Log in
Teatro Fenaroli Lanciano

Teatro Fenaroli Lanciano

Teatri Randagi - La nuova colonia

Giovedi 21 Gennaio 2010 ore 21:00

 

di Luigi Pirandello

con Domenica R. Buda, Gaetano Tramontana, Giovanni Squillacioti (percussioni), Giuseppe Tropeano (chitarre)

Regia di Gaetano Tramontana

Spazioteatro Reggio Calabria

 

Pur se si tratta di un testo poco rappresentato, è senza dubbio un capolavoro del teatro pirandelliano per il forte profilo dei personaggi: un nucleo di diseredati, spinto con forza ai margini della società, che decide di cambiar vita e di esiliarsi da sé, per costruire una nuova società, un nuovo mondo, che si rivela come ferma volontà di redenzione, dando una seconda opportunità di liberarsi da un passato di illegalità, visto che la cosiddetta società civile non ci pensa neanche, avendoli marchiati a vita come reietti. Tutto ciò ci viene proposto attraverso i ricordi di Dorò, il personaggio più giovane, cerniera fra il mondo dei ricchi e “padroni”, a cui appartiene, e il mondo dei pescatori che lo affascina e che lo adotta per la sua purezza d’animo. Accanto a lui prende vita la figura della Spera, protagonista femminile e nucleo della storia. La musica dal vivo ed il ricorso alle maschere completano lo spettacolo, riuscendo, come per magia, a riprodurre le atmosfere, il clima, gli ambienti ed i motivi anche intimi dell’opera di Pirandello.

 

Leggi tutto...

Teatri Randagi - Juve-Napoli 1-3/La presa di Torino

Giovedi, 17 Dicembre 2009 ore 21:00

 

dal testo di Maurizio De Giovanni

con Antonio Damasco

Regia di Antonio Damasco

Teatro delle Forme Torino

 

E' il 9 novembre 1986: il Napoli vince a Torino, iniziando la corsa verso il suo primo scudetto. E' la storia di un giorno che cambiò migliaia di anime e di un esilarante viaggio andata e ritorno dove tutta la città di Napoli accompagnò la sua squadra fino a Torino per sfidare il mito della Juventus in casa sua. Si poteva perdere ma i "ragazzi" avrebbero certamente combattuto, si poteva pareggiare e sarebbe stato splendido così... La verità è che nessuno si era ancora reso conto che stavolta, con loro, c'era un uomo vero, grande, forte, un vero eroe! E non era Masaniello...

 

Leggi tutto...

Teatro Randagi - L'uomo, la bestia, la virtu'

Giovedi, 26. Novembre 2009, 21:00

Biglietti e abbonamenti in vendita presso il botteghino del teatro (lun/ven 16.30/19.30)

di Luigi Pirandello
con Mario Mascitelli, Gabriella Carrozza, Stefano Cutaia, Mario Aroldi, Antonio Cuccaro, Stefania Maceri, Silvia Sozzi, Andrea Scaglioni, Stefano Nemorini, Francesco Marchi e la partecipazione del piccolo Lorenzo
Regia di Antonio Zanoletti
Teatro del Cerchio Parma

Il titolo riassume in se stesso proprio tre aspetti più generali, tre modelli morali come: l'uomo, che è il Professor Paolino, la bestia, che è il violento e irascibile Capitano Perella, la virtù che è la remissiva Signora Perella, moglie trascurata del Capitano e amante del Professore. La messa in scena è semplice, fedele e spontanea pur mantenendo la complessità dell’opera e dell’autore stesso, maestro dello “spessore” delle parole pronunciate, spesso con sottile ferocia, dai personaggi. Gli attori si presentano “mascherati” da un trucco vistoso e marionettistico e le luci, riportano più ad un concetto di “Futurismo” che di realizzazione teatrale. I costumi sono ricercati così come la scenografia, essenziale e precisa, che ben supporta la messa in scena. I toni sono brillanti e mai noiosi, sottili ed ironici come solo Pirandello sapeva fare.

 

Leggi tutto...

L'uomo di Tarso - 6 marzo 2009

“Jobel è il suono del corno dell’ariete, lo Shofar, che chiama a raccolta le genti per comunicare loro l’inizio di un anno di speranza, giustizia e riconciliazione”.

Jobel teatro, gruppo stabile di ricerca, produzione e formazione teatrale, presenta “L’uomo di Tarso”, per la regia di Lorenzo Cognatti.
San Paolo nasce a Tarso verso il 5-10 d.C. Ha due nomi: Paulus, quello romano e Saul, quello ebraico. Accanito persecutore dei cristiani, li insegue per eliminarli, ma durante un viaggio a Damasco, il Signore si rivela a lui, accecandolo. Anania, il capo della comunità religiosa di Damasco, lo guarisce e lo battezza. Dopo aver trascorso una vita dedita al Signore e alla predicazione cristiana, Paolo muore a Roma, condannato a morte per la sua fede.
Paolo, dunque, è un personaggio complesso ma, allo stesso tempo, ricco di fascino e di sincerità d’animo. “Interpretare Paolo è un atto d’amore” afferma, infatti, l’attore, che maestosamente lo interpreta, poiché l’arduo compito di Saul è quello di diffondere in tutto il mondo il messaggio di Colui che era considerato “stolto dai pagani e scandalo dai giudei”, Cristo.
La luce abbagliante di Damasco, la cecità, la confusione e la sofferenza rivelano all’Apostolo delle Genti il senso della sua vita e la missione della sua anima: la fede in Cristo. Egli annuncia apertamente la verità, con coraggio e devozione, affinché essa possa essere “la corazza della giustizia e lo scudo della fede”, augura al mondo intero di desiderare “il dono dell’amore che edifica”, testimonia la forza della parola, della speranza e del bene.
Durante lo spettacolo, la figura di Paolo è impreziosita da tre straordinari artisti, che interpretano a loro volta personaggi e idee, unendo la spiritualità con l’umorismo e la drammaticità. Alternanza di ritmo, stacchi di tono, cambiamenti improvvisi di luci e situazioni sottolineano i diversi modi di interpretazione della figura di Paolo, rendendolo un personaggio completo e, allo stesso tempo, emblematico. I gesti, i corpi, le musiche e le voci trascinano il pubblico in un vortice di emozioni, che scuotono la mente e il cuore.
Danza, luce e canto si fondono con la professionalità e la freschezza di quattro giovani attori, che rendono “L’uomo di Tarso” uno spettacolo entusiasmante e commovente.
Una profonda e coinvolgente riflessione sulla vita di san Paolo e la genuinità del teatro mettono in risalto un messaggio profondo e autentico di conoscenza dei valori e dell’identità del messaggio cristiano.

Giada Nicoletta De Gregorio VE liceo scientifico Lanciano
Leggi tutto...

Prosa - IL FU MATTIA PASCAL

  • Pubblicato in Prosa

Venerdì 22 Marzo 2013 ore 21

NUOVA DATA - SPETTACOLO IN SOSTITUZIONE DI "QUELLO CHE PRENDE GLI SCHIAFFI" del 4 dicembre 2012 -
versione teatrale di Tato Russo dal romanzo di Luigi Pirandello con Francesco Acquaroli - Renato De Rienzo - Sara Falanga Giulio Fotia - Marina Lorenzi - Adriana Ortolani - Antonio Rampino Carmen Pommella - Francesco Ruotolo - Massimo Sorrentino uno spettacolo di Tato Russo
Biglietti in vendita presso il botteghino del teatro (lun/ven 16.30/19.30) e online


"Una delle poche cose, anzi forse la sola ch'io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal. E me ne approfittavo. Ogni qual volta qualcuno de' miei amici o conoscenti dimostrava d'aver perduto il senno fino al punto di venire da me per qualche consiglio o suggerimento, mi stringevo nelle spalle, socchiudevo gli occhi e gli rispondevo:- Io mi chiamo Mattia Pascal."

Ma cosa corrisponde a un semplice nome proprio? È questa la domanda alla quale intende rispondere il protagonista del romanzo di Pirandello che così inizia il suo viaggio attraverso i vari modi d'apparire di se stesso a se stesso e agli altri, il viaggio tra gli intrighi di una vita moltiplicata forse all'infinito che ci impedisce tra convenzioni e compromessi di capire chi siamo veramente. Alla ricerca dell' ES, dell'altra parte di sé, o della propria vera identità. Morire per vivere una vita diversa. Ritrovare attraverso mille morti la propria unica ragione d'esistere. Scoprire la propria vera identità al di là delle convenzioni che ci hanno formato. Insomma viaggiare a ritroso dei sé o dei risultati di sé abbandonando la scorza delle apparenze per tentare una scoperta definitiva del proprio io. Questo il viaggio di Mattia Pascal, nell'abisso della contraddizione tra essere e apparire. La riduzione in commedia tralascia la tecnica della narrazione propria del romanzo e trasferisce ad una dimensione teatrale il racconto. Insomma liberandosi dalla pesantezza d'una proposta troppo vincolata alla struttura letteraria Tato Russo fa propria la materia del testo per riscriverla in commedia nello stesso linguaggio drammaturgico che sarebbe stato di Pirandello nello sforzo palese e riuscito di una costruzione per il teatro, alla maniera insomma che immaginariamente avrebbe operata lo stesso autore del romanzo nel momento in cui avesse scelto di trasferirla in commedia. Il romanzo sembra così recuperato e acquisito al repertorio delle commedie del Nostro in modo definitivo.Mattia Pascal è Tato Russo nel doppio ruolo di Mattia Pascal e di Adriano Meis, ma anche gli altri personaggi che concorrono alla sua vicenda si rincorrono nella storia, interpretata così dagli stessi attori in identità e personaggi diversi, quasi a scegliere di non chiarire affatto, nello spettro delle rassomiglianze, la distinzione tra i vari aspetti della realtà. Mattia e i suoi coinquilini della storia muoiono tutti per rincontrarsi identici nella storia di Adriano Meis e rivivere poi in quella nuova di Pascal.

Leggi tutto...

Prosa - CYRANO DI BERGERAC

  • Pubblicato in Prosa

Lunedì 4 Marzo 2013 ore 21

di Edmond Rostand

Regia e adattamento di Corrado d’Elia - con Corrado d’Elia

Compagnia Teatri Possibili

Biglietti in vednita presso il botteghino del teatro (lun/ven 16.30/19.30) e online

Sono 16 anni che rappresentiamo questo spettacolo in giro per l’Italia.

Cambiano le sale ma non il nostro entusiasmo, supportati dalla presenza formidabile del pubblico che ne ha decretato il successo trasformandolo in un ritratto generazionale e in un vero e proprio cult.

Più di 150 mila spettatori, oltre mille repliche in tutta Italia in circuiti istituzionali e indipendenti: sono i numeri dello straordinario successo dello spettacolo portato in scena dalla Compagnia Teatri Possibili, con la regia di Corrado d'Elia, che ogni anno appassiona un numero sempre crescente di pubblico e di fan.

Sarà ancora Corrado d'Elia (fresco della vincita del prestigioso Premio Internazionale Pirandello 2009) a interpretare l'indomito guascone dal lunghissimo naso e dalla irresistibile vitalità e a raccontare del suo amore non corrisposto per Rossana, invaghitasi invece di Cristiano, bello ma privo di qualsiasi spirito.

Con momenti di intensa fisicità e nella maniera asciutta, veloce, visionaria che contraddistingue le produzioni della Compagnia Teatri Possibili, si torna a raccontare la magnifica storia di Cirano, uomo eroico e virtuoso insuperabile della spada e della parola, la cui diversità e il rifiuto di farsi imprigionare dalle convenzioni sociali, dall'asservimento politico e culturale, dal conformismo ideologico e dal potere, viene pagata con la morte.

Su una scena costituita da un unico piano inclinato, meccanismo flessibile e dinamico, che si trasforma improvvisamente tra lo stupore degli spettatori, e che riesce ad evocare le diverse e numerose ambientazioni, si svolgono le vicende dell'amore impossibile di Cirano per Rossana, legata a sua volta a Cristiano, bello ma privo di spirito e dialettica.

Svestito dai merletti del romanticismo e dalle facili rime, tradotto in una prosa attuale e vicina allo spettatore, Cirano riesce ad affascinare il pubblico per la fedeltà irremovibile ai suoi sogni, il suo amore per la libertà e l’anticonformismo, che lo rendono finalmente figura umana concreta e, soprattutto, contemporanea.

Gli spettatori vengono letteralmente rapiti dalle vicende e dalle passioni evocate dagli attori, grazie a momenti di comicità, seguiti da drammi umani sconvolgenti, in grado di trasportare gli animi più sensibili anche alle lacrime.

Incredibile e appassionante, questo allestimento nasconde la chiave del suo successo in un mix vincente di emozioni, giochi di luce e musica, e una regia finalmente d'Autore.

Leggi tutto...

Prosa - ROMEO E GIULIETTA

  • Pubblicato in Prosa
13 Febbraio 2013 ore 21:00

di William Shakespeare

Traduzione di M. Palmese - Regia di Giuseppe Marini

Società per Attori

Biglietti in vednita presso il botteghino del teatro (lun/ven 16.30/19.30) e online

Con Romeo e Giulietta, Shakespeare porta in scena la più alta e suprema indagine poetica sulla vera natura dell’Amore e, insieme, una profonda meditazione sulle insidie del linguaggio, incapace di contenere e rappresentare il Reale, (What’s in a name? fa pronunciare alla sua giovane protagonista) quindi, in ultima analisi, sulla propria Arte.

Un amore che muore della propria irriducibilità, del proprio “troppo”. Un amore “nato sotto cattiva stella” che, al suo primo apparire, incontra e copula con l’ombra della morte, perché soltanto la morte e la tragedia (per due adolescenti che adeguano il loro sentimento a un codice iperletterario - il Libro - in cui rovinosamente inciampano) attendono e ispirano una passione talmente pura e assoluta da non sospettare neppure la possibilità del calcolo, del compromesso, della convenienza.

La morte, dunque, è presente e operosa in questa prima vera tragedia di Shakespeare e rivela sin da subito qual è l’oggetto preferito del suo assalto: i giovani, fiori prematuramente recisi nel loro desiderio erotico più intenso, nel pieno del loro tumulto ormonale, nel più dilagante trionfo di vita, di passione, di sensi.

Nella “bella” Verona del Prologo, una città-tomba dilaniata da risse, duelli, da un odio violento, di cui non si conoscono neanche più le ragioni d’origine, ma che ferve di vita, di movimento, di banchetti, di feste, di balli, di maschere… di Teatro, non c’è spazio per i giovani e per l’Amore.

Romeo e Giulietta potranno finalmente stare insieme, ma soltanto in una cripta, in una sorta di macabro legame eterno, raggelato e “premiato” dalle insulse statue d’oro che la dabbenaggine mercificante del Potere e degli Adulti erigerà a loro ricordo.

Leggi tutto...

Prosa - MISERIA E NOBILTÀ

  • Pubblicato in Prosa
Lunedì 28 Gennaio 2013 ore 21
di Eduardo Scarpetta
con Geppy Gleijeses, Lello Arena, Marianella Bargilli
Regia di Geppy Gleijeses
Teatro Stabile di Calabria/Teatro Quirino
BIGLIETTI ESAURITI

“Miseria e nobiltà” vede la luce nel 1888. È uno dei testi originali di Scarpetta. Certamente il più famoso e riuscito. Ho operato il mio adattamento lavorando su varie fonti disponibili: il testo originale, la versione di Eduardo De Filippo, il film di Mario Mattoli, il film con Vincenzo Scarpetta, lo spettacolo di Mario Scarpetta, ecc. È strano, ma comunque lo si legga dal riformatore della commedia napoletana, il “borghese” Scarpetta, viene fuori una pièces e una condivisione delle ragioni dei miseri che lo avvicina più a Gor’kij che non a Wilde: più ai pezzenti che ai nobili. E infatti vedremo un primo atto (la miseria) esangue e affamato, popolato di morti viventi che si azzannano tra di loro e che hanno perso qualsiasi dignità. Si ride, ma si ride amaro. Il palcoscenico è nudo, una tavola, poche sedie e una grata sospesa nel vuoto illuminata in tralice sottolineano l’essenzialità ineluttabile di questo mondo di straccioni.

Nella seconda parte (la nobiltà) è tutto finto e luccicante, quinte di carta dipinta, fondalini d’antan, cuochi e salcicce ritratti ovunque, un padrone di casa “pezzente sagliuto” e tanti finti nobili travestitisi nella sartoria del San Carlo; ce n’è uno solo vero ed è un vecchio bavoso che tenta di concupire una ragazza. C’è un lieto fine ma la miseria resta miseria e la nobiltà non esiste. Felice dirà: “Il mondo dovrebbe essere popolato solo da gente ricca, danarosa… la miseria non doveva esistere!” Più chiaro di così.

Di “Miseria e nobiltà”, come di tutti i capolavori, si crede di sapere tutto, ma oltre il gioco scenico che abbiamo rispettato fino in fondo, ci sono e si scoprono sempre nuove spigolature, angoli visivi insospettabili che fanno di un bel testo un classico eterno.

Geppy Gleijeses

 

Leggi tutto...

Prosa - IL BORGHESE GENTILUOMO

  • Pubblicato in Prosa
Sabato 19 Gennaio ore 21

con Massimo Venturiello e Tosca

Regia di Massimo Venturiello

Musikeria e Officina Teatrale

Biglietti in vendita presso il botteghino del teatro (lun/sab 16.30/19.30) e online

Con il Borghese Gentiluomo, Molière creò una novità assoluta, non è facile infatti trovare la giusta definizione per questo indiscusso capolavoro che, riduttivamente, viene definito una comédie-ballet.

L’estrema libertà con cui l’autore tratta la vicenda, i toni farseschi, satireggianti, gli elementi fiabeschi, onirici, la prosa densa di ritmo, la tessitura musicale scritta da Jean-Baptiste Lully, la coreografia dei balletti, il tutto, è teso a una teatralità assoluta di grande effetto comico.

La trama è molto semplice: un ricco borghese sogna di diventare nobile, lo desidera con tutte le sue forze, lo pretende con un’esaltazione fuori dal comune. Intorno a lui ruota un’umanità di adulatori e di scrocconi, un’umanità priva di autentiche qualità, che si nutre di ‘senso comune’, che ovviamente lo raggira e asseconda la sua follia, pur di ottenerne un guadagno.

A questi si contrappone la moglie del protagonista, tutta senso pratico e concretezza, che cerca in ogni modo di farlo rinsavire.

Di fronte all’ennesimo rifiuto del ‘borghese’ di dare in sposa sua figlia al ragazzo che ama, perché privo di nobili natali, tutti d’accordo gli giocano la beffa finale attraverso la famosa ‘Cerimonia Turca’ e anche la moglie che, pur criticandolo aspramente ha fino ad allora cercato di proteggerlo, gli si schiera contro lasciandolo definitivamente solo, nella sua folle utopia.

La nostra lettura di questo grande classico del teatro internazionale non intende tradire in alcun modo le intenzioni dell’autore, ma al contrario approfondirle, rispettando anzitutto quello spirito di libertà che anima l’intera opera. Non ci saranno pertanto limiti geografici e temporali e l’azione si collocherà in una atmosfera visionaria (complice lo scenografo Alessandro Chiti e la costumista Santuzza Calì) che avrà un sapore napoletano-parigino, con tutto quello che ne consegue, dalla lingua parlata alla musica.

In particolare le musiche originali di Germano Mazzocchetti, andranno in questa direzione e accresceranno l’ironia insita in tutto il lavoro, ricercando arrangiamenti e sonorità che spazieranno dal rinascimento alla sceneggiata napoletana.

I brani cantati, alcuni dei quali già previsti dall’autore e le coreografie di Fabrizio Angelini, contribuiranno a ‘mostrare’ la vicenda di questo ‘borghese’ accentuandone con sottile sarcasmo, la miseria ideologica. Pur essendo la musica e la danza protagoniste assolute, non credo però che sia corretto accostare questo allestimento a generi teatrali come il Musical o la Commedia musicale. Senz’altro ci saranno momenti che li ricorderanno, ma all’interno di una varietà stilistica che è la peculiarità di questa originalissima opera di Molière-Lully. L’obiettivo da raggiungere è quello di costruire un prodotto fortemente popolare, nel senso più alto, capace cioè di coinvolgere e divertire lo spettatore, stimolandone una riflessione, attraverso il racconto di un microcosmo, nel quale, malgrado la lontananza temporale, è facile rispecchiarsi. Non è forse a noi molto vicino questo ‘borghese’, con la sua necessità di adeguarsi al gusto dominante, che nega le sue origini, i suoi valori e che è pronto a trasformarsi in ‘altro da sé e a modificare persino la sua immagine fisica? Non è forse una malattia del nostro tempo quella di inseguire patologicamente un ideale fisico e psichico imposto dai nostri media? Non siamo forse circondati da eterni giovani, da bellezze siliconate, da rampanti pronti a tutto? Questo allestimento, che oltre a me e a Tosca, vede in scena un nutrito cast di attori, ballerini e cantanti, alcuni dei quali già presenti in altri nostri precedenti spettacoli, rappresenta inoltre una caparbia necessità di mettere in scena il ‘gran teatro’, a dispetto dei tagli e delle logiche di mercato dominanti, che inevitabilmente impongono agli enti privati una linea produttiva restrittiva e di conseguenza pericolosa per il futuro del nostro teatro.

Massimo Venturiello

Leggi tutto...

Tutti insieme appassionatamente IL MUSICAL

  • Pubblicato in Prosa
martedì 18 dicembre ore 21

Basato sul libro di Maria Von Trapp “The Family Singers” e sulla sua versione cinematografica tedesca

con Carolina Ciampoli, Gabriele de Guglielmo e i ragazzi Von Trapp - Regia e coreografie di Fabrizio Angelini

Biglietti in vendita presso il botteghino del teatro (lun/ven 16.30/19.30) e online

Salisburgo, Austria, 1938. Maria è un'orfana allevata in un convento, è diventata novizia e sta studiando per diventare una suora; le altre consorelle, però, specialmente la Maestra delle novizie, hanno seri dubbi sulla reale vocazione della ragazza, che ama anche cantare e ballare ed è spesso indisciplinata.

Per metterla alla prova, la madre superiora decide di mandarla come governante dei sette figli (5 ragazze e 2 ragazzi) di un vedovo, già comandante della Marina Imperiale Austriaca, il Capitano Georg Ritter von Trapp. I sette bambini (Liesl, Friedrich, Louisa, Kurt, Brigitta, Marta e Gretl) dimostrano la loro ostilità nei confronti della nuova istitutrice - la dodicesima - ma dopo una serata in cui si rifugiano nella camera di Maria perché impauriti da un temporale, i loro sentimenti per la novizia cambiano radicalmente.

Un giorno, Maria decide di portare i ragazzi a passeggiare per Salisburgo (con dei "vestiti da gioco" ricavati dalle vecchie tende della sua camera) e, arrivati su di una collina, insegna loro a cantare. Al ritorno, in barca, incontrano il capitano e la baronessa, sua promessa sposa. Georg rimane scandalizzato da quei vestiti multicolori ed ordina a Maria di tornare in convento; ma sarà una canzone cantata dai figli a fargli cambiare idea: «Lei ha riportato la musica in questa casa» sono le parole che rivolge a Maria, e che la convincono a rimanere fino a settembre.

La baronessa chiede a Georg di organizzare un ballo dove lei potrà conoscere i suoi amici; durante la serata di gala Georg balla una danza tipica austriaca con Maria - che arrossisce, non volendo ammettere d'essersi innamorata - ed i bambini canteranno una canzone prima di andare a dormire. Lo stesso capitano discute aspramente con un membro del nazismo. La baronessa, avendo capito l'amore del capitano per Maria, riesce a stuzzicarla per farla tornare in convento; Maria abbandona quindi i Von Trapp.

Qualche giorno dopo, il capitano annuncia il suo futuro matrimonio con la baronessa; i bambini non accettano la cosa e raggiungono di nascosto il convento di Maria per convincerla a tornare. Purtroppo Maria è in clausura, e non può e non vuole ricevere visite. La madre badessa la chiama e, accortasi che Maria si è innamorata del capitano, la convince a tornare con la celebre frase: «Non puoi usare il convento per nasconderti dai tuoi problemi! Tu li devi affrontare!». E questo basta a mettere le cose a posto: il capitano rompe il fidanzamento con la baronessa e si sposa con Maria.

Ma durante la loro luna di miele, l'Austria viene invasa dai nazisti. Il capitano Von Trapp, tornato a casa, riceve la richiesta di servire la marina tedesca; ma l'amor di patria prevale su tutto, e il capitano organizza la fuga della famiglia in Svizzera. Viene però tradito dal suo maggiordomo, anch'egli, segretamente, nazista. Per salvarsi, il capitano finge di partecipare con la sua famiglia al festival Canoro di Salisburgo: i Von Trapp riescono a vincere ed approfittano della cosa per scappare e rifugiarsi nel convento di Maria. Grazie all'aiuto della suore - che sabotano l'automobile dei nazisti venuti a perquisire il convento - i Von Trapp riescono finalmente a fuggire in Svizzera.

 

 

 

Leggi tutto...
Sottoscrivi questo feed RSS

Log in or Sign up