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Una pura formalità - 26 gennaio 2016

Decisamente uno spettacolo che lascia molto sorpresi e che stuzzica la curiosità dello spettatore nutrendolo di indizi,dettagli e informazioni moderate che aiutano a una ricostruzione efficiente della storia.Siamo immediatamente catapultati nella vicenda,la sceneggiatura si apre con un temporale ricco di suoni tempestosi,un impatto assolutamente forte,scena macabra e preoccupante che lascia intendere direttamente il tono della rappresentazione,la sua serietà,il suo peso.Onoff,l’unico nome menzionato in tutto il complesso di luci e ombre e imparto sonoro,un nome avvolto nel mistero,che conciliato assieme alla sua figura sul palco trasmette il senso di essere perso del personaggio.Si siede,si asciuga,si cambia,cerca riparo,nei primi minuti lo vediamo comportarsi in maniera completamente umana in attesa dell’arrivo della seconda figura di risalto quale il Commissario.Eccolo,il Commissario entra nell’avamposto in maniera assolutamente naturale,capiamo immediatamente che è lui il Commisario,si comporta in maniera talmente sciolta che ci fa intendere che è lì dove lavora,dove maggior parte della sua vita si svolge,appartiene a quel luogo.Questi non riconosce il personaggio di Onoff immediatamente,e in questa fase di presentazione il Commisario inizia a mettere le carte in tavola.Prima dà dimostrazione del suo senso critico e indagatore cercando di vedere attraverso le “apparenti” menzogne di Onoff,in seguito ritorna sui suoi passi e con un discorso botta e risposta tra i due si evince dal dialogo stesso il passato del personaggio in questione:capiamo che Onoff è uno scrittore di fama e che nei pressi della sua abitazione si è svolto un omicidio.E’ questo il pregio più grande e piacevole di questa rappresentazione,il fatto che la storia si evince dai dialoghi fra i personaggi e la cura per i dettagli.Onoff si ritrova sporco di sangue,sangue che appena notato lo aveva preoccupato e che aveva cercato di nascondere con la giacca,e in più senza memoria,non riesce a ricordare nulla di ciò che è accaduto.Il Commisario,astuto come una volpe e acuto come un falco dimostra i suoi anni di esperienza e lo porta nella direzione in cui desidera:lo fa cadere in contraddizione diverse volte dimostrandogli sotto il muso i sospetti nei suoi confronti che aumentano ogni minuto e in più smonta la sua persona davanti ai suoi occhi senza che Onoff potesse contraddirlo.La storia però cerca anche di ingannarti:in alcuni momenti vediamo sprazzi e accenni che non esistono effettivamente di pazzia e violenza tipici di un serial killer all’interno del personaggio di Onoff,la situazione è studiata,portano Onoff all’esasperazione che gli fa commettere una tentata fuga e quindi la situazione inquina la sua figura ancora di più.Apparentemente è lui l’assassino ed è talmente pazzo da avere disturbi di personalità e vuoti di memoria che probabilmente lo hanno portato ad uccidere la vittima e a non ricordarselo.Ma non scordiamoci la cura per i dettagli.Sin dall’inizio all’interno dell’avamposto possiamo notare un orologio senza lancette,simbolo del tempo che non esiste nel luogo in cui si trova Onoff,inoltre le linee telefoniche sono staccate perciò richiamano al fatto che il luogo in cui si trova è distaccato dal mondo che conosciamo e solo in seguito,quando verranno riallacciate,Onoff potrà telefonare alla sua amica,ma malgrado stesse letteralmente gridando al telefono dopo aver perso la pazienza,lei sembrava non essere capace di sentirlo.In più due affermazioni sia del Commissario che di un gendarme lasciano intendere la natura di questo luogo:in relazione ai nomi scritti sui muri il Commissario e il gendarme rispondono:”Molti passano di qui”,”Alcuni solo se ne vanno mentre altri restano”.In più se dovessimo fare una sinossi delle domande che il Commissario aveva posto ad Onoff,esaminando le risposte date da questi noteremo che effettivamente egli ha confessato tutti suoi peccati e fatto luce sulle menzogne di una vita intera.Infine il fatto che Onoff avesse una manica sporca di sangue dimostra il fatto che era LUI la vittima dell’assassinio e che quindi era stato sparato.Onoff era morto e si trovava giudizio in un luogo di passaggio,fuori dallo spazio e dal tempo,al di là della dimensione materiale,non ricordava niente poiché aveva lasciato il mondo terreno e pian piano ricostruendo i fatti aveva ammesso le sue colpe e si era purificato.Il Commisario era suo giudice ed era una figura somma,al di là di ogni logica e pensiero,pura intellettualità e mente pensante ed esistente al di fuori di ogni canone e limite.”Può chiamarmi Leonardo Da Vinci,in fondo è tutto solamente una Pura Formalità”.

Nicolas Cavacini  Decisamente uno spettacolo che lascia molto sorpresi e che stuzzica la curiosità dello spettatore nutrendolo di indizi,dettagli e informazioni moderate che aiutano a una ricostruzione efficiente della storia.Siamo immediatamente catapultati nella vicenda,la sceneggiatura si apre con un temporale ricco di suoni tempestosi,un impatto assolutamente forte,scena macabra e preoccupante che lascia intendere direttamente il tono della rappresentazione,la sua serietà,il suo peso.Onoff,l’unico nome menzionato in tutto il complesso di luci e ombre e imparto sonoro,un nome avvolto nel mistero,che conciliato assieme alla sua figura sul palco trasmette il senso di essere perso del personaggio.Si siede,si asciuga,si cambia,cerca riparo,nei primi minuti lo vediamo comportarsi in maniera completamente umana in attesa dell’arrivo della seconda figura di risalto quale il Commissario.Eccolo,il Commissario entra nell’avamposto in maniera assolutamente naturale,capiamo immediatamente che è lui il Commisario,si comporta in maniera talmente sciolta che ci fa intendere che è lì dove lavora,dove maggior parte della sua vita si svolge,appartiene a quel luogo.Questi non riconosce il personaggio di Onoff immediatamente,e in questa fase di presentazione il Commisario inizia a mettere le carte in tavola.Prima dà dimostrazione del suo senso critico e indagatore cercando di vedere attraverso le “apparenti” menzogne di Onoff,in seguito ritorna sui suoi passi e con un discorso botta e risposta tra i due si evince dal dialogo stesso il passato del personaggio in questione:capiamo che Onoff è uno scrittore di fama e che nei pressi della sua abitazione si è svolto un omicidio.E’ questo il pregio più grande e piacevole di questa rappresentazione,il fatto che la storia si evince dai dialoghi fra i personaggi e la cura per i dettagli.Onoff si ritrova sporco di sangue,sangue che appena notato lo aveva preoccupato e che aveva cercato di nascondere con la giacca,e in più senza memoria,non riesce a ricordare nulla di ciò che è accaduto.Il Commisario,astuto come una volpe e acuto come un falco dimostra i suoi anni di esperienza e lo porta nella direzione in cui desidera:lo fa cadere in contraddizione diverse volte dimostrandogli sotto il muso i sospetti nei suoi confronti che aumentano ogni minuto e in più smonta la sua persona davanti ai suoi occhi senza che Onoff potesse contraddirlo.La storia però cerca anche di ingannarti:in alcuni momenti vediamo sprazzi e accenni che non esistono effettivamente di pazzia e violenza tipici di un serial killer all’interno del personaggio di Onoff,la situazione è studiata,portano Onoff all’esasperazione che gli fa commettere una tentata fuga e quindi la situazione inquina la sua figura ancora di più.Apparentemente è lui l’assassino ed è talmente pazzo da avere disturbi di personalità e vuoti di memoria che probabilmente lo hanno portato ad uccidere la vittima e a non ricordarselo.Ma non scordiamoci la cura per i dettagli.Sin dall’inizio all’interno dell’avamposto possiamo notare un orologio senza lancette,simbolo del tempo che non esiste nel luogo in cui si trova Onoff,inoltre le linee telefoniche sono staccate perciò richiamano al fatto che il luogo in cui si trova è distaccato dal mondo che conosciamo e solo in seguito,quando verranno riallacciate,Onoff potrà telefonare alla sua amica,ma malgrado stesse letteralmente gridando al telefono dopo aver perso la pazienza,lei sembrava non essere capace di sentirlo.In più due affermazioni sia del Commissario che di un gendarme lasciano intendere la natura di questo luogo:in relazione ai nomi scritti sui muri il Commissario e il gendarme rispondono:”Molti passano di qui”,”Alcuni solo se ne vanno mentre altri restano”.In più se dovessimo fare una sinossi delle domande che il Commissario aveva posto ad Onoff,esaminando le risposte date da questi noteremo che effettivamente egli ha confessato tutti suoi peccati e fatto luce sulle menzogne di una vita intera.Infine il fatto che Onoff avesse una manica sporca di sangue dimostra il fatto che era LUI la vittima dell’assassinio e che quindi era stato sparato.Onoff era morto e si trovava giudizio in un luogo di passaggio,fuori dallo spazio e dal tempo,al di là della dimensione materiale,non ricordava niente poiché aveva lasciato il mondo terreno e pian piano ricostruendo i fatti aveva ammesso le sue colpe e si era purificato.Il Commisario era suo giudice ed era una figura somma,al di là di ogni logica e pensiero,pura intellettualità e mente pensante ed esistente al di fuori di ogni canone e limite.”Può chiamarmi Leonardo Da Vinci,in fondo è tutto solamente una Pura Formalità”.

Nicolas Cavacini  

 

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