Teatro dialettale - Duvà sta' lu cunije?
- Pubblicato in Teatro Dialettale
Domenica 14 Novembre 2010 ore 17:00
di Tonino Ranalli e Enzo D’Angelo - La Bottega del Sorriso – Basciano (TE)
Il teatro è un continuo gioco tra finzione e realtà, con gli attori che fingono e gli spettatori che accettano di essere ingannati. Ma pensate che gli attori, nella realtà, siano sempre capaci di fingere? O lo facciano solo in scena? In una commedia da contenuti e toni volutamente farseschi, “La bottega del sorriso”, quest’anno porta in scena una storia che ha per protagonista una famiglia di attori. Le difficoltà economiche, di relazione con gli altri e di amor proprio portano questi artisti a fingersi quello che non sono. Ma lontani da un palcoscenico, senza un copione… tutto è difficilissimo. Specialmente se gli ignari comprimari sono molto… molto particolari.“Duvà stà lu cunije?” ripropone la compagnia in un lavoro dove, lasciando da parte messaggi e morale, il divertimento è tutto.
La commedia è un adattamento in vernacolo marchigiano di “Fiore di Cactus”, opera più volte portata a teatro e nel cinema. La storia racconta di un dentista, impenitente scapolone e latin lover, che per sfuggire alle pressioni della sua ultima conquista, che ha tentato di suicidarsi, dichiara di essere sposato, di avere tre figli e quindi di dover chiedere il divorzio. Ovviamente per rendere credibile la sua condizione dovrà trovare qualcuna che si finga moglie. La ricerca non sembra facile ma alla fine la tresca viene organizzata molto bene. La finzione però è pericolosa perché amici, ex fidanzato, pazienti e occasioni impreviste complicano il progetto. Una bella storia d’amore ricca di colpi di scena e con un impianto scenografico originale rendono molto divertente e piacevole la commedia.
I nostri cari defunti riposano veramente in pace? E’ questo l’enigma che la commedia di Marino propone agli spettatori. Il confine tra il mondo dei vivi e il l’aldilà dove comincia e dove termina. Da sempre il cimitero è un luogo che richiama alla pace, alla tranquillità. Ma è veramente così? I nostri cari defunti riposano davvero in pace o sono ancora protagonisti o addirittura “vittime” del nostro agire, delle nostre idee, del nostro mondo?
La commedia di Eduardo fu rappresentata al teatro San Carlo di Napoli durante gli ultimi giorni della guerra. E’ la commedia della speranza, la commedia che traccia il passaggio dalle commedie dei gironi pari (divertenti e leggere) e quelle dei giorni dispari (pensose e impegnate) che Eduardo annunciò tra il primo e secondo atto, uscendo sul proscenio.
E’ la classica commedia degli equivoci. Una ricca famiglia borghese degli anni ’ 70.
La commedia di Giammaroli porta alla ribalta una storia attualissima di un uomo che perde il lavoro e improvvisamente perdendo il “ruolo” nella società modifica il suo modo di vedere la realtà complici una serie di vicende sfortunate che aggravano il suo status tra le quali un furto in casa da parte di ladri. La commedia racconta le vicissitudine tragicomiche di un uomo che dipende dagli altri e si trasforma in un “ Un leone in gabbia” desideroso di scaricare la sua rabbia sul mondo intero. Improvvisamente a 50 anni il protagonista dipende economicamente dalla moglie, non trova lavoro e deve sopportare le nevrosi che si scatenano nella sua mente. Con grande umorismo ci viene presentata e si sviluppa una storia di enorme attualità
Novelli è un autore popolare toscano che, con le debite proporzioni, assomiglia ad Eduardo. I temi sono sempre i soliti ed in questa commedia si parla del vizio più frequentato dagli uomini…ovvero le donne.
Un manicomio, come tanti, accoglie dei pazzi che si imbattono con la guerra e con un tenente tedesco in cerca di partigiani. Una suora coraggiosa, soldati in fuga, una figura femminile di giovane che intrattiene un rapporto epistolare con la madre, miscelano momenti di riflessione e di sincero divertimento tra i grandi temi suggeriti dalla guerra, siano essi individuali e sociali. Come al solito la Bottega porta in scena un gruppo di attori e attrici capaci di coinvolgere il pubblico, con caratterizzazioni belle e divertenti. Il titolo suggerisce che niente è quello che sembra e quindi quello che gli spettatori scopriranno durante lo spettacolo è che il manicomio nasconde grandi ed importanti sorprese. Gradatamente si fa strada il tema della libertà, della sofferenza che la guerra propone in uno spettacolo che dalla scanzonata indifferenza dei pazzi, di fronte al potere dei militari, prende coscienza e commuove.
Il Malocchio è un mestiere difficile e pericoloso per chi lo pratica. E’ un’arte sotto certi aspetti. Chi lo lancia e chi lo riceve sono i terminali di un processo artificioso, folkloristico a volte, ma sempre collegato a malefici e anatemi che si concretizzano con un danno visibile e tangibile.