Log in

"CHI HA PAURA MUORE OGNI GIORNO,I MIEI ANNI CON FALCONE E BORSELLINO" G. AYALA

“CHI HA PAURA MUORE OGNI GIORNO, I MIEI ANNI CON FALCONE E BORSELLINO” G. AYALA
La calda voce di Giuseppe Ayala colora il palcoscenico per parlare ancora una volta di mafia, una realtà da sempre così indelebilmente intrecciata con la sua esistenza, in una testimonianza nata da un libro nel 2008 e divenuta poi una trasposizione teatrale, per un teatro civile a servizio della società. È la necessità che spinge Ayala a raccontare, il dovere di ricostruire ciò che è veramente stato, rispondendo alla lenta e dilagante mutilazione della verità avvenuta negli anni; un fine divulgativo, nella volontà di non dimenticar, diventa anche uno scopo di vita, per sentirsi ancora utile alla società. Dietro tanto impegno emerge nel giudice la convinzione che l’Italia sia un paese migliore di come siamo portati a pensare: c’è un’Italia bella e onesta per cui vale la pena di dare la vita, e poi c’è un’altra Italia che tutti i giorni dovremmo avere la forza di combattere; un segnale forte, recepito con notevole interesse e che ha portato lo spettacolo ad avere un grande successo dimostrato dalle più di cento repliche previste. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: eccellenti giudici, grandi uomini, amici e compagni di vita di Ayala, tutto torna chiaro nei suoi occhi che si perdono nel pubblico e sul suo viso c’è un amaro sorriso di nostalgia; le sue parole affettuose, come quelle di un nonno che racconta ai suoi nipoti, non tralasciano né trascurano nulla: l’ironia di Borsellino, l’intelligenza di Falcone, ogni ricordo prende vita attraverso le parole. Ogni gesto quotidiano narrato evidenzia la semplicità dei due giudici, più che mai uomini comuni, strappati alla normalità dalla loro diligenza e passione per il lavoro e per lo stato, che li portò a condurre una vita dura, fatta di tradimenti e sconfitte. In modo particolare emerge la figura di Giovanni Falcone che, come ci racconta Ayala, costituiva assieme a lui la “coppia fissa” di Giudice Istruttore e Pubblico Ministero; «Ebbe una grande intuizione» racconta il giudice «capì quello che ancora nessuno aveva capito» e ricorda quanto Falcone determinò la svolta nella lotta alla mafia facendosi autore del cosiddetto “Metodo Falcone” famoso in tutto il mondo. Falcone sosteneva che la mafia, in quanto fenomeno umano, ha un inizio, uno svolgimento e avrà anche una fine e Ayala sogna con il cuore in mano davanti a tutto il pubblico «spero di vivere abbastanza da poter vedere quel giorno». Dopo aver sgombrato il teatro dai ricordi privati, Ayala anima l’atmosfera rievocando le vicende del mitico Maxiprocesso, il più grande processo contro la mafia mai istruito nella storia, al quale lo stesso giudice prese parte come Pubblico Ministero; ad accompagnare le sue parole, sensazionali filmati storici proiettati alle sue spalle immergono gli spettatori nel passato, rigorosamente guidati dalla profonda voce di Francesca Ceci che cita impeccabilmente documenti pubblici e articoli giornalistici: un\\\'esperienza entusiasmante e incredibilmente coinvolgente. Solo al termine dello spettacolo viene posta attenzione sul grande albero di magnolia in fondo al palcoscenico, solido simbolo della lotta alla mafia a Palermo, e proprio tra quei rami Ayala intreccia simbolicamente il suo racconto e il suo messaggio, nella speranza che in qualche modo possano giungere al suo amico, Giovanni Falcone.
Stefania Blasioli IA “Liceo classico Vittorio Emanuele II” Lanciano
Ultima modifica ilMercoledì, 15 Febbraio 2012 11:50

Log in or Sign up