La Locandiera - 15 gennaio 2009
- Scritto da Giada Nicoletta De Gregorio
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Mirandolina fa altrui vedere come si innamorano gli uomini
La Locandiera, un intramontabile capolavoro goldoniano, è messo in scena dalleccellente compagnia teatrale U.R.T. (Unità di Ricerca Teatrale), diretta dallinnovativo e originale Jurij Ferrini. Se si tolgono di mezzo le ragnatele dei goldonismi, dei vezzi e delle noiosissime maniere teatrali, resta in mano un teatro vivo, pulsante e così vero da far impallidire come afferma il regista-attore Jurij Ferrini. Il testo goldoniano del 1750 è, infatti, rielaborato, attualizzato e purificato dalle convenzionali caratteristiche goldoniane. I personaggi vestono jeans, magliette, gonne corte e stivaletti. La scenografia è originale ed essenziale. I dialoghi sono effervescenti, i gesti precisi, la lingua italiana calda e vitale, limpostazione della vicenda trasversale. Una voce narrante, interpretata da Ture Magro, servitore del Cavaliere di Ripafratta, personaggio di Jurij Ferrini, è il burattinaio di tutto lo spettacolo. Egli ha in mano il testo goldoniano e per lintera performance annuncia agli attori e al pubblico, gli atti dellopera da rappresentare. La linearità dello spettacolo, però, non coincide con quella del testo originale, infatti, è proprio Jurij Ferrini che, tra le polemiche degli altri personaggi, decide di saltare un intero capitolo. Le maschere goldoniane diventano cosi personaggi, caratterizzati da una propria identità, che li rende i veri protagonisti della vicenda. Mirandolina, protagonista femminile interpretata da Sarah Biacchi, è il simbolo universale della femminilità, che oscilla tra irrazionalità e saggezza. Una figura autonoma e moderna che gestisce abilmente la vecchia locanda fiorentina del padre e, come scriveva Goldoni, fa altrui vedere come si innamorano gli uomini. Mirandolina, discendente dalla maschera di Colombina, è capace di conciliare praticità e seduzione, affari e gioco amoroso; è una donna attraente, astuta e sicura di sé, che abilmente riesce a intrigare il burbero e misogino Cavaliere di Ripafratta. Ne nasce una lunga serie di battibecchi, comici e spassosi, che raffigurano leterna competizione tra maschile e femminile e rivelano lemancipazione sociale e culturale della donna. Il Cavaliere di Ripafratta, allinizio austero e scettico, alla fine cade nella furbesca e superba trappola di Mirandolina, innamorandosene perdutamente. La vicenda, apparentemente futile e giocosa, nasconde lamarezza dellillusione. Il carattere grottesco, così vero da far impallidire, si rivela nel non lieto fine: Mirandolina rifiuterà il suo amante e, per sistemarsi, sposerà il cameriere Fabrizio, interpretato da Woody Neri. Il Cavaliere, vinto dal dolore e dalla vergogna, rinnegherà per sempre le donne. La Locandiera: uno spettacolo brillante e palpitante, apprezzato da qualsiasi pubblico, che ha il piacere e lonore di valutarne loriginalità e la magnificenza.
Giada Nicoletta De Gregorio
classe VE liceo scientifico Lanciano
La Locandiera, un intramontabile capolavoro goldoniano, è messo in scena dalleccellente compagnia teatrale U.R.T. (Unità di Ricerca Teatrale), diretta dallinnovativo e originale Jurij Ferrini. Se si tolgono di mezzo le ragnatele dei goldonismi, dei vezzi e delle noiosissime maniere teatrali, resta in mano un teatro vivo, pulsante e così vero da far impallidire come afferma il regista-attore Jurij Ferrini. Il testo goldoniano del 1750 è, infatti, rielaborato, attualizzato e purificato dalle convenzionali caratteristiche goldoniane. I personaggi vestono jeans, magliette, gonne corte e stivaletti. La scenografia è originale ed essenziale. I dialoghi sono effervescenti, i gesti precisi, la lingua italiana calda e vitale, limpostazione della vicenda trasversale. Una voce narrante, interpretata da Ture Magro, servitore del Cavaliere di Ripafratta, personaggio di Jurij Ferrini, è il burattinaio di tutto lo spettacolo. Egli ha in mano il testo goldoniano e per lintera performance annuncia agli attori e al pubblico, gli atti dellopera da rappresentare. La linearità dello spettacolo, però, non coincide con quella del testo originale, infatti, è proprio Jurij Ferrini che, tra le polemiche degli altri personaggi, decide di saltare un intero capitolo. Le maschere goldoniane diventano cosi personaggi, caratterizzati da una propria identità, che li rende i veri protagonisti della vicenda. Mirandolina, protagonista femminile interpretata da Sarah Biacchi, è il simbolo universale della femminilità, che oscilla tra irrazionalità e saggezza. Una figura autonoma e moderna che gestisce abilmente la vecchia locanda fiorentina del padre e, come scriveva Goldoni, fa altrui vedere come si innamorano gli uomini. Mirandolina, discendente dalla maschera di Colombina, è capace di conciliare praticità e seduzione, affari e gioco amoroso; è una donna attraente, astuta e sicura di sé, che abilmente riesce a intrigare il burbero e misogino Cavaliere di Ripafratta. Ne nasce una lunga serie di battibecchi, comici e spassosi, che raffigurano leterna competizione tra maschile e femminile e rivelano lemancipazione sociale e culturale della donna. Il Cavaliere di Ripafratta, allinizio austero e scettico, alla fine cade nella furbesca e superba trappola di Mirandolina, innamorandosene perdutamente. La vicenda, apparentemente futile e giocosa, nasconde lamarezza dellillusione. Il carattere grottesco, così vero da far impallidire, si rivela nel non lieto fine: Mirandolina rifiuterà il suo amante e, per sistemarsi, sposerà il cameriere Fabrizio, interpretato da Woody Neri. Il Cavaliere, vinto dal dolore e dalla vergogna, rinnegherà per sempre le donne. La Locandiera: uno spettacolo brillante e palpitante, apprezzato da qualsiasi pubblico, che ha il piacere e lonore di valutarne loriginalità e la magnificenza.
Giada Nicoletta De Gregorio
classe VE liceo scientifico Lanciano