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L'EBREO - 29 novembre 2010

Determinata, materiale, cattiva fino ai limiti dell’immaginabile, pronta a tutto pur di ottenere ciò che vuole: questi i tratti salienti del personaggio di Immacolata, che segna il debutto a teatro della famosissima Ornella Muti. Una bella sfida per l’attrice romana, come lei stessa ha dichiarato, così abituata ad interpretare ruoli docili e gentili.
Per nulla docile e gentile è anche il tema trattato nello spettacolo, la parte più triste, forse, delle persecuzioni razziali. Al centro della scena sono due coniugi, arricchitisi grazie al loro datore di lavoro, un vecchio ebreo, che, durante le leggi razziali, per evitare di perdere i propri beni, li aveva ceduti alla giovane coppia, con la promessa di riaverli, una volta terminate le persecuzioni razziali. Ma la guerra è finita e l’ebreo è da tempo scomparso, cosa che sembrerebbe legittimare il possesso di tutti i beni di Immacolata e del marito. Eppure, quando ormai il ricordo della loro vecchia condizione sociale sembra svanito, un’ombra, forse solo un’impressione, torna a tormentare i due, costringendoli a vivere come animali in trappola: il vecchio ebreo.
Opposte sono le reazioni dei due coniugi: da una parte Immacolata desidera ardentemente mantenere quei beni, considerandoli veramente suoi; dall’altra parte, suo marito avverte l’ingiustizia, in un certo senso, di questo sconsiderato attaccamento ad una ricchezza effettivamente mai appartenuta realmente alla loro famiglia. A prendere il sopravvento, alla fine, è il temperamento di Immacolata, la quale, con una serie di inganni, riesce a persuadere il marito che uccidere l’ebreo è la cosa più giusta da fare. Tra il tragico ed il paradossale, lo spettacolo si chiude con la scoperta che l’uomo assassinato altri non è che un caro amico del marito di Immacolata.
Fortissima è stata la sensibilità dell’attrice, che, prima di accettare il ruolo, ha chiesto l’approvazione della comunità ebraica, temendo di poter disturbare un popolo già tormentato dalla storia, gesto, purtroppo, estremamente raro, ai giorni nostri.
Uno spettacolo davvero in grado di generare emozioni, nonostante presenti situazioni lontane dalla nostra epoca, ma che, tristemente, vengono troppo spesso lasciate nell’ombra

Chiara Orecchioni, III B, Liceo Classico “Vittorio Emanuele II”
Ultima modifica ilLunedì, 21 Febbraio 2011 09:32

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