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Todo Modo - 9 gennaio 2009

L’espressione “Todo Modo… para buscar y ballar la voluntad divina”, cioè “ogni mezzo per realizzare la volontà divina”, espressa da Sant’Ignazio di Loyola , fu ripresa da Leonardo Sciascia per il titolo di uno dei suoi libri, intitolato per l’appunto “Todo Modo”, un giallo senza risoluzione nel quale lo scrittore denunciò i mali che affliggevano la società italiana del Novecento: la corruzione del potere politico, del potere economico e di quello religioso.

La rappresentazione teatrale, con la regia di Fabrizio Catalano Sciascia e Maurizio Marchetti e con l’interpretazione degli attori Paolo Ferrari e Giuseppe Pambieri mantiene fedeltà al testo originale. La vicenda, è ambientata in un luogo non ben precisato della campagna italiana. Uno scrittore di fama, e allo stesso tempo io-narrante (interpretato da Paolo Ferrari) stanco del suo successo, decide di prendersi una pausa, recandosi in un eremo, l’Eremo di Zafer, scoprendo poi che in realtà è stato trasformato in hotel, dove ogni estate politici, bancari e altri potenti si riuniscono per dedicarsi ai loro esercizi spirituali. A guidarli c’è un potente: don Gaetano (interpretato da Giuseppe Pambieri), che attraverso la sua intelligenza e la sua vastissima sapienza ha la contraddittoria capacità di avvicinarsi tanto al bene quanto al male.
Il laicismo dello scrittore lo porterà verso una sottile guerra con il religioso. Il rito spirituale sarebbe iniziato dopo solo qualche giorno infatti nell’albergo vi erano cinque donne. Don Gaetano concede allo scrittore la possibilità di assistere al rito del rosario collettivo nel quale improvvisamente avviene il primo omicidio: quello dell’onorevole Michelozzi, con un colpo di pistola. Giunta la polizia, con a capo il procuratore Scalambri, iniziano le indagini. Uno degli ospiti dell’hotel, l’avvocato Voltrano, sostiene di poter dare indizi sull’accaduto, ma il giorno seguente viene trovato ucciso. L’indagine prosegue senza trovare alcune soluzioni e nel frattempo, si assiste un terzo ed ultimo omicidio: quello di Don Gaetano. La vicenda rimane misteriosa e senza soluzione... Molto evidente è la capacità di realizzare e mettere in scena un testo come quello di Sciascia, attualizzandone il contenuto. I temi sono quelli, non solo dell’Italia del novecento, ma sono quelli che rappresentano la società odierna dove “i grandi guadagni spazzano via i grandi principi”, società in cui l’economia è il punto d’incontro dei rapporti interpersonali dimenticando quali sono i reali valori; dove, “per la morale corrente peculato e corruzione non sono reato”; dove “la classe dirigente dirige una ragnatela del vuoto, una ragnatela dai fili d’oro”; società nella quale “il problema non è quello che i nodi vengano al pattine, ma è quello di trovare il pettine”, perché non ci sono risoluzioni come del resto anche nella vicenda l’omicida non viene smascherato.

Donata Elisabetta Di Santo
V° A delle Scienze sociali
Istituto Statale "C. De Titta", Lanciano

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