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LO ZOO DI VETRO - 10 dicembre 2010

Sorprende ancora una volta Jurij Ferrini, presentando un classico di Williams ambientato in America nel '36 - '38; come sempre, la sua interpretazione non è per niente banale, anzi, è fortemente innovativa e anche un pò trasgressiva.

Come le anime dal fiume Acheronte, salgono e ritornano i ricordi di Tom, il protagonista, nella barca, uno dei pochi elementi della scenografia, vero palcoscenico all'interno del quale si susseguono gli avvenimenti. I suoi ricordi rispettano si una certa successione temporale, ma scorrono anche rapidamente, quasi spinti da un flusso di coscienza. Ricordi non sempre allegri, quelli del giovane Tom: di una madre soffocante ed ossessiva, di una sorella dolce, fragile, delicata, come il vetro, materiale degli animaletti da lei collezionati. Ricordi in cui sono sempre presenti, nei loro tratti più estremi, queste due donne, chiavi di lettura del carattere del protagonista.

Episodio fondamentale della storia è l'invito di Jim, interpretato, come il personaggio di Tom, dallo stesso Ferrini, a pranzo. Egli è un collega di Tom e risulta "vittima" delle manie cerca-marito della madre dei due fratelli, tormentata dalla ricerca di un compagno per la figlia Laura, così debole e, tra l'altro, affetta da una leggera zoppia. Proprio Jim, amore segreto di Laura dai tempi del liceo. Nonostante tra i due avvenga lo scambio di un bacio, l'episodio si chiude tristemente: pur ammirando la dolcezza dell'animo di Laura, Jim rivela che, di li a breve, dovrà sposarsi.

"A tutti, nella vita, è capitato, o capiterà, di incontrare un Jim, uno in grado di porci di fronte alla verità" dichiara lo stesso Ferrini. Qualcuno in grado di distruggere le nostre fantasie, il mondo del nostro pensiero. Non a caso, nello spettacolo, Jim rompe per sbaglio l'unicorno di vetro di Laura, che, perdendo il corno, torna ad essere nient'altro che un semplice cavallo, annullando, così, tutte le speranze della ragazza.
Ultima modifica ilLunedì, 21 Marzo 2011 10:21
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