L'uomo del destino
- Scritto da Marta Sallese
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Questo testo di Jasmine Reza che ha visto protagonisti gli attori Orso Maria Guerrini e Cristina Sebastianelli è sembrato avvolto in un velo di malinconia piuttosto spesso, cosa che forse ha contribuito a rendere lo spettacolo ancora più interessante specialmente dal punto di vista della psicologia dei personaggi.
Fin dalle prime battute lo scrittore Paul Parsky (Guerrini) nel raccontare la sua vita, i suoi legami affettivi e anche se stesso, ha insistito spesso sul termine "amaro" riferito a tempi più felici in cui la sua scrittura non era così condizionata da tanti interrogativi e forse insicurezze. Racconta poi sempre aspramente la sua posizione di padre che non approva le scelte della figlia, considerazione che termina allo stesso modo con quella certa amarezza in bocca, la delusione.
Alla conclusione di questo primo monologo (perchè la storia si sviluppa per lo più a monologhi alterni) fa il suo ingresso in scena Martha (Sebastianelli), assidua e appassionata lettrice dei libri di Parsky. Dai suoi monologhi, in cui descrive il suo io interiore e i suoi amici, si evince l'immagine di una donna che ha sofferto ma allo stesso tempo dalla forte personalità sebbene visibilmente insicura e agitata di fronte al suo mito. Inizialmente Parsky e Martha sembrano distanti, comfinati ognuno nella propria individualità mentale e sentimentale, nonostante lei sembri sempre in parte condizionata dalla presenza dello scrittore ma improvvisamente si cambia registro e lui, accorgendosi della sua presenza, prova a parlarle. I loro pensieri si intrecciano, si scambiano alcune battute, povere dal punto di vista comunicativo ma dal significato psicologico e interiore molto forte dato che da queste scaturiscono infinite domande e "se..." generici proprio riguardo a ciò che l'altro si sta chiedendo.
Il silenzio tra i due si risolve però definitivamente con la decisione di Martha di tirare fuori dalla borsa e leggere uno dei libri di Parsky, cosa che finalmente accenderà il famoso dialogo in cui il pubblico sperava fin dalle prime battute. Dunque lo spettacolo finirà proprio dove sembrava iniziare per davvero lasciando nello spettatore, in parte, quell'amaro in bocca per quei dialoghi che sembravano mancare appunto perchè lasciavano in sospeso qualcosa.
Fin dalle prime battute lo scrittore Paul Parsky (Guerrini) nel raccontare la sua vita, i suoi legami affettivi e anche se stesso, ha insistito spesso sul termine "amaro" riferito a tempi più felici in cui la sua scrittura non era così condizionata da tanti interrogativi e forse insicurezze. Racconta poi sempre aspramente la sua posizione di padre che non approva le scelte della figlia, considerazione che termina allo stesso modo con quella certa amarezza in bocca, la delusione.
Alla conclusione di questo primo monologo (perchè la storia si sviluppa per lo più a monologhi alterni) fa il suo ingresso in scena Martha (Sebastianelli), assidua e appassionata lettrice dei libri di Parsky. Dai suoi monologhi, in cui descrive il suo io interiore e i suoi amici, si evince l'immagine di una donna che ha sofferto ma allo stesso tempo dalla forte personalità sebbene visibilmente insicura e agitata di fronte al suo mito. Inizialmente Parsky e Martha sembrano distanti, comfinati ognuno nella propria individualità mentale e sentimentale, nonostante lei sembri sempre in parte condizionata dalla presenza dello scrittore ma improvvisamente si cambia registro e lui, accorgendosi della sua presenza, prova a parlarle. I loro pensieri si intrecciano, si scambiano alcune battute, povere dal punto di vista comunicativo ma dal significato psicologico e interiore molto forte dato che da queste scaturiscono infinite domande e "se..." generici proprio riguardo a ciò che l'altro si sta chiedendo.
Il silenzio tra i due si risolve però definitivamente con la decisione di Martha di tirare fuori dalla borsa e leggere uno dei libri di Parsky, cosa che finalmente accenderà il famoso dialogo in cui il pubblico sperava fin dalle prime battute. Dunque lo spettacolo finirà proprio dove sembrava iniziare per davvero lasciando nello spettatore, in parte, quell'amaro in bocca per quei dialoghi che sembravano mancare appunto perchè lasciavano in sospeso qualcosa.
Ultima modifica ilMartedì, 04 Febbraio 2014 17:48