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QUESTA SERA SI RECITA A SOGGETTO

“Questa sera si recita a soggetto” è considerata la terza opera che Pirandello dedica al “Il teatro nel teatro”, preceduta da “I Sei Personaggi in cerca d’autore” e da “Ciascuno a suo modo”. Il drammaturgo scrive questa trilogia nel primo trentennio del Novecento, ovvero durante il suo volontario esilio berlinese. Dopo aver assistito alla prima tedesca, avvenuta nel 1930, Pirandello diceva: “Tutto il teatro recita”. Questa breve affermazione è una perfetta sintesi delle emozioni che si provano assistendo all’opera.
Mentre il pubblico del teatro è in attesa che cominci lo spettacolo, si sente un altercare dietro il sipario del palcoscenico che, a mano a mano, diventa una vera e propria lite. Alcuni spettatori reclamano il silenzio e poi, a sipario alzato, continuano a discutere con il regista mentre gli attori della commedia sono scesi in sala confondendosi con il pubblico.
Il motivo della discussione riguarda la messa in scena della commedia che si basa sulla novella di Pirandello, “Leonora addio!”, che deve essere rappresentata “a soggetto”, senza cioè un copione determinato. Il regista, forse per la sua mentalità tedesca, vuole spezzettare il racconto in precisi quadri e scene di gusto spettacolare e formale, facendo così perdere l\\\'intensità dei sentimenti rappresentati nella commedia che riguarda una passione forte ed intensa come la gelosia. Di parere tutto contrario a quello del regista sono gli attori che reclamano la loro libertà d\\\'interpretazione, il diritto alla spontaneità dei sentimenti rappresentati, dove potrà evidenziarsi il loro talento recitativo.
E sono loro ad averla vinta e a dare inizio alla rappresentazione della commedia che racconta della gelosia di Rico Verri per la moglie Mommina che, in passato, ha avuto delle “cadute” da farsi perdonare, ma che il marito, pazzamente geloso, non riesce a dimenticare, costringendola a rimanere segregata in casa.
Ad alleviarle i tormenti subìti dal marito sopraggiunge a far visita a Mommina sua sorella, che deve interpretare nel teatro del paese “Il Trovatore”. Mentre Mommina canta con la sorella l\\\'aria “Leonora addio!”, che le rammenta la sua spensierata giovinezza perduta, cade morta.
La stessa attrice che sta interpretando con tutta se stessa il personaggio di Mommina cade a terra tramortita, quasi esanime anche lei.
Il regista, freddamente, allora dichiara che l\\\'accaduto dimostra la sua tesi: il teatro è spettacolo esteriore e gli attori devono recitare secondo un preciso copione, mantenendo sempre separato il loro ruolo scenico dalla loro stessa interiorità.
La tesi su cui si fonda il dramma è “che si nasce alla vita in tanti modi, in tante forme: albero o sasso, acqua o farfalla…o donna. E che si nasce anche personaggi!” Ma questo spettacolo nasce con un destino assai singolare: il personaggio, nato vivo nella fantasia dell’autore, è da lui poi rifiutato. La sua aspirazione a fissarsi per sempre nella dimensione reale di una “forma”, lo pone nella “situazione”: quella di essere eternamente “in cerca di autore”.
Il teatro diventa il luogo scenico del dramma e lo scrittore, rappresentando i conflitti che in esso insorgono tra i personaggi e gli attori, tra gli attori e il regista, fa del teatro e di questi conflitti il luogo paradigmatico dei conflitti propri della vita dell’uomo. Se la vita è labile, contradditoria, contrasto tra maschera e volto, niente meglio del teatro – fondato sulla finzione – può esserne il simbolo e può renderne simbolicamente l’essenza. E questo delicatissimo meccanismo scenico è anche figlio di quella Germania in cui Pirandello viveva: una Germania pronta ad accettare le innovazioni teatrali apportati in quegli anni.
ROBERTA MARFISI
IIB
LICEO CLASSICO VITTORIO EMANUELE II


Ultima modifica ilGiovedì, 23 Febbraio 2012 09:43

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