Una pura formalità - 26 gennaio 2016
- Scritto da Alessandro Di Nunzio
- Pubblicato in Recensioni degli spettatori
- Letto 1799 volte
- dimensione font riduci dimensione font aumenta la dimensione del font
- Stampa
"Già e... adesso?", questa l'ultima battuta pronunciata da uno dei protagonisti nello spettacolo teatrale "Una pura formalità", nato come film nel 1994 dalla mente brillante di Giuseppe Tornatore e portato sul palco da Glauco Mauri. La pièce ha un inizio in medias res che proietta il pubblico in quello che, in un primo momento, sembra un banalissimo giallo poliziesco: alcuni poliziotti, appena venuti a conoscenza di un omicidio consumatosi nelle vicinanze, notano un uomo che sta scappando e decidono di arrestarlo e di portarlo in commissariato per interrogarlo. L'uomo, privo di documenti di riconoscimento, non ricorda cosa ha fatto nelle ultime 24 ore e non ha alcuna intenzione di collaborare con le autorità. Sarà l'anziano commissario, interpretato magistralmente da Glauco Mauri, a dover far luce sull'omicidio, intraprendendo un acceso interrogatorio/scontro con il misterioso uomo (Roberto Sturno). La genialità di Tornatore emerge silenziosamente nel corso dell'opera attraverso colpi di scena che lasciano lo spettatore in uno stato di stupore e di confusione. Solo rimettendo insieme tutti i tasselli alla fine dello spettacolo si comprende che l'opera non è il classico giallo a cui siamo abituati, ma è una razionale e commovente visione della vita, alla quale Mauri e Sturno conferiscono, tramite la loro straordinaria performance, un'atmosfera più umana e realistica, permettendo al pubblico di immedesimerei nella vicenda.
Alessandro Di Nunzio Liceo Classico "Vittorio Emanuele II" Classe II A