Immagini del Teatro Fenaroli
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- Scritto da Teatro Fenaroli Lanciano
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Galleria fotografica che mostra le trasformazioni nel tempo del Fenaroli
Galleria fotografica che mostra le trasformazioni nel tempo del Fenaroli
Considerazioni in ordine al restauro ed ampliamento del Teatro Fedele Fenaroli in Lanciano
di Luigi Caliterna e Domenico Nativio - tratto dal libretto pubblicato a cura del Comune di Lanciano in occasione della riapertura del Teatro
Chiamato dopo numerose esperienze restaurative su teatri italiani, presi contatto con la citta' di Lanciano con molto entusiasmo. Non potevo immaginare in un primo momento la straordinaria vocazione teatrale della citta' che risale a tempi lontani e che ha dato i natali a musicisti di grande valore e prestigio.
Studiandone la storia appresi che assai prima del 1700 esisteva gia' una scuola musicale molto attiva i cui esponenti maggiori furono Aurelio De Faya, Camillo ed Orazio Sabino e, piu' tardi, Francesco Antonio Fenaroli padre di Fedele.
A seguito di un'attivita' musicale di cosi' grande rilievo nacque la necessita' della realizzazione di un Teatro Comunale al servizio della citta'. Nel gennaio del 1815 il Sindaco Concezio Rossi ne individuo' il sito nell'ex Convento dei Padri Conventuali (San Francesco).
Fu proposto anche un progettista nella persona dell'Ing. Eugenio Michitelli che a sua volta propose di utilizzare il chiostro del Convento dove aveva sede la Casa Comunale.
Dovevano pero' passare ancora svariati anni affinche' il Sindaco Michele Di Giorgio potesse prendere definitivamente in mano la situazione portandola alla fase esecutiva. Se ne commise il disegno all'Ing. Taddeo Salvini il quale reputo' piu' adatto l'edificio dove sorgeva l'ex Collegio delle scuole Pie. Egli presento' ben quattro progetti.
Per passare subito all'esecuzione il Decurionato delibero' di chiedere subito l'approvazione all'Autorita' tutoria e la dispensa dalle consuete revisioni dei disegni "per essere stati eseguiti dall'uomo dell'arte ben conosciuto per il suo ingegno e per avere dato riprove nelle costruzioni dei teatri di Foggia, Vasto, Chieti, Penne ed attualmente incaricato per la costruzione del Teatro di Taranto".
Nel 1840 avvicinandosi il momento dell'inaugurazione il Decurionato, sull'esempio dei Napoletani, che avevano dedicato due dei loro teatri ai Re Carlo e Ferdinando, delibero' di manifestare il profondo attaccamento che la citta' di Lanciano aveva sempre avuto per la Dinastia intitolando il teatro alla Regina Maria Cristina.
Il cronista lancianese Carmine De Giorgio riferisce che il Teatro con 44 palchi divisi in tre ordini, il loggione e la platea di oltre cento posti, fu inaugurato nel carnevale del 1841 con l'opera buffa "La dama e lo zoccolaio" espressamente musicata da Francesco Fioravanti. Peraltro la notizia e' rettificata, o perlomeno riportata nei suoi giusti termini, dal Sindaco dell'epoca Carlo Tommasini, il quale nella seduta decurionale del 1° marzo 1841, propose e fece deliberare lo stanziamento di altri fondi per il Teatro che, "provvisoriamente posto in attivita'", mancava ancora delle decorazioni interne e del completamento della prospettiva. Per tali motivi nel 1843 Lanciano teneva ancora a stipendio con 40 ducati al mese, l'Arch. Salvini che, oltre ad essere stato il disegnatore e progettista, diresse anche i lavori di costruzione.
Infine, nel febbraio del 1845 troviamo una deliberazione per il pagamento di 1422 ducati a Leopoldo Galluzzi, scenografo del teatro San Carlo di Napoli, il quale entro il mese di maggio di quell'anno avrebbe dovuto ultimare i lavori di dipinture scenografiche, di coloriture dei palchi, indorature ed altri ornamenti.
Quindi la data della solenne inaugurazione deve essere considerata quella del 22 aprile 1847 con l'intervento del Re Ferdinando II, della Regina e del rispettivo seguito "essendo il teatro a bella posta parato a festa con sestuplicata illuminazione a cerati".
Con la caduta dei Borboni il teatro fu intitolato a Fedele Fenaroli.
Dopo la guerra 1915/18 l'incremento demografico ed il costo delle compagnie resero insufficienti i vecchi edifici ed antieconomica la gestione dei Teatri. D'altra parte il cinema, chiamato la decima musa, con l'offrire spettacoli continuati ed a buon mercato, distolse il pubblico dalle rappresentazioni interpretate da attori.
In questo periodo si assiste alla chiusura di molti Teatri ed alla loro trasformazione in sale di proiezione cinematografica ed alla conseguente spasmodica ricerca di una maggiore capienza.
Non sfugge a questa condizione nemmeno il Teatro Fenaroli che nel 1933, tale e' la data del progetto ritrovato, realizza l'abbattimento degli ultimi due ordini di palchi con la conseguente costruzione di una grande balconata a gradoni che ne snatura completamente l'architettura.
Anche il controsoffitto decorato viene demolito per far posto ad uno nuovo di foggia diversa che, malamente raccordato, tenta di coprire il nuovo anomalo svilupparsi della sala.
In epoca successiva, non paghi di tali prodezze, viene anche abbassato il livello della platea nell'intento di ricavare alcuni posti, lateralmente, sotto il primo ordine di palchi.
In questa situazione si giunge fino al giorni nostri. Un organismo disarticolato, non rispondente alle piu' elementari normative funzionali e di sicurezza, ma soprattutto deteriorato nelle strutture, fatiscente e pericoloso. Tanto da decretarne la inagibilita'.
Il progetto di ripristino del teatro Fenaroli non e' solo una pura operazione di restauro di un edificio architettonico di valore, bensi' un intervento di recupero di un elemento fondamentale nella struttura storico-culturale della Citta' di Lanciano.
Un'altra importante motivazione scaturisce dalla realta' regionale alla quale appartiene Lanciano dove, nel tessuto urbano, sono presenti i caratteri di una autentica vocazione culturale del Teatro ed alla quale appartiene di diritto la Citta' di Lanciano la quale e' gia' da tempo titolare di manifestazioni culturali di interesse nazionale.
La destinazione a cinematografo che gli fu imposta durante gli anni '30, non solo ha fatto perdere al Teatro il suo originale carattere ma ha modificato in modo violento l'aspetto architettonico interno con un radicale sventramento.
Questo intervento che eliminava l'espressione culturale del teatro nella Citta' allo stesso tempo la privava di un elemento architettonico caratteristico, in quanto per fare posto alle esigenze di ampliamento, che esigeva l'uso a cinematografo, venivano demoliti gli ultimi due ordini di palchi cosi' come il soffitto con le decorazioni originali.
Il danno sarebbe stato irrecuperabile se non fosse per i documenti che si sono ritrovati che testimoniano l'aspetto originale del Teatro prima di essere sventrato. Il progetto di restauro si basa per quanto possibile su questa documentazione. Con tali elementi e' stata possibile una esatta ricomposizione senza arbitrarie ricostruzioni che non sarebbero ammesse comunque in un corretto intervento di restauro.
Si sono potute ritrovare fotografie degli esterni che mostrano chiaramente la genesi dell'attuale facciata principale. A questo proposito pare interessante rilevare che, mentre all'interno il Teatro aveva in origine un suo aspetto definito e compiuto, all'esterno la facciata sembrava carente e mancante di una definizione architettonica completa.
Sorge quindi spontanea l'osservazione che l'intervento del '33 abbia deturpato internamente la sala cambiandone la fisionomia e l'architettura, ma che al contrario, sia risultato positivo per quanto riguarda il completamento del fronte principale esterno.
Su quali elementi si sia basato tale completamento non e' dato saperlo; non si comprende in assoluto se trattasi di opera dello stesso Ingegnere progettista ovvero della realizzazione di un progetto originale rimasto incompiuto.
Per quanto riguarda l'interno e' stato possibile ritrovare una fotografia della sala, anteriore all'abbassamento della platea e creazione della gradinata, che mostra chiaramente l'assetto del Fenaroli su quattro ordini di palchi, dei quali l'ultimo costituisce il loggione, ed il soffitto di copertura originale decorata pittoricamente con motivi peraltro non bene decifrabili. La foto mostra inoltre chiaramente che i primi tre ordini di palchi erano contenuti nell'altezza delle lesene di proscenio mentre il 4° ordine a quota superiore, era sempre in grado di consentire una discreta visibilita' laterale perche' la quota risultava piu' bassa dell'arco scenico.
Ultimati i lavori di ampliamento e restauro, lavori che costituiscono una vera ristrutturazione di tutto il complesso, il Teatro Fenaroli si presenta oggi come un organismo completo in grado di rispondere a tutte le esigenze che si presentano per l'attivita' di strutture di tal genere e mole.
Nei lunghi anni impegnati per la realizzazione si sono eseguiti ben tre lotti di lavori che hanno portato alla attuale situazione. I tempi trascorsi si sono resi necessari per reperire i finanziamenti occorrenti che non sempre sono stati tempestivamente concessi. Cio' ha determinato l'accennata suddivisione in lotti ed anche considerevoli tempi morti tra un lotto e l'altro.
Peraltro come primo risultato dell'operazione si ebbe nel 1989 la utilizzazione dei piccolo teatro "ex Cinema Mazzini" che e' entrato in funzione a pieno ritmo a testimonianza della necessita' di attrezzature di tale tipo per la citta' di Lanciano.
E' stato ricomposto l'originale assetto architettonico della sala con i suoi quattro ordini di palchi e la sua cupola di copertura. Naturalmente si e' proceduto all'abbattimento della impropria e deturpante gradinata realizzata al momento della trasformazione in sala cinematografica. Sono stati pero' utilizzati gli spazi tergali soprastanti l'atrio di accesso destinandoli a due sovrapposti foyer. Cio' ha consentito di lasciare inalterato il fronte esterno sulla via dei Frentani ormai architettonicamente, concluso e consolidato.
La fatiscente copertura in legno e' stata interamente sostituita con altra costituita da capriate di acciaio. Con gli stessi materiali e' stato eseguito l'ampliamento del palcoscenico ottenendo cosi' gli spazi necessari per realizzare ben otto camerini per gli artisti, n. 4 cameroni per gli artisti del coro e per le comparse. A piano sottopalcoscenico sono stati invece ricavati in posizione sottostante ai camerini due ambienti di notevoli dimensioni destinati a spogliatoio per i professori d'orchestra.
Nella zona sottostante al perimetro della sala esistevano anticamente alcuni grandi ambienti da molti anni dismessi ed adibiti a magazzini comunali. Questi locali coperti da belle volte in mattoni erano peraltro di difficile utilizzazione perche', all'epoca della costruzione del teatro, per sostenere le murature curvilinee che delimitavano la sala, i palchi ed i corridoi dei medesimi erano stati eretti tre grossi pilastri in muratura delle dimensioni di circa mt. 4.00x3.00. Naturalmente queste strutture annullavano completamente la funzionalita' degli ambienti per il loro ingombro e per l'impatto estetico.
Si e' proceduto al recupero dei locali eliminando tutte le strutture murarie a sostegno della sala del teatro, sostituendole con una delicata ed ardita struttura in acciaio che sostiene tutti i carichi delle murature e delle persone riportando gli sforzi sui muri portanti perimetrali.
L'intervento articolato e complesso, e' stato premiato dal recupero dei bellissimi ambienti che sono stati pensati per accogliere i servizi del complesso teatrale lancianese. Intendendosi con tale dizione l'insieme composto dal piccolo teatro ex Cinema Mazzini, dal teatro F. Fenaroli e, in certi casi, dal contiguo Ponte di Diocleziano.
L'asse di collegamento per queste fruizioni e' costituito dalla via della Torre completamente coperta, ora esclusa dal traffico veicolare, recentemente pavimentata con pregiato materiale lapideo policromo. Addirittura si potrebbe ipotizzare l'utilizzazione dei grandi locali bar ed altri adiacenti quale centro di ritrovo con regolare esercizio funzionante tutti i giorni, indipendentemente dall'attivita' teatrale. Potrebbe quindi costituirsi per la citta'' di Lanciano un polo di attrazione per tutti coloro che, amanti della musica e dello spettacolo, desiderano ritrovarsi in qualsiasi ora della giornata. In altre parole un vero centro teatrale del quale poche citta' possono disporre.
Particolare cura si e' avuta nell'affrontare i problemi della sicurezza considerando anche le ultime disposizioni emanate durante il corso dei lavori con il Decreto Ministeriale 19 agosto 1996 n. 149. Con tale Decreto vengono infatti stabilite rigide norme per garantire la sicurezza del pubblico e dei lavoratori nei locali di pubblico spettacolo.
E' stato quindi organizzato un sistema di uscite di sicurezza che fa parte di un preciso sistema di sfollamento accuratamente studiato ed e' stata realizzata ex novo una struttura esterna per contenere una scala di sicurezza collegata direttamente verso l'esterno che garantisca un rapido sfollamento degli spettatori che provengono dai palchi e anche da altri ordini di posti. Anche in questo senso si ritiene di avere ottenuto il massimo risultato pur trattandosi di un edificio esistente che, purtroppo, per uno dei suoi lati e' addossato e confina con il Palazzo Comunale. Comunque tutti i materiali usati sono dei tipo regolamentare conforme alle ultime norme antincendio.
Il complesso teatrale e' anche fruibile dai portatori di handicap, poiche' si e' studiata la possibilita' di raggiungere, secondo le prescrizioni della Legge 13/89 la maggior parte dei posti. Sono infatti facilmente raggiungibili l'atrio di ingresso, il foyer del quarto ordine, il bar, la platea ed il secondo ed il quarto ordine dei palchi. Difficolta' tecniche dovute alla limitata altezza dei piani delle balconate impediscono all'elevatore le fermate al primo e terzo ordine.
Il palco centrale del secondo e quarto ordine e' dotato di apparecchiatura telefonica per cui un eventuale spettatore portatore di handicap potra' comunicare sia con l'impianto interno del teatro che con l'esterno. Sono stati inoltre predisposti n. 4 servizi igienici regolamentari con idonee apparecchiature per uso esclusivo di spettatori disabili.
Dopo aver completato la ricostruzione del terzo e quarto ordine dei palchi si e' proceduto ad un'attenta ricostruzione delle decorazioni a stucco che adornavano i parapetti. I motivi ornamentali, fortunatamente, sono stati chiaramente individuati e riprodotti esattamente, tra quelli che ancora esistevano al primo e secondo ordine e sulle barcacce di proscenio. Ne e' risultato un complesso armonioso che ripropone con assoluta certezza l'aspetto originale del teatro.
Le decorazioni del primo e secondo ordine, delle barcacce e dell'arco scenico che sono invece del tutto originali sono state sottoposte ad un'attenta e minuziosa opera di restauro preceduta da una meticolosa operazione di pulitura che ha messo in luce le varie stratificazioni del colore, delle dorature e la finezza del modellato. La stessa cura si e' avuta nel trattare gli elementi lignei che costituiscono i divisori tra i palchi restaurando i motivi decorativi e scultorei in gesso, ed anche i piccoli cartigli contenenti una deliziosa testina posta al centro dell'architrave di ciascun palco.
Questa opera puntuale e minuziosa ha consentito il recupero totale delle fasce costituite dai parapetti dei palchi del primo e secondo ordine e dalle barcacce che conservano quindi, come gia' detto, oltre le originali decorazioni, gli stucchi e le cromie autentiche.
Per quanto riguarda invece il terzo e quarto ordine dei palchi ricostruiti, il cornicione di coronamento della sala e la cupola di copertura si e' volutamente differenziata la coloritura per evidenziare la nuova esecuzione e documentare cio' che di nuovo e' stato realizzato senza ricorrere a ingiustificate mimetizzazioni.
Particolare cura si' e' avuta nel restauro dell'arco scenico finemente decorato che appariva ben conservato dopo la prima operazione di pulitura.
Tutte le dorature sono state eseguite con oro zecchino in foglia e non con porporina stesa a pennello, destinata nel tempo ad annerire, come purtroppo era avvenuto nelle trasformazioni degli anni '30.
Si e' provveduto alla illuminazione, della sala mediante appliques collocati nelle posizioni originali rilevate in una vecchia fotografia. Anche la forma dei corpi illuminanti, appositamente disegnati, riprende le linee fondamentali con il cartoccio "appeso" come compariva nella stessa fotografia. Questi applique, che in numero di 36 dispongono di un doppio braccio, sono sufficienti all'illuminazione della sala. Potranno essere in seguito integrati da un grande lampadario centrale che dovra' essere eseguito con gli stessi criteri, forme e materiali composti in modo da ottenere la necessaria grandezza ed importanza. Per il lampadario previsto, ma non realizzato per carenza di fondi, sono gia' predisposti l'argano di sospensione e sollevamento e le linee elettriche di alimentazione.
Gli stessi corpi illuminanti, composti in maniera diversa, sono stati utilizzati per l'atrio di ingresso, locale biglietteria, primo e secondo foyer, bar e parte terminale della nuova scala di sicurezza.
La sala e' stata accuratamente arredata utilizzando speciali velluti con regolare classificazione ignifuga allo scopo di evitare, in caso di incendio, produzione di fiamme e vapori venefici. Con gli stessi materiali sono stati confezionati il sipario, il panno di boccascena, l'arlecchino e tutti i componenti che inquadrano la scena. Lo stesso dicasi per il rivestimento delle poltrone, le buonegrazie dei palchi e, in una parola, tutto cio' che costituisce materiale tessile decorativo e funzionale. La tonalita' rossa e' stata prescelta facendo parte delle cromie originali del teatro ed il risultato mi sembra apprezzabile.
Anche la parte del teatro che il pubblico non vede, e' stata particolarmente curata allo scopo di rendere il teatro ben funzionante ed adatto a qualsiasi tipo di allestimento scenico moderno. Si puo' quindi pensare all'esecuzione di spettacoli di qualsiasi genere ed importanza compatibile con la mole del teatro.
Il palcoscenico di discrete dimensioni e' stato prolungato sul retro ottenendo una buona profondita' che consente realizzazioni sceniche importanti.
Il piano palcoscenico e' completamente suddiviso in botole amovibili delle dimensioni di circa ml. 1.20x1.20. La estrazione di tali botole consente la creazione di "trabocchetti" per la sparizione di personaggi od oggetti. L'accoppiamento di piu' estrazioni consente l'abbassamento di intere parti di scena utile per l'ottenimento di effetti speciali. L'estrazione di un'intera striscia di botole nel senso parallelo al boccascena puo' anche consentire l'effetto di una sparizione graduale di un oggetto o di' un gruppo di persone.
Il graticciato di manovra e' stato realizzato con correnti in legname ignifugato sui quali i macchinisti teatrali sono usi costruire di volta in volta le apparecchiature sceniche secondo la tradizione. A corredo del graticciato due ballatoi di manovra permettono l'utilizzazione di tutti i tagli (in numero di trenta) disponibili per appendere scenari dipinti.
Sono stati montati n. 3 tiri motorizzati in aiuto ai tiri manuali, nella speranza di poterli aumentare nel tempo, poiche' il costo e' contenuto e la installazione e' semplice.
L'illuminazione dall'alto avviene mediante tre ponti luce mobili che possono essere equipaggiati con numerosi proiettori e riflettori nei quattro colori necessari per tutte le esigenze di scena.
Altri proiettori possono essere collocati in posizioni diverse ed anche e' predisposto un piazzamento direttamente in sala per illuminare zone del palcoscenico con luce frontale.
Il parco lampade e' composto da numerosi proiettori da 500, 1000 e 2000 watt per un numero complessivo di 100 pezzi. Questo equipaggiamento, senz'altro superiore alla media, consente ottime possibilita' di effetti luminosi, diffusioni, proiezioni, e quant'altro necessario. L'impianto di regolazione delle luci dispone di n. 72 circuiti che raddoppiano all'uscita delle cassette di spinamento. Ogni circuito consente un carico di 2000 watt. A titolo esemplificativo si puo' quindi affermare che l'impianto luce massimo potrebbe assommare a ben 140 riflettori da 1000 watt!
Esiste anche la possibilita' di inserire nel quadro di alimentazione, delle cassette di spinamento i regolatori delle luci che utilizzano le compagnie di giro che possono operare portando i loro allestimenti nel Teatro Fenaroli.
E' stato inoltre realizzato un impianto di diffusione sonora che consente di trasmettere avvisi e segnali in tutto il teatro e nei locali destinati alla sosta del pubblico. Tale impianto durante lo svolgimento dello spettacolo consente l'audizione in tutti i camerini, cameroni e luoghi di lavoro ove sostano gli attori, il coro e le comparse. Tale possibilita' di seguire lo svolgimento dello spettacolo si e' dimostrata particolarmente utile poiche' i partecipanti possono prepararsi per l'entrata in scena al momento giusto senza ingombrare il palcoscenico e creare quindi disturbo agli addetti di scena, elettricisti ecc.
Il teatro e' naturalmente dotato di un completo impianto di climatizzazione estiva ed invernale particolarmente studiato per garantire un sufficiente numero di ricambi d'aria opportunamente filtrata e depurata. Inoltre un capace impianto per lo spegnimento degli incendi assicura l'utilizzazione di un congruo numero di idranti e di estintori.
E' certo che i lavori di ristrutturazione e restauro del Teatro Fenaroli offrono ora ampie possibilita' per l'esecuzione di qualsiasi tipo di spettacolo, certamente non inferiori ai locali della stessa grandezza esistenti oggi in Italia. Nel caso specifico si puo' affermare trattarsi di attrezzature di avanguardia poste in opera nelle giuste quantita' considerate volutamente superiori alla media.
Firenze, 8 febbraio 1998
Progettista e Direttore dei lavori:
Dr. Arch. Luigi Caliterna, Firenze
Collaboratori:
Dr. Arch. Cesare Hurtado Rampoldi, Firenze - Dr. Arch. Maria Di Benedetto, Firenze
Progettista e Direttore dei lavori delle strutture e degli impianti:
Dr. Ing. Domenico Nativio - Lanciano
Per la incondizionata fiducia loro accordata i progettisti ringraziano:
Avv. Attilio D'Amico - Sindaco di Lanciano
On. Sen. Prof. Giovanni Polidoro - Sindaco di Lanciano
Prof. Antonio Pasquini - Sindaco di Lanciano
Dr. Alfredo Sabella Commissario Prefettizio al Comune di Lanciano
Dr. Nicola Fosco - Sindaco di Lanciano
La Soprintendenza ai Beni Architettonici ed Ambientali dell'Aquila con particolare riguardo ai Funzionari addetti alla zona di Lanciano
Gli Uffici Comunali preposti
Hanno partecipato all'esecuzione dell'opera con competenza ed appassionata dedizione:
Opere edili
D'Alonzo Calcestruzzi s.n.c. - Altino (Chieti)
Associazione di Imprese Arch. G. Berni - Firenze
Benito Campitelli - Lanciano
De Vincenzo Geom. Giovanni - Campobasso
Ramilli Geom. Vincenzo - Forli'
Impianti di climatizzazione
Anxanum Service - Lanciano
Impianti elettrici
Fantini Nicola - Lanciano
Carpenteria metallica
Fratelli Dell'Elce - Lanciano
Arredi, tessuti, tendaggi
LAIMA - Venezia
Attrezzature di palcoscenico
ITALTECNICA - Padova
Restauro decorazioni murali e pittoriche
Gastone Costantini Restauratore - Lanciano
Il nostro ringraziamento e' esteso anche a coloro che, pur non citati, hanno fornito il loro prezioso contributo e la loro competenza per la realizzazione dell'opera.
Il Teatro Fenaroli e le attivita' musicali a Lanciano nell'800
di Gianfranco Miscia - tratto dal libretto pubblicato a cura del Comune di Lanciano in occasione della riapertura del Teatro.
La riapertura del Teatro "Fenaroli" di Lanciano dopo molti anni e' certamente un evento importante per il fatto che la citta' si riappropria di un luogo fisico adeguato allo svolgimento delle attivita' musicali e di prosa e quindi di una istituzione che gioca un ruolo significativo nella formazione del cittadino. Eppure si deve constatare che rispetto al secolo scorso il teatro ha cambiato funzioni e soprattutto ha perduto quella centralita' nella produzione e fruizione culturale che spesso portava la cittadinanza a richiederne con gran forza e a costo di sacrifici la sua istituzione. Cio' si e' verificato anche nel caso di Lanciano le cui attivita' teatrali avevano una solida tradizione le cui prime notizie certe risalgono al 1730, mentre si comincia a parlare di una struttura adibita a teatro nel 1761 quando venne stipulato un contratto di locazione per costruirne uno nel fondaco denominato lo "stallone" vicino alla chiesa della SS. Annunziata (1). Infatti l'esistenza di un teatro a Lanciano e' comprovata dall'Indice de' teatrali spettacoli del 1785/86 che lo cita come unico in Abruzzo assieme a quello dell'Aquila (2). Lo stesso Benedetto Croce ci fa sapere che "anche a Lanciano c'era un teatro pubblico, del quale nel 1787 era proprietario un D. Vincenzo Giordano. Mentre nel 1790 ne era impresario il primo violino D. Nicola Corcilli" (3). Inizialmente quindi si trattava di un fondaco adattato alle esigenze teatrali ma sufficiente a consentire lo svolgimento delle rappresentazioni e tra l'altro anche quello delle "filodrammatiche" locali (4). Una attivita' teatrale multiforme molto spesso collegata alla musica che non puo' essere scissa neanche da forme drammaturgiche di matrice religiosa che poi vedeva impegnati in qualita' di librettisti personaggi di spicco dell'intellighenzia abruzzese come Domenico Ravizza che aveva composto il libretto Per la beatificazione del gran servo di Dio Fedele da Sigmaringa musicato da Francesco Antonio Fenaroli, e il figlio Vincenzo, mentre nell'Ottocento spiccano i nomi di Carlo Madonna, Gianvincenzo Pellicciotti, Innocenzo Gambescia, Domenico e Francesco Genoino (5).
In ogni caso solo in pieno Ottocento e precisamente il 28 gennaio 1815 venne avanzata la prima proposta di costruire un teatro comunale poi ripresa nel 1826 quando il Decurionato nella seduta del 31 marzo di quell'anno delibera che:
in ogni anno e sino al totale compimento del suddetto teatro si ponga nello stato di variazioni e, nello stato quinquennale fra gli altri articoli di esito quello di ducati mille in ogni anno in preferenza di tutte le altre spese pubbliche comunali; ed in caso estremo vi sia impiegato il fondo dell'illuminazione notturna, la quale potrebbe rimanere sospesa durante la costruzione del teatro (6).
Se ne riparlera' ancora nel 1833 ma la struttura verra' ultimata su disegno dell'ingegnere Taddeo Salvini di Orsogna nel 1841 quando la citta' frentana riusci' ad inaugurare il Teatro San Francesco (in omaggio alla dinastia borbonica) con la Lucia di Lammermoor di Donizetti e La Norma di Bellini per il genere serio e con l'opera buffa La dama e lo zoccolaio di Vincenzo Fioravanti maestro di cappella della Santa Casa del Ponte negli anni 1838-1843, che era stata rappresentata nello stesso anno al Teatro "S. Ferdinando" di Chieti (divenuto dopo il 1860 Teatro Marrucino), dopo la prima al Teatro "Nuovo" di Napoli del 1840 (7). Un altra data memorabile fu quella del 22 aprile 1847 quando ci fu la consacrazione ufficiale alla presenza del re Ferdinando II e della regina (8). Certamente il Teatro di Lanciano chiamato inizialmente "Maria Cristina" (9) poi "S. Francesco" ed infine divenuto "Teatro Fenaroli" dopo la caduta della dinastia borbonica, assieme al "S. Ferdinando" di Chieti e al "Real Borbonico" di Vasto era tra i piu' importanti del circondario, considerando che nell'Ottocento ogni paese piccolo o grande d'Abruzzo aveva una propria stagione teatrale. D'altra parte a Lanciano e in particolare nel Teatro Fenaroli si erano esibiti moltissimi artisti di vaglia (10): Ermete Zacconi , Giacinta Pezzana, Ermete Novelli, Antonio Cotogni, Maria Pizzagalli (11), Luigi Arditi, Davide Suarcia (12), Giuseppe Dell'Orefice (13). Soprattutto per quello che riguarda le attivita' teatrali e musicali dell'ultima parte del secolo XIX , molte informazioni le ricaviamo dai giornali locali dell'epoca che si soffermano spesso con dovizia di particolari sugli avvenimenti artistici. In particolare per Lanciano si rileva prezioso il periodico locale settimanale I 3 Abruzzi, che comincio' ad uscire a partire dal 1888 (14). Una testimonianza preziosa e insostituibile che dimostra la grande vivacita' culturale della provincia in fondo non troppo ai margini degli eventi della cultura musicale nazionale.
Le attivita' di spettacolo piu' importanti erano ovviamente quelle relative alla stagione di prosa e alla stagione operistica che venivano organizzate secondo il modello del teatro impresariale. Infatti come si legge al Capo II del "Regolamento teatrale della citta' di Lanciano" del 1869 (15):
...chiunque desidera la concessione del Teatro, per qualsivoglia spettacolo e divertimento, dovra' farne domanda al Sindaco, nella quale si noteranno il numero delle recite, i componenti le compagnie, se di musica le Opere, e se drammatica, l'elenco delle produzioni. La Deputazione presieduta dal Sindaco, risolvera' su tutte le domande di concessione del Teatro.
La responsabilita' finale era quindi attribuita alla Deputazione teatrale, ma la programmazione, e il rischio, erano affidati agli impresari che preparavano i cartelloni dei due tradizionali periodi di Carnevale-Quaresima e di autunno. Indubbiamente, a giudicare dalle cronache, la parte del leone la faceva il melodramma come risulta chiaramente dagli annunci comparsi su I 3 Abruzzi anche solo a voler considerare il periodo 1888-1893. Infatti in quel torno di anni i cittadini di Lanciano e dintorni poterono assistere, tra l'altro, alle seguenti opere: prima del Faust di Charles Gounod (8 settembre 1888) ; Guarany di Carlos Antonio Gomes (20 settembre 1889); Norma di Bellini e Nabucco di Verdi (1891); Contessa d'Amalfi di Errico Petrella (1892); Don Pasticcio di Francesco Paolo Bellini (1893). Si trattava evidentemente di opere note gia' stabilmente entrate in repertorio, di altre oggi meno conosciute ma a quel tempo ancora in cartellone, e altre ancora di compositori locali che presumibilmente avevano un circuito assolutamente limitato. Sempre per quello che riguarda il teatro d'opera, negli anni successivi al Teatro Fenaroli di Lanciano gli abruzzesi poterono assistere ai seguenti spettacoli (16): Cavalleria Rusticana di Mascagni, Mignon di Thomas (1897); La Gioconda di Ponchielli, una serata dedicata al basso Paolo Wualman, e La Favorita di Donizetti (1898); Histoire d'un Pierrot di Mario Costa, composta nel 1893 e data nel 1899; la Boheme di Puccini e l'Otello di Verdi (1908); Geisha (1909); Zaza di Leoncavallo, Pescatori di Perle di Bizet e Sonnambula di Bellini (1913).
Non era certamente estranea alle attivita' teatrali la prosa anche se non si poteva considerare preminente. Ad esempio nel 1899 sul periodico I 3 Abruzzi si scrissero fiumi di inchiostro, con articoli fino ad otto colonne e a piu' riprese (4, 13, 21 e 27 settembre; 5 e 13 ottobre) sulla Stagione Autunnale che vedeva presente la Drammatica Compagnia diretta dalla valente artista Teresa Boetti Valvassura. Un evento che consenti' agli abruzzesi di assistere, tra l'altro, alle seguenti rappresentazioni: Il Padrone delle ferriere di Ohnet, Spiritismo di Sardou, Maria Stuarda di Schiller, Il Deputato di Bombignac e Le sorprese del divorzio di Bisson, Romanzo di un giovane povero di Feuillet, Il trionfo d'amore di Giacosa, La locandiera di Goldoni. Questi pochi elementi sulle attivita' culturali in provincia diventano assai piu' significativi se confrontati con l'attivita' musicale complessiva della citta' frentana (17) che oltre al teatro si svolgeva nella Cattedrale ad opera della cappella musicale della Santa Casa del Ponte (18), nei circoli privati (valga per tutte la Casa di Conversazione fondata a Lanciano il 16 dicembre 1872 e ricostruita il 12 aprile 1945 dopo la guerra (19)), grazie alle Societa' Operaie di mutuo soccorso, nelle bande e in occasione dei privati intrattenimenti.
Ritornando ad esaminare le rappresentazioni del periodo 1888-1893 ci si rende conto dei molti aspetti significativi. Intanto e' interessante notare che in quegli anni la direzione d'orchestra fu affidata spesso a Vittorio Pepe, soprannominato lo Strauss d'Abruzzo (20) che dopo essere stato a Milano ed aver avuto la fortuna di avere Ricordi come editore, si era ritirato in Abruzzo e aveva avuto successo come direttore d'orchestra e compositore di brani soprattutto pianistici, potendo godere tra l'altro della stima di Gabriele D'Annunzio che lo aveva proposto alla guida della corporazione musicale "Luisa D'Annunzio" di Pescara (21). In secondo luogo sappiamo dal periodico I 3 Abruzzi che soprattutto alla fine delle rappresentazioni veniva dato spazio alle composizioni degli artisti locali tra i quali spiccano Francesco Paolo Bellini (che era stato allievo di Francesco Masciangelo e Camillo De Nardis (22)) attivo non solo in teatro ma in tantissime altre occasioni musicali, rimasto nella memoria dei cittadini di Lanciano per il fatto che ancora oggi si eseguono in occasione del Venerdi' Santo alcune sue composizioni sacre, e Giovanni Gargarella anch'egli allievo di Masciangelo (23). Non sfugge alle cronache lo stesso Masciangelo che era stato prima organista (dal 1846) e poi maestro di cappella della Santa Casa del Ponte dal 1950 ininterrottamente fino ai primi del Novecento e che aveva svolto un ruolo significativo a Lanciano e piu' in generale in Abruzzo (anche se figura negli articoli esaminati quale responsabile della preparazione delle masse corali necessarie alle rappresentazioni operistiche) (24), le cui opere avevano avuto spesso il battesimo nel Teatro Fenaroli che lo vedeva volta a volta presente in qualita' di compositore, direttore d'orchestra o preparatore dei cori. Un personaggio centrale per la vita musicale abruzzese dell'Ottocento anche per aver svolto una lunga attivita' didattica. Non a caso Masciangelo ebbe numerosi allievi di vaglia alcuni dei quali aventi sicura personalita' artistica, tra cui, Ottino Ranalli di Ortona e Alfonso Cipollone, pianista, compositore e insegnante di canto originario di Fara San Martino che compose un numero notevolissimo di brani pianisti, molti dei quali vincitori di numerosi premi. (25) Proprio ad Alfonso Cipollone Masciangelo scriveva una lettera dai toni affettuosi pubblicata sul n. 17 de I 3 Abruzzi del 9 maggio 1893 interessante anche per il giudizio espresso su alcune opere:
Mio affezionatissimo Alfonso,
Il Vostro gentile pensiero di dedicarmi il graziosissimo, quanto elegante Pezzettino Air de danse mi ha commosso oltremodo, e ve ne ringrazio con tutta la vivezza artistica.In esso vi e' tutto gusto fino, incarnato al vero studio di scorrevolezza, e spontaneita', principiando dalle prime sedici battute fino alla chiusa di esso, senza divergere punto dal proposto andamento. Evviva al mio Alfonso! Lo Abruzzo (...sic!) vi ammira, e vi fa plauso come operoso instancabile in Melodie per Piano, dalle quali si scorge sempre piu' il vostro approfondire nell'Arte, ed il vostro crescente amore per essa.
Oh! si', che ho letto con piacere tutte le altre vostre Melodie stampate da quello elegante Editore Signor Carlo Schmidl di Trieste; e fra esse ho trovato bella e cara, e bene svolta quella Melodia Je pense a' toi. Come pure quella Visions du Bal ove scorgessi un fraseggiamento facile e bello, e nell'un tempo elegante. Che dire di quella graziosa Gavottina pure semplice che e' lo stile piu' difficile in tali tempi di siccita' melodica ?. E della Barcarolle che e' pure indovinata fino alla dolce chiusa che indica le placide onde del mare rischiarate dall'argentea Luna ? E di quella Carmencita collegata tanto bene al lontanissimo pensiero del Bizzet ? (...sic!)
Evviva dunque il M.° Alfonso Cipollone ! Abbiatevi Alfonso mio un bacio caldissimo, e tutto artistico. Pero' l'Arte musicale, che e' indefinita, vuole la perseveranza: quindi sempre al lavoro, e senza riposo. "Avanti dunque avanti".
Vostro Aff. mo
M° Francesco Masciangelo
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Lo stesso Camillo De Nardis, piu' volte ricordato nelle lettere scritte da Masciangelo a Florimo, archivista del Conservatorio "S.Pietro a Maiella" di Napoli, dopo i primi insegnamenti musicali ricevuti nella natia Orsogna venne spedito al Conservatorio di Napoli con una raccomandazione che il maestro del duomo di Lanciano rivolgeva al direttore Mercadante. (26) Pure Francesco Paolo Bellini di cui abbiamo gia' parlato era stato allievo del Masciangelo visto che su una copia della composizione Prime ca sci, dope ca no stampata dai Fratelli Cocchi di Bologna su testo di Cesare De Titta e dedicata "Agli Sposi Novelli Rosmunda Tomei e Gennaro Finamore", Bellini scrive la dedica autografa: "Al Distinto mio Maestro Signor Francesco Masciangelo in segno di stima". Ma il Teatro non era solo il luogo delle rappresentazioni operistiche o di prosa, in esso trovavano spazio le filodrammatiche locali che si esibivano spesso per beneficenza. Per fare solo un esempio ricordiamo la Compagnia Lillipuziana Lancianese che debutto' nel 1909 con una scena comica scritta da Rosmunda Tomei Finamore (27) e con l'operetta La eredita' del principe diretta dal maestro Fortunato De Rubertis. Non solo, il teatro veniva anche utilizzato per feste, veglioni e altre situazioni occasionali in cui la musica era sempre presente e spesso le manifestazioni avevano uno scopo di pubblica utilita'. L'incasso del concerto dato da Ida Fiorino e dall'arpista Argia Favata' nel 1899 venne versato alla Congrega di Carita' a beneficio dei bambini, mentre lo spettacolo delle cantanti Giuseppina Brasile De Crecchio e Rosmunda Tomei Finamore accompagnate al piano dal maestro Bellini , aveva per scopo di contribuire a sostenere l'attivita' dell'Ospedale Renzetti (28).
D'altra parte lo stesso regolamento citato menzionava al capo VIII la concessione del teatro per "Veglioni, Accademie, feste da ballo a carata". Il teatro era quindi un luogo di cultura che coinvolgeva non solo le compagnie professionali ma anche i cittadini nel duplice senso di spettatori e attori, ma soprattutto coinvolgeva le masse orchestrali e i musicisti locali che trovavano cosi' occasioni professionali e di guadagno. Questo aspetto e' sommamente importante poiche' l'indagine storica ci consente di poter affermare che nell'Ottocento era attivo un circuito musicale che consentiva per esempio ai musicisti della cappella musicale del Duomo di Lanciano di esibirsi nel Teatro "Fenaroli" ma anche di dirigere le proprie bande, anzi la stessa possibilita' di allestire le opere era dovuta proprio al fatto che si trovavano in loco molti musicisti e cantanti di solida formazione (29). Infatti, come risulta tra l'altro nei registri delle deliberazioni della Deputazione teatrale, la possibilita' di organizzare produzioni operistiche, ovvero gli spettacoli piu' richiesti, con una certa frequenza e con costi decisamente meno gravosi per le casse comunali, stava proprio nel poter contare su un certo numero di musicisti operanti sul territorio che trovavano cosi' altre occasioni professionali e di guadagno. Un aspetto noto in Italia gia' a partire dal Settecento (30), che si differenziava dalla organizzazione delle compagnie di prosa formate quasi sempre da artisti forestieri. Nicola Tatasciore, Nicola Centofanti, Francesco Basciano, oltre ad essere tutti personaggi chiave della cappella musicale del Duomo di Lanciano avevano fondato anche proprie compagini bandistiche (il primo la prima Banda Comunale, il secondo la Banda "Fenaroli"), mentre Domenico Simiani, valentissimo clarinettista, Francesco Corcilli, primo violino direttore e quasi tutti i componenti la cappella musicale della Santa Casa del Ponte suonavano nelle bande e nei teatri di tutta la regione.
In Abruzzo nell'Ottocento esiste infatti un livello di collegamento stretto tra ambito musicale e teatrale. Il teatro era il luogo dove si rappresentano le opere, si diffondeva il repertorio melodrammatico, si trovavano gli spazi per la produzione locale, si esibivano i migliori musicisti del posto, si celebravano i momenti significativi dell'anno, si stringevano amicizie. Non sarebbe pensabile oggi che il pubblico potesse addirittura scrivere in onere di questo o quel personaggio delle poesie, come invece accadeva nel secolo scorso. Cosi' fece anche Raffaele Mariani che su I 3 Abruzzi del 1897 (31) indirizzava al basso Fucili il seguente componimento:
PE' LA SIRATA D'UNORE
DI LU BASSE
donn'Ezie Fucile
Langiane, 6 ottobre 1897
Crede ca tu li si', ca stu pajese
Pe la mu'seche va pe' nnumminate:
A ecche appene une nu' mutive ha 'ndese,
Mbe', ti la rifa' 'ghi na' ciuffelate.
E nne sbaie 'na note chi scia 'mbese,
Fusse pure nu povere scacchiate,
Che 'nzaccocce 'nde manche nu turnese
Pe 'ndra' a la picciunare 'na sirate.
Si dunghe, tu si state applavudite,
Si mmo' nu' tanda feste te face'me,
A tte 'mbiande de mane te purte'me,
Ca si' ddavere brave s'e' capite:
Eeh! c'e' puche sunne: i na rindinneme!
CIRTE GIUVINETTE..
Sara' forse per questo che andare al teatro diventava evento e abitudine culturale irrinunciabile in un periodo in cui non erano ancora cambiate le modalita' di fruizione e produzione culturale conseguenti all'avvento della radio nei primi anni del Novecento e del cinema che a Lanciano fa la sua prima comparsa nel 1897 (32).
1 Corrado Marciani, Appunti per la storia dei teatri in Abruzzo, in Rivista Abruzzese, A.XX, n.1, 1967, p. 36-37.
2 Lorenzo Bianconi, Il teatro d'opera in Italia, Bologna, Il Mulino, 1993, tabella n.1
3 Benedetto Croce, I teatri di Napoli in Archivio Storico per le province Napoletane, A. XVI, fasc. III, 1891, p.574
4 Corrado Marciani, Appunti per la storia dei teatri in Abruzzo, in Rivista Abruzzese, A.XX, n.1, 1967
5 Mario Zuccarini, Drammi sacri, azioni sacre, oratorii, cantate e inni sacri in Abruzzo dal XVII al XX secolo, Chieti, Amministrazione provinciale, 1994.
6 Corrado Marciani, Regesti , vol.VIII, 1820-27
7 Mario Zuccarini, Il Teatro Marrucino. Chieti, Marino Solfanelli editore, 1993, p.82.
8 ivi, p.44. Cfr. anche le deliberazioni decurionali conservate nella Biblioteca Comunale "R.Liberatore" di Lanciano.
9 Edilizia e urbanistica a Lanciano 1830-1930.Mostra documentaria a cura della Cooperativa delle Arti e dei Mestieri, Bucchianico, Casa Editrice Tinari, 1995
10 Le informazioni vengono in parte tratte da un interessante dattiloscritto di Arnaldo Capretti conservato nel fascicolo Teatro della Biblioteca Comunale di Lanciano.
11 Cfr. I 3 Abruzzi, A.II, n.31, 3 agosto 1889 e A.IV, n.37, 20 settembre 1891.
12 Risulta tra i membri della cappella musicale della cattedrale negli anni 1853-1855. Archivio Storico Diocesano di Lanciano.
13 Archivio Storico Comunale di Lanciano, busta 1, categoria XV, Deliberazioni della Deputazione teatrale. Nel 1877 i verbali parlano della rappresentazione dell'opera piu' famosa del compositore nativo di Fara Filiorum Petri, la Romilda dei Bardi.
14 I 3 Abruzzi aveva la redazione e l'amministrazione a Lanciano in Strada tribunali n.28 e veniva stampato dalla Tipografia Tommasini. Nazario D'Onofrio era il gerente responsabile.
15 Regolamento teatrale della citta' di Lanciano, Lanciano, Tipografia Masciangelo, 1869.
16 Tutte le informazioni sono tratte da I 3 Abruzzi.
17 Francesco Sanvitale (con la collaborazione di Gianfranco Miscia), La tradizione musicale in Lanciano citta' d'arti e marcanti, Pescara, Carsa Edizioni, 1995.
18 Op.cit.
19 Casa di Conversazione di Lanciano, Statuto, Lanciano, Tipografia Masciangelo, s.d.
20 Antonio Piovano, Immagini e fatti dell'arte musicale in Abruzzo, Pescara, Didattica Costantini, 1980
21 Tommaso Ciampella, Vittorio Pepe, musicista abruzzese in Rivista Abruzzese, A .XV, 1962 n 1e 2.
22 Archivio Storico Diocesano di Lanciano, fondo della Santa Casa del Ponte, Cappella musicale, busta. V-G/5 n.4. Lettera del 21 maggio 1904.
23 ASDL, fondo della Santa Casa del Ponte, Cappella musicale, b. V-G/5 n.4. Lettera del 22 maggio 1904.
24 Gianfranco Miscia, Tradizioni musicali della Settimana Santa in Miserere, immagini e suoni della Settimana Santa in Abruzzo, Ortona, Edizioni Menabo', 1997
25 Vedi DEUMM, Torino, 1990. Appendice, p. 178
26 Francesco Contaldi, A proposito di un musicista abruzzese in Rivista Abruzzese, a. XIII, fasc. VII, 1898. La medesima informazione la si ricava dall'articolo scritto da Pio Costantini nel numero monografico dedicato a Camillo De Nardis pubblicato nel n.3, 1957 della Rivista Abruzzese.
27 I 3 Abruzzi, A. XXII, n.8, 21 febbraio 1909.
28 I 3 Abruzzi, A. XI, n.18, 19 maggio 1898.
29 Elvidio Surian, Manuale di Storia della musica, vol. II, Milano, Rugginenti Editore, 1992, p. 352-353. Cfr anche: Walter Tortoreto, La musica e i musicisti in Abruzzo tra la seconda meta' dell'Ottocento e i primi del Novecento, in Tosti, Torino, EDT, 1991.
30 Elvidio Surian, Manuale di Storia della musica, vol. II, Milano, Rugginenti Editore, 1992, p. 352-353.
31 I 3 Abruzzi, A.X, n.36, 9 ottobre 1897.
32 I 3 Abruzzi, A.X, n.9, 9 marzo 1897.