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Pensaci Giacomino

È stata recentemente rappresentata “Pensaci Giacomino”, opera teatrale del premio nobel Luigi Pirandello, composta nel 1917 e, nonostante questo, ancora dalle tematiche attuali, come concordato dai ragazzi con Leo Gullotta durante l’incontro con gli interpreti e il regista.
Risulta molto interessante e innovativa la scelta del sipario che, all’inizio dello spettacolo, invece di essere tipicamente rosso, viene sostituito da una tenda semitrasparente, rappresentante volti quasi deformi e generici riportati anche nelle scenografie. Questa decisione è riconducibile alla realtà pirandelliana, una realtà cittadina distorta dalle maldicenze degli abitanti.
A differenza dei tre atti previsti dal copione originale, omessi dal regista, si susseguono tre scene intervallate da dei brani musicali di Germano Mazzocchetti. Nonostante ciò e anche riducendo di poco la durata dell’opera, nessun dialogo e nessuna scena furono stravolti, seguendo l’originale copione.
La scuola, la casa del professore e quella di Giacomino sono i tre ambienti dove, in ordine, vengono svolte le scene. Qui la scenografia è modesta, infatti, oltre gli stessi volti del sipario posti lateralmente, sono presenti altri pochi elementi: la statua di un mezzobusto nella scuola e dei divanetti nelle due abitazioni. In questi luoghi viene raccontata la storia di un vecchio professore che, essendogli rimasto poco da vivere, decide di prendere in sposa la figlia dei due bidelli della scuola, Lillina, sfruttata dai genitori nel pulirla, rimasta incinta di un alunno, ormai adulto, di Agostino Toti, il professore del ginnasio.
L’anziano non viene intimorito dai “consigli” degli altri personaggi, ovvero il preside della scuola, la sorella di Giacomino, i genitori della ragazza e addirittura dal parroco della zona, di astenersi dal matrimonio, definito scandaloso. Tuttavia questa fermezza non è posseduta da Giacomino, che, qualche mese dopo la nascita del figlio, decide di fidanzarsi con un'altra donna, proprio per il timore dei pettegolezzi popolari.
Il finale é aperto e non prevede una risoluzione del problema, facendo conoscere al pubblico la scelta del ragazzo, ma con un monologo del professore che prova a destarlo dalla scelta di abbandonare Lillina, dove pronuncia, prima di andarsene: “Pensaci Giacomino!”

L’opera descrive appieno i temi tipici pirandelliani: l’umorismo, che ci porta a pensare a qualcosa di distorto, e alle sue care maschere, protagoniste di ogni realtà, indossate metaforicamente da ogni uomo nel quotidiano.
Partendo dalla figura del professore, devoto al suo lavoro e nell’aiutare la ragazza, deride velatamente più volte chi lo condanna per la sua generosità, facendo capire al pubblico che il loro giudizio è, oltre che sbagliato, superfluo. La domanda quindi è spontanea: dove si pone il limite tra vita privata e vita pubblica? La scelta del professore risulta prettamente individuale, tuttavia le persone non si fanno sfuggire l’occasione di esprimere la propria, spettegolando  senza conoscere la realtà dei fatti.

Alessia D'Angelo

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