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Teatro Fenaroli Lanciano

Teatro Fenaroli Lanciano

Teatro ragazzi - Alla ricerca del grande mago di Oz

Domenica 16 Gennaio 2011 ore 16:30

testo e regia Maria Cristina Giambruno
una produzione L'Uovo Teatro Stabile di Innovazione

Anche L. Frank Baum, autore de “Il Mago di Oz”, era mancino come Lewis Carroll, autore di “Alice nel paese delle meraviglie”, e anche lui, come Carroll, possedeva, senza nessuna intenzione di svendersela, una fantasia, una creatività, un animo tout court bambino.

Perciò egli sapeva esattamente, proprio come Carroll, ciò che piace ai bambini, semplicemente perché le loro scelte sono anche le sue. Perciò nel suo libro può parlare di maghi, streghe, cicloni, scimmie volanti e soprattutto di uomini di latta alla ricerca di un cuore, di spaventapasseri che parlano e di leoni fifoni. E lo fa alla grande tirandosi dietro tutti, bambini e adulti, perché tutto ciò che narra lo vive assolutamente senza artifici né bamboleggiamenti “ad usum delphini”.

A conferma, ove occorra, che “l’uomo diventa ciò che è”, come afferma Nietzsche, basta che ciascuno impari a conoscersi, con l’aiuto di qualcuno di giusto e di qualcosa di altro, come l’amicizia appunto. E tutto ciò in una storia per bambini. Grande Baum!

Per questi motivi e per altri ancora, dopo aver reso omaggio al genio di Carroll, portando in scena la sua Alice, ora mi piace celebrare la fantasmagorica creatività di Baum con l’allestimento de “Alla ricerca del grande e terribile Oz”, una interpretazione della sua opera in chiave decisamente moderna per la combinazione di molteplici forme e linguaggi, anche quelli multimediali, che meglio possano tradurre e comunicare ai ragazzi di oggi la poeticità e la sublime intelligenza delle sue pagine.

Maria Cristina Giambruno

 

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Teatro Ragazzi - Storie di neve ovvero lo Schiaccianoci

Domenica 12 Dicembre 2010 ore 16:30 Sala Mazzini

di Maria Cristina Giambruno
L’Uovo Teatro Stabile di Innovazione

Una fiaba tedesca e il balletto russo che a partire da essa è stato composto costituiscono trama e ispirazione di “Storie di neve”. E’ Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, personaggio tra i più straordinari della letteratura tedesca, a scrivere nel 1816 “Schiaccianoci e il Re dei topi”, un racconto talmente coinvolgente e geniale da conquistare Alexandre Dumas padre, il quale decide di tradurlo fedelmente in francese; è nella versione francese che la fiaba approda in Russia e fa innamorare di sé anche il celebre compositore Ciajkovskij che tra il 1891 e il 1892 scrive le musiche per il balletto in due atti “Lo schiaccianoci”.

La fiaba - che racconta la storia di Maria, del suo regalo di Natale Schiaccianoci e di giocattoli che prendono vita - viene in questa occasione trasposta in forma teatrale da Maria Cristina Giambruno che nelle note sullo spettacolo scrive:

“Spulciando e studiando, ripercorrendo a ritroso le tappe della mirabolante avventura di Schiaccianoci da un paese all’altro, da una sensibilità ad un’altra, da una forma artistica a un’altra, mi sono così immersa in tale itinerare che ho voluto impegnarmi a raccontare tutte le emozioni, gli incantamenti, le magie di questo viaggio al mio pubblico, affinché esso diventasse il viaggio di tutti - quelli che lo vogliano - attraverso l’anima e l’arte di Ciajkovskij… Raccontando, s’intende, secondo la forma artistica che mi è più congeniale: il teatro, appunto… E in questo caso il teatro di animazione, con gli attori che, dichiaratamente a vista, danno vita - con il cuore prima, con le mani poi - ai pupazzi che, muovendosi sulle note del balletto in una scenografia evocatrice di merletti di zucchero filato, narrano la storia della coraggiosa Maria e del goffo Schiaccianoci che insieme sconfiggono il terribile Re dei topi e insieme approdano …in un paese dove si possono vedere dovunque boschi di scintillanti abeti natalizi, castelli di marzapane e le più inverosimili meraviglie… sempreché, beninteso… si abbiano occhi per vederle…“.

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Teatro ragazzi - Biblioplay

Domenica 21 Marzo 2010 ore 16:30

scritto e diretto da Maria Cristina Giambruno
una produzione L’Uovo Teatro Stabile di Innovazione

C’è una storia per tutti e ognuno ha la sua storia, ma alla fine la storia di ognuno è la storia di tutti e non c’è altra storia da raccontare.

Il sipario si apre su luci, video e musiche sparate a palla che avvolgono tre bizzarri personaggi: lo Smilzo e il Fuso che fanno acrobazie giocando con i loro idolatrati videogames mentre la Persa tenta di leggere in pace un libro in cui vorrebbe…pacificamente…perdersi, appunto. Ma il frastuono è tale da impedirle persino di capire cosa stia leggendo…perciò, esasperata, la poverina sbotta e scaglia sui due un’anatema: che un fulmine li colpisca immediatamente! E all’improvviso…un lampo e…via! La luce se ne va lasciando tutti al buio stupiti e confusi…ma cercando cercando, una candela vien fuori e all’esile fiammella i due si chiedono come passare il tempo in attesa che la luce torni, perché con un lumicino così non si può certo fare molto… forse… soltanto… magari… leggere qualcosa. Inutile dire che la Persa è strafelice di mettere i suoi libri a disposizione, volendo…e così all’inizio, un po’ svogliati e scettici, lo Smilzo e il Fuso cominciano a leggere guidati dall’amica. E pian pianino, pagina dopo pagina cominciano ad appassionarsi alle vicende agli eroi alle battaglie e alle glorie per finire col perdersi nelle avventure che leggono, tanto da diventare i protagonisti. Gioco nel gioco, teatro nel teatro, prenderanno vita sulla scena alcuni dei personaggi più amati, o più odiati dall’infanzia e dai ragazzi. Con Biblioplay mi piacerebbe dire, anzi ripetere perché è una vita che lo faccio, ai ragazzi che, senza nulla togliere ai vari giochi mediatici, la lettura è il più gran bel gioco del mondo…il più emozionante e completo e soprattutto l’unico che, a differenza degli altri, non passerà mai di moda.

 

…ho ideato uno spettacolo che presenta attori impegnati nel racconto di storie… infinite… cioè non finite, perché ciò che accade in seguito si trova appunto, da sempre, nei libri… E così lo spettatore che vuol sapere come continuano quelle avventure dovrà andare a cercare… libri, per l’appunto… e d’autore!!!… riscoprendo il piacere ineguagliabile della parola cartacea, la sola che sappia coccolare non solo la vista ma tutti i sensi: il tatto, quando sfogli il libro, l’olfatto quando ne annusi la carta stampata, l’udito quando giri le pagine croccanti e il gusto… di viaggiarci dentro!!!…ma vogliamo mettere?! Ci si provi con un televisore, magari sul comodino…! E poi… la tv è immagine, ma il libro è IMMAGINAZIONE!!…

 

Maria Cristina Giambruno

 

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Teatro ragazzi - Tutti matti per Matilde

Domenica 7 Marzo 2010 ore 16:30

ovvero: i bambini... molto meglio non farli arrabbiare
testo e regia di Daniele Milani
una produzione L’Uovo Teatro Stabile di Innovazione in collaborazione con Associazione A Bocca Aperta

Matilde è uno spettacolo che tratta con sferzante comicità e spirito paradossale argomenti fondamentali della crescita del bambino. Attraverso la maschera grottesca, tipica dello stile di Roald Dahl, si parla del rapporto dei bambini con il mondo adulto, con particolare attenzione alla figura della madre e del suo principale alter-ego sociale, quello cioè dell'insegnante. Da questo punto di vista infatti è possibile evidenziare in Matilde alcuni richiami profondi (ma non espliciti) a fiabe tradizionali quali Hansel e Gretel e Pollicino. Il messaggio fondamentale della storia è che il bambino ha bisogno di intessere intorno a sé una rete di relazioni basate sull'amore, perché solo questo è capace di farlo crescere in maniera armonica e sana. Molto spesso però questo principio elementare viene totalmente disatteso dalla società, che costringe i piccoli a compiere imprese eccezionali durante la crescita. Matilde è una storia che parla al cuore di tutti i bambini lasciati troppo soli o trascurati, di tutti bambini a cui, per superficialità o per disgrazia, sono venute a mancare figure di riferimento del mondo adulto... a tutti questi bambini la storia vuole infondere il coraggio di andare avanti e non darsi per vinti, il coraggio necessario a credere nelle proprie capacità. La storia insegna a diffidare delle apparenze, dei finti divertimenti, dei falsi ben pensanti e a stabilire con gli adulti, ma anche con i coetanei, rapporti basati su scambi affettivi sani e profondi. In questo la scuola e la cultura in generale, giocano un ruolo fondamentale. Quando l'insegnamento non si fa coercitivo e schematico, quando rispetta la personalità del bambino, quando lo guida attraverso un reale percorso di formazione e di crescita, gli dona gli strumenti indispensabili ad affrontare le difficoltà della vita, giungendo perfino a sostituire degnamente le carenze della sfera affettiva. Il tutto, però, è presente nella storia in maniera leggera, con un uso magistrale della metafora e dell'iperbole, figure retoriche di cui Dahl è maestro indiscusso; grazie al suo irresistibile spirito comico e apparentemente scanzonato, Dahl riesce infatti ad evitare qualsiasi retorica e luogo comune.

 

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Teatro ragazzi - Cartacantastorie

Domenica 21 Febbraio 2010 ore 16:30

scritto e diretto da Sante Maurizi - una produzione La Botte e il Cilindro, Sassari

C’era una volta una bambina che abitava in una casa molto carina. La bambina amava disegnare, e quello che disegnava alle volte iniziava a muoversi, come fosse vivo: un albero, un tavolo, un semino, un fiore. E non erano le uniche cose che in quella casa prendevano vita: al cavalluccio a dondolo della bimba una notte erano spuntate le ali, e così Gerolamo, il suo orsetto, ci era salito sopra, e assieme avevano preso il volo su, su nel cielo, fino alla luna… L’unico problema di quella casa un po’ magica è che non c’era il tetto. A dire il vero non c’era neanche la cucina, e nemmeno il pavimento. Ma era una casa proprio bella, bella davvero. E stava in via dei Matti numero zero. Era vicina a dove facevano la fiera, dove una volta un babbo un po’ distratto era andato di corsa per cercare qualcosa da regalare alla figlia il giorno del suo compleanno. Alla fiera vendevano di tutto: acqua, gatti, fuoco, bastoni…, ma quel babbo, con i due soldi che aveva, scelse di comprare per la sua bimba un topolino…

 

Sono le melodie che tutti i bambini conoscono a essere lo spunto narrativo per «Cartacantastorie», cantate e animate dal vivo con immagini e colori proiettati sul grande schermo. Un viaggio coinvolgente fra le canzoni più note di Angelo Branduardi o di Sergio Endrigo con Vinicius de Moraes e Gianni Rodari, arrangiate per l’occasione dal maestro Mario Mariani. Con la fiducia che il teatro sia ancora un luogo privilegiato per comunicare e raccontare: con il corpo o con la sola forza della parola, oppure con un burattino, o magari oggi anche con un computer e un video-proiettore. Intrecciando storie come fanno (ancora?) i genitori, i quali alla domanda “me la racconti?” iniziano a incastrare trame e personaggi finendo per non capirci più niente. Osvaldo Cavandoli, il mitico inventore di «Linea» e della «Mucca Carolina» - scomparso recentemente -, è un grande artista al quale «Cartacantastorie» vuole rendere omaggio.

 

Sguardo e udito dei piccoli spettatori, attentissimi e divertiti, corrono tra i due poli: la luce disegnata sul telo e la voce dell’attrice. Il cortocircuito tra immagine e parola dà corpo al racconto, gli conferisce senso. Il gioco dei rimandi da un estremo all’altro svela il segreto: il senso sta nella tensione che anima il dialogo e che smonta le apparenze, gli oggetti e le situazioni, le piccole cose di tutti i giorni, ricomponendoli in una visione altra, poetica. E’ il gioco che i bambini applicano spontaneamente alla realtà e nel quale solo poche volte trascinano, per miracolo, gli adulti. E’ il gioco che «Cartacantastorie» propone con leggerezza e con ironia. Un gioco meravigliosamente riuscito.

 

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Teatro ragazzi - Il brutto anatroccolo

Domenica 7 Febbraio 2010, ore 16:30

ovvero …che importa se si nasce in un pollaio quando si esce da un uovo di cigno?…
scritto e diretto da Maria Cristina Giambruno
una produzione L’Uovo Teatro Stabile di Innovazione

…il brutto anatroccolo…alzi la mano chi non si è sentito, almeno per un attimo della propria vita come il goffo palmipede della novella di Andersen. Ebbene in questa nostra civiltà dell’immagine (e troppo poco - ahimè - della sostanza) che celebra la bellezza (pseudo) e il genio (pseudo) a tutti costi e non tollera neanche l’acne juvenilis - per non parlare della forfora!!! - e schiaccia chiunque non primeggi, io so, per esperienze quotidiane, che un bambino continuamente costretto a rapportarsi a un mondo così fatuo, troppo spesso si sente, consciamente o no, un povero brutto anatroccolo, rifiutato e deriso quando non abbandonato. E allora… allora c’è bisogna di credere in una metamorfosi, in un cambiamento totale che restituisca una persuasione alla vita, una voglia di combattere e conquistarsi una felicità che resista e che investa anche gli altri che amiamo.

 

E allora… questa messa in scena a partire da Andersen è un invito a riflettere sugli affetti veri che fanno la vita bella e degna di essere vissuta, su quanto sia importante stringere i denti e lottare per essi… e insieme è un segnale di solidarietà a tutti i brutti anatroccoli del mondo, me compresa… ma lo spettacolo, s’intende, è ancora altro…

 

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Teatro ragazzi - Le avventure di Pinocchio

Domenica 24 Gennaio 2010, ore 16:30

 

LE AVVENTURE DI PINOCCHIO

ovvero: il solito ceppo d'albero fatato

di Marina Allegri - regia Maurizio Bercini

una produzione Fontemaggiore, Perugia

 

Un altro sguardo su Pinocchio, un'altra lettura di un libro che, come tutti i classici, non finisce mai di stupire. Questa volta un Pinocchio ormai adulto, capita per caso nel Granteatro dei Burattini. Curiosità, destino, appartenenza… Lo spettatore “casuale” pescato in platea per colpa dello squillo di un cellulare, re-incontrerà i personaggi più importanti della storia di Pinocchio, della “sua” storia. Si ritroverà burattino tra i burattini, cane alla catena, ammonito dal Grillo, accusato dalla Fatina. Incontrerà il serpente sibilante, il giudice gorilla, le faine canterine e di nuovo, finalmente, il suo babbino nella pancia del pescecane. E cosi’, sollecitato da queste apparizioni, trasformerà il suo rifiuto a riconoscersi Pinocchio, nella voglia di finire la storia, per poterla ricominciare, rivivendo la sua infanzia a ritroso fino a diventare di nuovo, il solito ceppo d’albero fatato.

 

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Il Teatro Fenaroli nel XIX secolo

Il Teatro Fenaroli e le attivita' musicali a Lanciano nell'800

di Gianfranco Miscia -  tratto dal libretto pubblicato a cura del Comune di Lanciano in occasione della riapertura del Teatro.

La riapertura del Teatro "Fenaroli" di Lanciano dopo molti anni e' certamente un evento importante per il fatto che la citta' si riappropria di un luogo fisico adeguato allo svolgimento delle attivita' musicali e di prosa e quindi di una istituzione che gioca un ruolo significativo nella formazione del cittadino. Eppure si deve constatare che rispetto al secolo scorso il teatro ha cambiato funzioni e soprattutto ha perduto quella centralita' nella produzione e fruizione culturale che spesso portava la cittadinanza a richiederne con gran forza e a costo di sacrifici la sua istituzione. Cio' si e' verificato anche nel caso di Lanciano le cui attivita' teatrali avevano una solida tradizione le cui prime notizie certe risalgono al 1730, mentre si comincia a parlare di una struttura adibita a teatro nel 1761 quando venne stipulato un contratto di locazione per costruirne uno nel fondaco denominato lo "stallone" vicino alla chiesa della SS. Annunziata (1). Infatti l'esistenza di un teatro a Lanciano e' comprovata dall'Indice de' teatrali spettacoli del 1785/86 che lo cita come unico in Abruzzo assieme a quello dell'Aquila (2). Lo stesso Benedetto Croce ci fa sapere che "anche a Lanciano c'era un teatro pubblico, del quale nel 1787 era proprietario un D. Vincenzo Giordano. Mentre nel 1790 ne era impresario il primo violino D. Nicola Corcilli" (3). Inizialmente quindi si trattava di un fondaco adattato alle esigenze teatrali ma sufficiente a consentire lo svolgimento delle rappresentazioni e tra l'altro anche quello delle "filodrammatiche" locali (4). Una attivita' teatrale multiforme molto spesso collegata alla musica che non puo' essere scissa neanche da forme drammaturgiche di matrice religiosa che poi vedeva impegnati in qualita' di librettisti personaggi di spicco dell'intellighenzia abruzzese come Domenico Ravizza che aveva composto il libretto Per la beatificazione del gran servo di Dio Fedele da Sigmaringa musicato da Francesco Antonio Fenaroli, e il figlio Vincenzo, mentre nell'Ottocento spiccano i nomi di Carlo Madonna, Gianvincenzo Pellicciotti, Innocenzo Gambescia, Domenico e Francesco Genoino (5).

In ogni caso solo in pieno Ottocento e precisamente il 28 gennaio 1815 venne avanzata la prima proposta di costruire un teatro comunale poi ripresa nel 1826 quando il Decurionato nella seduta del 31 marzo di quell'anno delibera che:

in ogni anno e sino al totale compimento del suddetto teatro si ponga nello stato di variazioni e, nello stato quinquennale fra gli altri articoli di esito quello di ducati mille in ogni anno in preferenza di tutte le altre spese pubbliche comunali; ed in caso estremo vi sia impiegato il fondo dell'illuminazione notturna, la quale potrebbe rimanere sospesa durante la costruzione del teatro (6).

Se ne riparlera' ancora nel 1833 ma la struttura verra' ultimata su disegno dell'ingegnere Taddeo Salvini di Orsogna nel 1841 quando la citta' frentana riusci' ad inaugurare il Teatro San Francesco (in omaggio alla dinastia borbonica) con la Lucia di Lammermoor di Donizetti e La Norma di Bellini per il genere serio e con l'opera buffa La dama e lo zoccolaio di Vincenzo Fioravanti maestro di cappella della Santa Casa del Ponte negli anni 1838-1843, che era stata rappresentata nello stesso anno al Teatro "S. Ferdinando" di Chieti (divenuto dopo il 1860 Teatro Marrucino), dopo la prima al Teatro "Nuovo" di Napoli del 1840 (7). Un altra data memorabile fu quella del 22 aprile 1847 quando ci fu la consacrazione ufficiale alla presenza del re Ferdinando II e della regina (8). Certamente il Teatro di Lanciano chiamato inizialmente "Maria Cristina" (9) poi "S. Francesco" ed infine divenuto "Teatro Fenaroli" dopo la caduta della dinastia borbonica, assieme al "S. Ferdinando" di Chieti e al "Real Borbonico" di Vasto era tra i piu' importanti del circondario, considerando che nell'Ottocento ogni paese piccolo o grande d'Abruzzo aveva una propria stagione teatrale. D'altra parte a Lanciano e in particolare nel Teatro Fenaroli si erano esibiti moltissimi artisti di vaglia (10): Ermete Zacconi , Giacinta Pezzana, Ermete Novelli, Antonio Cotogni, Maria Pizzagalli (11), Luigi Arditi, Davide Suarcia (12), Giuseppe Dell'Orefice (13). Soprattutto per quello che riguarda le attivita' teatrali e musicali dell'ultima parte del secolo XIX , molte informazioni le ricaviamo dai giornali locali dell'epoca che si soffermano spesso con dovizia di particolari sugli avvenimenti artistici. In particolare per Lanciano si rileva prezioso il periodico locale settimanale I 3 Abruzzi, che comincio' ad uscire a partire dal 1888 (14). Una testimonianza preziosa e insostituibile che dimostra la grande vivacita' culturale della provincia in fondo non troppo ai margini degli eventi della cultura musicale nazionale.

Le attivita' di spettacolo piu' importanti erano ovviamente quelle relative alla stagione di prosa e alla stagione operistica che venivano organizzate secondo il modello del teatro impresariale. Infatti come si legge al Capo II del "Regolamento teatrale della citta' di Lanciano" del 1869 (15):

...chiunque desidera la concessione del Teatro, per qualsivoglia spettacolo e divertimento, dovra' farne domanda al Sindaco, nella quale si noteranno il numero delle recite, i componenti le compagnie, se di musica le Opere, e se drammatica, l'elenco delle produzioni. La Deputazione presieduta dal Sindaco, risolvera' su tutte le domande di concessione del Teatro.

La responsabilita' finale era quindi attribuita alla Deputazione teatrale, ma la programmazione, e il rischio, erano affidati agli impresari che preparavano i cartelloni dei due tradizionali periodi di Carnevale-Quaresima e di autunno. Indubbiamente, a giudicare dalle cronache, la parte del leone la faceva il melodramma come risulta chiaramente dagli annunci comparsi su I 3 Abruzzi anche solo a voler considerare il periodo 1888-1893. Infatti in quel torno di anni i cittadini di Lanciano e dintorni poterono assistere, tra l'altro, alle seguenti opere: prima del Faust di Charles Gounod (8 settembre 1888) ; Guarany di Carlos Antonio Gomes (20 settembre 1889); Norma di Bellini e Nabucco di Verdi (1891); Contessa d'Amalfi di Errico Petrella (1892); Don Pasticcio di Francesco Paolo Bellini (1893). Si trattava evidentemente di opere note gia' stabilmente entrate in repertorio, di altre oggi meno conosciute ma a quel tempo ancora in cartellone, e altre ancora di compositori locali che presumibilmente avevano un circuito assolutamente limitato. Sempre per quello che riguarda il teatro d'opera, negli anni successivi al Teatro Fenaroli di Lanciano gli abruzzesi poterono assistere ai seguenti spettacoli (16): Cavalleria Rusticana di Mascagni, Mignon di Thomas (1897); La Gioconda di Ponchielli, una serata dedicata al basso Paolo Wualman, e La Favorita di Donizetti (1898); Histoire d'un Pierrot di Mario Costa, composta nel 1893 e data nel 1899; la Boheme di Puccini e l'Otello di Verdi (1908); Geisha (1909); Zaza di Leoncavallo, Pescatori di Perle di Bizet e Sonnambula di Bellini (1913).

Non era certamente estranea alle attivita' teatrali la prosa anche se non si poteva considerare preminente. Ad esempio nel 1899 sul periodico I 3 Abruzzi si scrissero fiumi di inchiostro, con articoli fino ad otto colonne e a piu' riprese (4, 13, 21 e 27 settembre; 5 e 13 ottobre) sulla Stagione Autunnale che vedeva presente la Drammatica Compagnia diretta dalla valente artista Teresa Boetti Valvassura. Un evento che consenti' agli abruzzesi di assistere, tra l'altro, alle seguenti rappresentazioni: Il Padrone delle ferriere di Ohnet, Spiritismo di Sardou, Maria Stuarda di Schiller, Il Deputato di Bombignac e Le sorprese del divorzio di Bisson, Romanzo di un giovane povero di Feuillet, Il trionfo d'amore di Giacosa, La locandiera di Goldoni. Questi pochi elementi sulle attivita' culturali in provincia diventano assai piu' significativi se confrontati con l'attivita' musicale complessiva della citta' frentana (17) che oltre al teatro si svolgeva nella Cattedrale ad opera della cappella musicale della Santa Casa del Ponte (18), nei circoli privati (valga per tutte la Casa di Conversazione fondata a Lanciano il 16 dicembre 1872 e ricostruita il 12 aprile 1945 dopo la guerra (19)), grazie alle Societa' Operaie di mutuo soccorso, nelle bande e in occasione dei privati intrattenimenti.

Ritornando ad esaminare le rappresentazioni del periodo 1888-1893 ci si rende conto dei molti aspetti significativi. Intanto e' interessante notare che in quegli anni la direzione d'orchestra fu affidata spesso a Vittorio Pepe, soprannominato lo Strauss d'Abruzzo (20) che dopo essere stato a Milano ed aver avuto la fortuna di avere Ricordi come editore, si era ritirato in Abruzzo e aveva avuto successo come direttore d'orchestra e compositore di brani soprattutto pianistici, potendo godere tra l'altro della stima di Gabriele D'Annunzio che lo aveva proposto alla guida della corporazione musicale "Luisa D'Annunzio" di Pescara (21). In secondo luogo sappiamo dal periodico I 3 Abruzzi che soprattutto alla fine delle rappresentazioni veniva dato spazio alle composizioni degli artisti locali tra i quali spiccano Francesco Paolo Bellini (che era stato allievo di Francesco Masciangelo e Camillo De Nardis (22)) attivo non solo in teatro ma in tantissime altre occasioni musicali, rimasto nella memoria dei cittadini di Lanciano per il fatto che ancora oggi si eseguono in occasione del Venerdi' Santo alcune sue composizioni sacre, e Giovanni Gargarella anch'egli allievo di Masciangelo (23). Non sfugge alle cronache lo stesso Masciangelo che era stato prima organista (dal 1846) e poi maestro di cappella della Santa Casa del Ponte dal 1950 ininterrottamente fino ai primi del Novecento e che aveva svolto un ruolo significativo a Lanciano e piu' in generale in Abruzzo (anche se figura negli articoli esaminati quale responsabile della preparazione delle masse corali necessarie alle rappresentazioni operistiche) (24), le cui opere avevano avuto spesso il battesimo nel Teatro Fenaroli che lo vedeva volta a volta presente in qualita' di compositore, direttore d'orchestra o preparatore dei cori. Un personaggio centrale per la vita musicale abruzzese dell'Ottocento anche per aver svolto una lunga attivita' didattica. Non a caso Masciangelo ebbe numerosi allievi di vaglia alcuni dei quali aventi sicura personalita' artistica, tra cui, Ottino Ranalli di Ortona e Alfonso Cipollone, pianista, compositore e insegnante di canto originario di Fara San Martino che compose un numero notevolissimo di brani pianisti, molti dei quali vincitori di numerosi premi. (25) Proprio ad Alfonso Cipollone Masciangelo scriveva una lettera dai toni affettuosi pubblicata sul n. 17 de I 3 Abruzzi del 9 maggio 1893 interessante anche per il giudizio espresso su alcune opere:

Mio affezionatissimo Alfonso,

Il Vostro gentile pensiero di dedicarmi il graziosissimo, quanto elegante Pezzettino Air de danse mi ha commosso oltremodo, e ve ne ringrazio con tutta la vivezza artistica.In esso vi e' tutto gusto fino, incarnato al vero studio di scorrevolezza, e spontaneita', principiando dalle prime sedici battute fino alla chiusa di esso, senza divergere punto dal proposto andamento. Evviva al mio Alfonso! Lo Abruzzo (...sic!) vi ammira, e vi fa plauso come operoso instancabile in Melodie per Piano, dalle quali si scorge sempre piu' il vostro approfondire nell'Arte, ed il vostro crescente amore per essa.

Oh! si', che ho letto con piacere tutte le altre vostre Melodie stampate da quello elegante Editore Signor Carlo Schmidl di Trieste; e fra esse ho trovato bella e cara, e bene svolta quella Melodia Je pense a' toi. Come pure quella Visions du Bal ove scorgessi un fraseggiamento facile e bello, e nell'un tempo elegante. Che dire di quella graziosa Gavottina pure semplice che e' lo stile piu' difficile in tali tempi di siccita' melodica ?. E della Barcarolle che e' pure indovinata fino alla dolce chiusa che indica le placide onde del mare rischiarate dall'argentea Luna ? E di quella Carmencita collegata tanto bene al lontanissimo pensiero del Bizzet ? (...sic!)

Evviva dunque il M.° Alfonso Cipollone ! Abbiatevi Alfonso mio un bacio caldissimo, e tutto artistico. Pero' l'Arte musicale, che e' indefinita, vuole la perseveranza: quindi sempre al lavoro, e senza riposo. "Avanti dunque avanti".

Vostro Aff. mo
M° Francesco Masciangelo

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Lo stesso Camillo De Nardis, piu' volte ricordato nelle lettere scritte da Masciangelo a Florimo, archivista del Conservatorio "S.Pietro a Maiella" di Napoli, dopo i primi insegnamenti musicali ricevuti nella natia Orsogna venne spedito al Conservatorio di Napoli con una raccomandazione che il maestro del duomo di Lanciano rivolgeva al direttore Mercadante. (26) Pure Francesco Paolo Bellini di cui abbiamo gia' parlato era stato allievo del Masciangelo visto che su una copia della composizione Prime ca sci, dope ca no stampata dai Fratelli Cocchi di Bologna su testo di Cesare De Titta e dedicata "Agli Sposi Novelli Rosmunda Tomei e Gennaro Finamore", Bellini scrive la dedica autografa: "Al Distinto mio Maestro Signor Francesco Masciangelo in segno di stima". Ma il Teatro non era solo il luogo delle rappresentazioni operistiche o di prosa, in esso trovavano spazio le filodrammatiche locali che si esibivano spesso per beneficenza. Per fare solo un esempio ricordiamo la Compagnia Lillipuziana Lancianese che debutto' nel 1909 con una scena comica scritta da Rosmunda Tomei Finamore (27) e con l'operetta La eredita' del principe diretta dal maestro Fortunato De Rubertis. Non solo, il teatro veniva anche utilizzato per feste, veglioni e altre situazioni occasionali in cui la musica era sempre presente e spesso le manifestazioni avevano uno scopo di pubblica utilita'. L'incasso del concerto dato da Ida Fiorino e dall'arpista Argia Favata' nel 1899 venne versato alla Congrega di Carita' a beneficio dei bambini, mentre lo spettacolo delle cantanti Giuseppina Brasile De Crecchio e Rosmunda Tomei Finamore accompagnate al piano dal maestro Bellini , aveva per scopo di contribuire a sostenere l'attivita' dell'Ospedale Renzetti (28).

D'altra parte lo stesso regolamento citato menzionava al capo VIII la concessione del teatro per "Veglioni, Accademie, feste da ballo a carata". Il teatro era quindi un luogo di cultura che coinvolgeva non solo le compagnie professionali ma anche i cittadini nel duplice senso di spettatori e attori, ma soprattutto coinvolgeva le masse orchestrali e i musicisti locali che trovavano cosi' occasioni professionali e di guadagno. Questo aspetto e' sommamente importante poiche' l'indagine storica ci consente di poter affermare che nell'Ottocento era attivo un circuito musicale che consentiva per esempio ai musicisti della cappella musicale del Duomo di Lanciano di esibirsi nel Teatro "Fenaroli" ma anche di dirigere le proprie bande, anzi la stessa possibilita' di allestire le opere era dovuta proprio al fatto che si trovavano in loco molti musicisti e cantanti di solida formazione (29). Infatti, come risulta tra l'altro nei registri delle deliberazioni della Deputazione teatrale, la possibilita' di organizzare produzioni operistiche, ovvero gli spettacoli piu' richiesti, con una certa frequenza e con costi decisamente meno gravosi per le casse comunali, stava proprio nel poter contare su un certo numero di musicisti operanti sul territorio che trovavano cosi' altre occasioni professionali e di guadagno. Un aspetto noto in Italia gia' a partire dal Settecento (30), che si differenziava dalla organizzazione delle compagnie di prosa formate quasi sempre da artisti forestieri. Nicola Tatasciore, Nicola Centofanti, Francesco Basciano, oltre ad essere tutti personaggi chiave della cappella musicale del Duomo di Lanciano avevano fondato anche proprie compagini bandistiche (il primo la prima Banda Comunale, il secondo la Banda "Fenaroli"), mentre Domenico Simiani, valentissimo clarinettista, Francesco Corcilli, primo violino direttore e quasi tutti i componenti la cappella musicale della Santa Casa del Ponte suonavano nelle bande e nei teatri di tutta la regione.

In Abruzzo nell'Ottocento esiste infatti un livello di collegamento stretto tra ambito musicale e teatrale. Il teatro era il luogo dove si rappresentano le opere, si diffondeva il repertorio melodrammatico, si trovavano gli spazi per la produzione locale, si esibivano i migliori musicisti del posto, si celebravano i momenti significativi dell'anno, si stringevano amicizie. Non sarebbe pensabile oggi che il pubblico potesse addirittura scrivere in onere di questo o quel personaggio delle poesie, come invece accadeva nel secolo scorso. Cosi' fece anche Raffaele Mariani che su I 3 Abruzzi del 1897 (31) indirizzava al basso Fucili il seguente componimento:

PE' LA SIRATA D'UNORE

DI LU BASSE

donn'Ezie Fucile

Langiane, 6 ottobre 1897

Crede ca tu li si', ca stu pajese

Pe la mu'seche va pe' nnumminate:

A ecche appene une nu' mutive ha 'ndese,

Mbe', ti la rifa' 'ghi na' ciuffelate.

E nne sbaie 'na note chi scia 'mbese,

Fusse pure nu povere scacchiate,

Che 'nzaccocce 'nde manche nu turnese

Pe 'ndra' a la picciunare 'na sirate.

Si dunghe, tu si state applavudite,

Si mmo' nu' tanda feste te face'me,

A tte 'mbiande de mane te purte'me,

Ca si' ddavere brave s'e' capite:

Eeh! c'e' puche sunne: i na rindinneme!

CIRTE GIUVINETTE..

Sara' forse per questo che andare al teatro diventava evento e abitudine culturale irrinunciabile in un periodo in cui non erano ancora cambiate le modalita' di fruizione e produzione culturale conseguenti all'avvento della radio nei primi anni del Novecento e del cinema che a Lanciano fa la sua prima comparsa nel 1897 (32).

1 Corrado Marciani, Appunti per la storia dei teatri in Abruzzo, in Rivista Abruzzese, A.XX, n.1, 1967, p. 36-37.

2 Lorenzo Bianconi, Il teatro d'opera in Italia, Bologna, Il Mulino, 1993, tabella n.1

3 Benedetto Croce, I teatri di Napoli in Archivio Storico per le province Napoletane, A. XVI, fasc. III, 1891, p.574

4 Corrado Marciani, Appunti per la storia dei teatri in Abruzzo, in Rivista Abruzzese, A.XX, n.1, 1967

5 Mario Zuccarini, Drammi sacri, azioni sacre, oratorii, cantate e inni sacri in Abruzzo dal XVII al XX secolo, Chieti, Amministrazione provinciale, 1994.

6 Corrado Marciani, Regesti , vol.VIII, 1820-27

7 Mario Zuccarini, Il Teatro Marrucino. Chieti, Marino Solfanelli editore, 1993, p.82.

8 ivi, p.44. Cfr. anche le deliberazioni decurionali conservate nella Biblioteca Comunale "R.Liberatore" di Lanciano.

9 Edilizia e urbanistica a Lanciano 1830-1930.Mostra documentaria a cura della Cooperativa delle Arti e dei Mestieri, Bucchianico, Casa Editrice Tinari, 1995

10 Le informazioni vengono in parte tratte da un interessante dattiloscritto di Arnaldo Capretti conservato nel fascicolo Teatro della Biblioteca Comunale di Lanciano.

11 Cfr. I 3 Abruzzi, A.II, n.31, 3 agosto 1889 e A.IV, n.37, 20 settembre 1891.

12 Risulta tra i membri della cappella musicale della cattedrale negli anni 1853-1855. Archivio Storico Diocesano di Lanciano.

13 Archivio Storico Comunale di Lanciano, busta 1, categoria XV, Deliberazioni della Deputazione teatrale. Nel 1877 i verbali parlano della rappresentazione dell'opera piu' famosa del compositore nativo di Fara Filiorum Petri, la Romilda dei Bardi.

14 I 3 Abruzzi aveva la redazione e l'amministrazione a Lanciano in Strada tribunali n.28 e veniva stampato dalla Tipografia Tommasini. Nazario D'Onofrio era il gerente responsabile.

15 Regolamento teatrale della citta' di Lanciano, Lanciano, Tipografia Masciangelo, 1869.

16 Tutte le informazioni sono tratte da I 3 Abruzzi.

17 Francesco Sanvitale (con la collaborazione di Gianfranco Miscia), La tradizione musicale in Lanciano citta' d'arti e marcanti, Pescara, Carsa Edizioni, 1995.

18 Op.cit.

19 Casa di Conversazione di Lanciano, Statuto, Lanciano, Tipografia Masciangelo, s.d.

20 Antonio Piovano, Immagini e fatti dell'arte musicale in Abruzzo, Pescara, Didattica Costantini, 1980

21 Tommaso Ciampella, Vittorio Pepe, musicista abruzzese in Rivista Abruzzese, A .XV, 1962 n 1e 2.

22 Archivio Storico Diocesano di Lanciano, fondo della Santa Casa del Ponte, Cappella musicale, busta. V-G/5 n.4. Lettera del 21 maggio 1904.

23 ASDL, fondo della Santa Casa del Ponte, Cappella musicale, b. V-G/5 n.4. Lettera del 22 maggio 1904.

24 Gianfranco Miscia, Tradizioni musicali della Settimana Santa in Miserere, immagini e suoni della Settimana Santa in Abruzzo, Ortona, Edizioni Menabo', 1997

25 Vedi DEUMM, Torino, 1990. Appendice, p. 178

26 Francesco Contaldi, A proposito di un musicista abruzzese in Rivista Abruzzese, a. XIII, fasc. VII, 1898. La medesima informazione la si ricava dall'articolo scritto da Pio Costantini nel numero monografico dedicato a Camillo De Nardis pubblicato nel n.3, 1957 della Rivista Abruzzese.

27 I 3 Abruzzi, A. XXII, n.8, 21 febbraio 1909.

28 I 3 Abruzzi, A. XI, n.18, 19 maggio 1898.

29 Elvidio Surian, Manuale di Storia della musica, vol. II, Milano, Rugginenti Editore, 1992, p. 352-353. Cfr anche: Walter Tortoreto, La musica e i musicisti in Abruzzo tra la seconda meta' dell'Ottocento e i primi del Novecento, in Tosti, Torino, EDT, 1991.

30 Elvidio Surian, Manuale di Storia della musica, vol. II, Milano, Rugginenti Editore, 1992, p. 352-353.

31 I 3 Abruzzi, A.X, n.36, 9 ottobre 1897.

32 I 3 Abruzzi, A.X, n.9, 9 marzo 1897.

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