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A CHE SERVONO QUESTI QUATTRINI?

A CHE SERVONO QUESTI QUATTRINI?
Commedie in due parti di Armando Curcio
riduzione di Peppino De Filippo
con Luigi De Filippo- Regia di Luigi De Filippo
Compagnia Teatrale Luigi De Filippo

Questa è una commedia molto attuale nella quale si critica il fenomeno dell’apparire piuttosto che essere; andò in scena per la prima volta nel 1940 al Teatro Quirino di Roma e fu una delle più divertenti commedie che resero celebri i fratelli De Filippo, Eduardo e Peppino. Interpretata, questa volta, da Luigi De Filippo, figlio di Peppino, racconta le vicende del marchese Eduardo Parascandolo, il quale dopo aver dilapidato tutti i suoi averi per non essersi interessato delle proprie finanze, trascorre il tempo professando ad alcuni giovani uomini (a cui si rivolge loro come discepoli) la filosofia stoica, secondo la quale (citando Socrate, Platone e Diogene) il denaro è inutile ed è una sorta di malattia che affligge l\\\'umanità, perciò gli uomini non dovrebbero lavorare ma dedicarsi alla contemplazione e al riposo. Tra i suoi discepoli c’è Vincenzino Esposito, un giovane falegname che vive con la zia Carmela in una modesta casa in affitto. Eduardo fa credere a tutti, compreso a Vincenzino, che quest’ultimo ha ricevuto una cospicua eredità da un parente americano. Il suo scopo è non solo di far fidanzare Vincenzino con Rachelina (sorella di Fernando De Rosa, proprietario di un pastificio che è contrario al fidanzamento tra i due) ma anche di dimostrare che i quattrini non servono a nulla, e che basta la fama della ricchezza per procurarsi crediti da tutti. Infatti, attraverso buffe situazioni, ci riesce ed anzi dimostra che per guadagnare del denaro non serve né lavorare, né essere ricchi, ma basta essere furbi.
Con la sua comicità ironica ed amara, Luigi De Filippo è l’interprete ideale per questa famosa commedia che ancor oggi diverte e fa riflettere. Le stesse caratteristiche che resero famose la famiglia De Filippo; nel teatro De Filippo si racconta la famiglia, la società, nel quale il pubblico rivede
sé stesso.
Roberta Marfisi, II B – Liceo Classico “Vittorio Emanuele II”
Ultima modifica ilMercoledì, 07 Marzo 2012 15:38

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