoni di corte e avvocati di cause sballate , mentre la verve di Teodoro Bonci del Bene, primo diplomato italiano alla Scuola d' Arte Drammatica di Mosca, e quindi fresco di classicità, tira le fila della trama shakespeariana della vicenda che si sovrappone teatralmente alla vita. Le musiche originali di Marco Versari contribuiscono a questa alternanza di climi proiettando la vicenda con la velocità del vento attraverso interi secoli di storia, accennando temi e stili e facendo affiorare alla memoria brani conosciuti e rumori di ambienti vissuti oppure scatenando i ritmi dei balli popolari e delle canzoni del dopoguerra anglo romagnolo.

Solo la regia di Angelo Generali, bolognese di provata esperienza ed elaboratore di testi popolari, può imbrigliare dei simili purosangue romagnoli e guidarli al galoppo sulla pista di questo circo della vita e della morte, alternando il delicato equilibrismo sui fili altissimi dei versi di Shakespeare con la clownerie burlesca che deborda sul pubblico, la malinconia felliniana dei ricordi con il realismo crudo della cronaca, l' antico col moderno , il liscio con il rock . Dunque uno spettacolo anglo- romagnolo che giustamente il Centro Diego Fabbri ha voluto in anteprima al Teatro Comunale di Forlì come esempio originale di nuove drammaturgie capaci di dar fuoco alle polveri del teatro.

Biglietti in vendita presso il botteghino del teatro (lun/ven 16.30/19.30) e online.

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Teatri Randagi - Il Malato Immaginario

mercoledì 16 novembre 2011 ore 21

da Molière

uno spettacolo di Stefano Angelucci Marino

con Tommaso Bernabeo, Rossella Gesini, Stefano Angelucci Marino

progetto scenico, testo e regia Stefano Angelucci Marino

scena e costumi Artibò

maschere Stefano Perocco di Meduna

burattini Brina Babini / Atelier della Luna

suono Globster

organizzazione Teatro del Sangro

una coproduzione TEATRO DEL SANGRO/ TEATRO STABILE D’ABRUZZO

in collaborazione con la PROVINCIA DI CHIETI – ASSESSORATO ALLA CULTURA

con la collaborazione del CERAM (Centro di Ricerca Abruzzese per il Teatro di Maschera)

musiche concesse dall’ Archivio Multimediale EMF Lanciano (Associazione “Amici della Musica” FEDELE FENAROLI - Lanciano)

Ingresso: 10 € (ridotti: 8€) - Biglietti in vendita presso il botteghino del teatro (lun/ven 16.30/19.30) e online.

 

APPUNTI DI SCENA:

Non si entra in Molière senza conseguenze. Oggi come non mai la lezione di Molière è attuale, la sua capacità di penetrare il male in tutte le sue forme (sociali e psichiche), facendo ricorso alle armi della satira e della comicità. Molière ha utilizzato il comico come dispositivo per raccontare la violenza del mondo.

Scritta nell'ultimo anno di vita di Molière, la commedia è intrisa di realismo. Lo stesso protagonista, che si presenta come un classico personaggio farsesco, pronuncia a tratti affermazioni lucide e ragionevoli, mostrando un cinismo e una disillusione che tradiscono le amare riflessioni dello stesso autore, il quale approfitta delle occasioni comiche offerte dalla trama per introdurre in modo inaspettato un'aspra denuncia della società a lui contemporanea.

Ancora una volta il gioco è l'amorevole massacro della Tradizione. Non “mettere in scena”, ma “mettere in vita” un testo antico: resuscitare Molière, non recitarlo. La tecnica della resurrezione parte dal fare a pezzi, disossare e così in questo “Malato Immaginario” Angelucci Marino ha alternato scrittura e ri-scrittura, seguendo e deformando lo scheletro del testo originario.

L’operazione registico-drammaturgica, giocata tra re-invenzione, maschere della commedia dell’arte e burattini tradizionali, è consistita nel prendere questo classico della letteratura teatrale europea e rivisitarlo con rispetto e rigido scrupolo, ma anche con una tranquilla impudenza inventiva.

Già da un decennio il Teatro del Sangro incentra una parte importante del proprio lavoro artistico sul recupero e la re-invenzione delle maschere e delle tecniche di Commedia dell’Arte. L’incontro con i burattini a guanto tradizionali (le Guarattelle) diventa quindi una tappa importante sullo sviluppo del lavoro artistico che la compagnia porta avanti nei propri spettacoli, cercando di combinare in una proposta originale i codici “parenti” del teatro d’attore,della commedia dell’arte e del teatro tradizionale dei burattini.

 

PER UNA NUOVA COMMEDIA DELL’ARTE

di Stefano Angelucci Marino

La Commedia dell’Arte è una forma di teatro (nata alla fina del 1500) che si basa su una combinazione di dialogo e azione , monologo detto e gesto eseguito, non sulla sola pantomima. Al contrario di quello che pensava Benedetto Croce, con le sole capriole,danzette, sberleffi e mossette, le maschere non tengono in piedi un accidente. Commedia dell’Arte significa dunque, innanzitutto, commedia allestita da attori professionisti, associazione con un proprio statuto di leggi e regole, attraverso le quali i comici si impegnavano a proteggersi e rispettarsi reciprocamente. Commedia dell’Arte o più specificamente Commedia degli attori: è sulle loro spalle che appoggiava e appoggia l’intero gioco teatrale, l’attore istrione è autore, allestitore, fabulatore, regista. Questi attori, dentro le strutture dei canovacci, “giocano“ con le maschere di ZANNI (padre di Arlecchino, primo servo selvatico e irruento di commedia), PANTALONE (maschera del vecchio), CAPITANO (maschera che mette in ridicolo la figura del condottiero – mercenario spagnolo) ed altri.

Ciò che maggiormente colpisce l’occhio contemporaneo, nella lettura dei canovacci della Commedia dell’Arte, è la loro inconsistenza a livello di contenuto.Legato com’era lo spettacolo di Commedia ad altri valori forti quali le maschere, il ritmo, la spettacolarità della recitazione, l’abilità degli attori, la presenza delle donne sulla scena, non si faceva sentire la necessità di comporre drammaturgie esemplari, novità di scrittura o particolari contenuti o stili. Il canovaccio doveva ubbidire a : chiarezza, parti equivalenti per tutti gli attori impegnati, comicità, possibilità di inserire lazzi, danze e canzoni, disponibilità ad essere modificato. La Commedia dell’Arte era soprattutto uno spettacolo popolare, un tipo di teatro nel quale, più che altrove, il compiersi in quel luogo e in quel momento era fondante per il suo successo.Oggi non è tanto necessario recuperare la drammaturgia, bensì le sue forme più evidenti, l’effimero, i meccanismi teatrali quali si possono ricostruire dalle cronache e dalle iconografie. Molti studiosi, sia accademici che teatranti, hanno individuato e riconosciuto questi elementi formanti della Commedia.

L’esperienza del “fare teatro“,poi, l’applicazione e la sperimentazione degli elementi individuati da parte di compagnie e singoli attori e ricercatori, in Italia e all’estero, ha riconosciuto valide, e codificato, certe tecniche, certi tipi di maschere, strutture sceniche, posizioni nello spazio, ed anche, talvolta, certe micro – strutture drammaturgiche. Il lavoro con la maschera ha recuperato e mantenuto la grande forza espressiva che possiede, affascinando operatori, attori e spettatori. Esiste quindi una tecnica di Commedia dell’Arte, fondata sulla comunione tra attore e spettatore, che comprende nel suo attuarsi due componenti ugualmente indispensabili : una di ricerca /laboratorio e una di costante verifica con il pubblico.Nel ‘900 assistiamo dunque, teatralmente parlando, ad una riappropriazione e ridefinizione del patrimonio tecnico della Commedia dell’Arte. L’operazione culturale, lo spettacolo che per definizione ha riconsegnato al nostro secolo l’uso del Teatro fatto con le maschere è senz’altro l’ARLECCHINO SERVITORE DI DUE PADRONI “costruito“ per la prima volta nel 1947 dal PICCOLO TEATRO DI MILANO regia di Giorgio Strheler. Dal 1947 al 1998 l’ ARLECCHINO di Strheler ha avuto più di 15 ri–allestimenti e circa 3000 repliche in Italia e nel mondo. Due soli Arlecchini : Marcello Moretti e, dopo di lui, Ferruccio Soleri. E intorno a loro tanti e tanti compagni che si sono alternati nei vari ruoli. Lo spettacolo è sempre rinato dalle sue ceneri, mai identico, sempre in movimento, sempre alla ricerca di un modo di rappresentarsi che non fosse la copia esatta del vecchio.

l’ARLECCHINO SERVITORE DI DUE PADRONI nella messinscena di Strheler si è dimostrato una grossa lezione di regia e di allestimento di uno spettacolo impostato sul ritmo, la cadenza comica e soprattutto lo stile. Nello specifico, però, bisogna ammettere che la Commedia dell’Arte di cui si è occupato Strheler non rappresenta l’unica Commedia dell’Arte possibile. Primo: la Commedia di cui si è occupato Strheler è quella della fine del ‘700, quella di Goldoni ; l’Arlecchino di Goldoni , a differenza di quelli di Martinelli

(1585) e di Biancolelli (1627) è un satanasso tutto mobilità e furbizia , ma privo di ogni stravolgimento brutale, provocatorio e osceno. Secondo: lo spettacolo che Strheler ha realizzato non contiene tanto lo spirito dell’andare all’improvviso, ma piuttosto si presenta come una straordinaria macchina comica, con tempi programmati, poca libertà fantastica e molta precisione, insomma , come un orologio.

Dal 1960 ad oggi in Italia e in Europa artisti quali per esempio Dario Fo,

Carlo Boso, Gianfranco De Bosio, Leo De Berardinis, Eugenio Allegri, Michele Monetta, Giorgio Bertan, Nora Fuser, Giuliano Bonanni ed altri hanno lavorato da un lato sul recupero delle maschere del ‘500 (zanni, capitano, pantalone etc.) “calandole“ in specifici contesti territoriali e dialettali contemporanei , dall’altro “restituendo“ spazi di improvvisazione agli attori all’interno del canovaccio da rispettare “sera dopo sera“. Questo modo “nuovo” di fare Commedia dell’Arte ha di fatto aperto il patrimonio delle maschere a più possibilità espressive, prevedendo la costruzione di personaggi in maschera specifici. Poter lavorare in Commedia dell’Arte avendo la possibilità di creare maschere nuove , che parlano il dialetto e raccontano una storia di una terra specifica , consente ai teatranti che lo desiderano di poter realizzare l’incontro tra Commedia dell’Arte e contemporaneità.

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