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LA FIACCOLA SOTTO IL MOGGIO

La famiglia dei Sangro è ormai all’apice di un’inarrestabile decadenza economica, certamente, significata dall’ambiente degradato in cui i personaggi vivono e operano, ma soprattutto una decadenza morale, perfetta protagonista di quella che D’Annunzio stesso definisce la “perfetta delle mie tragedie”. Gigliola è sconvolta dalla morte della madre a opera del padre, Tibaldo, e delle loro serva,Angizia, che diverrà la matrigna della fanciulla, e il giorno precedente alla Pentecoste, ad un anno esatto da questo atroce delitto, decide di vendicarla, ma non tutto va secondo i suoi piani poiché il padre, prima schiavo dell’amore nei confronti della nuova moglie, finalmente si ribella, causando la più tragica delle fini per questo dramma. La regista Senigallia conduce sapientemente i meravigliosi attori della compagnia ATIR in un connubio tra scenografia moderna e testo originale che ci porta con il fiato sospeso fino al compimento della tragedia, facilmente riconducibile per la sua trama all’Elettra di greca memoria. Un efficace gioco di luci contribuisce al coinvolgimento totale dello spettatore, le luci che rappresentano la verità da cui tutti i personaggi fuggono codardamente meno che la povera Gigliola, l’unica pronta ad affrontarla e a porre rimedio al doloroso lutto che l’ha colpita, stufa di nascondere la fiaccola sotto il moggio, senza però chiedere aiuto a nessuno perché la verità non deve uscire dalla sua casa e deve rimanere un affare di famiglia. Valerio Annamaria
Ultima modifica ilMartedì, 08 Maggio 2012 20:47

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