Teatro Dialettale - LA MANDRAGOLA
- Pubblicato in Teatro Dialettale
Domenica 17 Marzo 2013 ore 17:00
di N. Macchiavelli
Compagnia teatrale IL GIGLIO di Firenze
Biglietti in vendita presso il botteghino del teatro (lun/sab 16.30/19.30) e online
La Compagnia il Giglio nasce nel 1994 su iniziativa di Mario Altemura, Alfredo Dessì e Gabriela Manfriani, in virtù delle numerose esperienze, sia comuni che individuali, in campo teatrale. Dal 1995 la Compagnia lavora stabilmente al Teatro Aurora di Fibbiana (Montelupo Fiorentino) dove produce i propri spettacoli; sempre al Teatro Aurora la Compagnia ha tenuto dei laboratori teatrali per giovani che hanno contribuito alla formazione dell'attuale gruppo che dal 1999, sotto la direzione di M. Altemura e G. Manfriani, ha dato vita alle numerose produzioni teatrali che costituiscono l'attuale repertorio della Compagnia. La commedia la Mandragola viene riproposta dopo un primo allestimento nel 1998 e non necessita di commenti tanto è conosciuta. Da segnalare un cammeo di Gianna Sammarco che dopo aver superato gli ottanta anni continua a calcare il palcoscenico con grande passione. Il Giglio ha vinto due volte il Festival, nel 2006 con "Gallina Vecchia" di Novelli e la settima edizione del 2009 con "Benportante sposerebbe affettuosa" di Caglieri.
Tutta la storia è ambientata negli anni Sessanta e propone le vicende di una famiglia di paese nel giorno della “conoscenza” della famiglia del fidanzato della giovane figlia, uno studente di città... e si alternano situazioni di puro divertimento a momenti che portano a riflettere sull’importanza di alcuni valori fondamentali sulla famiglia patriarcale e sui rapporti fra genitori e figli. La compagnia ha compiuto il 37° anno di attività. La sua storia teatrale conta oltre mille repliche in tutto l’Abruzzo e in altre regioni, la compagnia, da tre anni, partecipa al concorso nazionale “Torneo applausi” ricevendo attestati e consensi unanimi. Ha partecipato, inoltre, alla cerimonia d’apertura del XVI Giochi del Mediterraneo-Pescara 2009 rappresentando la piecè su Gabriele D’Annunzio. Nel corso degli anni ha ricevuto numerosi premi ed ha partecipato più volte al Festival conquistando numerosi riconoscimenti. Antonio Potere è il motore della compagnia in qualità di autore e regista capace di realizzare allestimenti sempre gradevoli ed originali.
La compagnia di Atri è un punto fermo del festival frentano e la risposta del pubblico è sempre positiva per le belle doti degli attori e attrici guidate da Concettina Marrone e da Giancarlo Verdecchia nella duplice veste di regista e attore. Entrambi hanno vinto la maschera d’argento per l’attrice e l’attore protagonista e il decennale non poteva non includerli nella schiera delle compagnie storiche della manifestazione. La commedia nel titolo raccoglie tutto quello che si può intuire nella storia scritta da Verdecchia e animata da un cast di caratteristi davvero invidiabile. La comicità spesso rude ma esilarante dei personaggi non è mai gratuita e Verdecchia chiude sempre il percorso cogliendo temi e riflessioni importanti sulla nostra società che spesso disegna cinica e gretta ma sconfitta dalla genialità e bontà degli onesti, spesso con una buona dose di furbizia. Un gruppo storico che festeggia il decennale della nostra manifestazione e che accogliamo sempre con piacere.
La commedia in due atti è ambientata agli inizi del ‘900, presenta uno spaccato familiare nel quale varie vicende vengono simpaticamente raccontate mentre due muratori - ju mastru e la mezza cucchiara - svolgono lavori di ammodernamento nella casa. Se è vero poi che Federico è riuscito a dilapidare un patrimonio, è altrettanto vero che ha uno zio veramente ricco che, però, ha un piccolo difetto quello di essere tanto tirchio. Uno zio tirchio ma galantuomo e quindi la vicenda si avvia ad una piacevole conclusione, però… - in ogni commedia ci sono vari però - … bisogna anche fare i conti con l’intrusione delle due “mpicciòne” e con la determinatezza della governante che da sempre ha scandito i tempi della vita di questa famiglia. La Compagnia Aquilana guidata da Franco Villani e Rossana Crisi ha fatto la storia del teatro dialettale abruzzese e conferma la bontà del progetto in una città fortemente provata dal sisma ma capace di proseguire artisticamente la ricerca della qualità e di in percorso di crescita.
Era il 1993 quando in televisione il prof. Miglio, ispiratore dei “valori” della Lega Nord, vomitava il suo livido rancore verso i meridionali che, a suo dire, “inquinavano le sacre terre padane e la loro cultura”. A distanza di un ventennio Casa di frontiera è testo di grande attualità; gli scenari “impensabili e irrealizzabili” sono invece sempre più vicini! In Italia cresce l’intolleranza verso le “diversità” in genere. Ma è possibile? Dobbiamo veramente rassegnarci a che tutto ciò accada? …. O possiamo ancora “risvegliarci” e sperare in un mondo più giusto e solidale? “Casa di frontiera”. La compagnia vinse la seconda edizione del Festival nel 2004, con uno spettacolo coinvolgente e corale “Lli Giacubbini”, allestimento di Marino Gennarelli, premiato anche in altre rassegne e frutto di un impianto che coniugava la commedia dell’arte e la sperimentazione. Il gruppo napoletano ha più volte calcato il palcoscenico del Fenaroli con lavori di grande successo. Un bel ritorno con un lavoro che trova conferma in un momento storico e sociale complicato.
La solita e tradizionale capacità artistica di cogliere aspetti ed atmosfere di un periodo che ormai è scomparso ma che trasmette ancora valori e difetti è tipico della scrittura drammaturgica di Maria Antonietta Feruglio. “Tre zitelle” trasferiscono al pubblico conflitti, speranze, passioni, con grande dose di umorismo senza dimenticare le sottese articolazioni psicologiche di una famiglia al femminile in cui si insinua improvvisamente un elemento estraneo che vuole “cucire e ritagliare” abiti e caratteri.
“Nu mariul onest”, il lavoro con il quale gli “Amici dell’Arte” aprono la 43.ma stagione teatrale, è una delle commedie di maggior successo scritte da Germano Benincaso. Rappresentato per la prima volta dalla compagnia nel 1982, il testo è stato portato in scena da altri gruppi di varie regioni e in diversi dialetti, con uguale presa sul pubblico ed unanimi consensi da parte della critica. Il protagonista della vicenda, ancora attualissima, è Don Pompilio, un potente industriale senza scrupoli che trascorre la propria esistenza cercando di accumulare denaro e potere. Tutto preso dalla sete di ricchezza egli finisce, così, per trascurare i doveri famigliari col rischio di perdere sia l’impero economico costruito in 30 anni di attività (poco o affatto lecita), sia di vedere compromessi in maniera definitiva i rapporti con la moglie e la figlia. Tra i personaggi della commedia spicca la figura di “Felice Sarchiapone”, attempato ragioniere, il quale cerca di evadere in qualche modo dalla situazione di frustrazione nella quale è costretto a vivere, ma - pur di conservare il misero stipendio - finisce per assecondare ordini e desideri del suo datore di lavoro.
Da Shakespeare a Pirandello, a Eduardo, il sogno ha sempre destato l’attenzione e la curiosità di poeti e letterati influenzandone e caratterizzandone la poetica e la scrittura. Il sogno che si confonde con la realtà a volte sembra dissolvere i confini tra il reale e l’immaginario. Anche per questo “Le voci di dentro” merita di essere posta tra le più belle e significative commedie di Eduardo De Filippo. Ma questa volta un sogno confonde la realtà e la fantasia, rivelando così i torbidi pensieri di tutti i personaggi. Commedia introspettiva, disperata, una commedia noire, dove sogno, visione e realtà si fondono e confondono, dove il sospetto e la mancanza di sentimenti puri impediscono la sana comunicazione e le voci di dentro non trovano più vita. La compagnia Luna Nova ha vinto due volte il festival con “Fatto di cronaca” di Viviani nel 2010 per l’ottava edizione e lo scorso anno con “Sabato, domenica e lunedì” di Eduardo, grazie ad un bel gruppo di attori e attrici guidati da Angelo Germoglio, capocomico di grande sensibilità artistica.
“Pijemice nu cafè” è il titolo della commedia scritta ancora una volta da Tonino Ranalli ed Enzo D’Angelo e vuole essere un invito al pubblico ad entrare in una nuova casa, a conoscere i personaggi che la popolano ed a condividere le vicende di questa famiglia. Siamo negli anni ’70, la famiglia Cancella torna dal funerale di una vecchia zia e nel breve spazio di due giorni la sfortuna sembra accanirsi contro di essa. Gli avvenimenti, gli equivoci e le vicissitudini negative sono così tante che il finale può essere solo…Una galleria di personaggi particolari, interpretati dai soliti volti noti, vi condurranno sempre sul filo del divertimento, anche a riflettere sulla vita. La bottega ha vinto la terza edizione del festival nel 2005 con lo spettacolo cult “Na femmena che li baffi” replicato centinaia di volte anche da altre compagnie e forse il più riuscito della compagnia. La Bottega rappresenta uno degli esempi più belli di teatro dialettale abruzzese e di prolificità produttiva della coppia Ranalli-D’Angelo che non sono mai mancati al festival lancianese.
Come ormai è tradizione la serata della premiazione è sempre stata organizzata con il solito impianto molto “leggero” ma quest’anno si è deciso di effettuarla il sabato sera per permettersi di prolungare la serata in buona compagnia nel rinnovato Foyer del teatro. A seguire uno spettacolo, che offre agli appassionati un gruppo emergente locale di Villa Martelli che affronterà una delle commedie più riuscite di Tonino Ranalli. Ci sarà da ridere e divertirsi con tanti bravi giovani attori sul palcoscenico che hanno raggiunto una bella maturità artistica.