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La Commedia di Candido - 8 febbraio 2009

“La Commedia di Candido non è ispirata al Candido di Voltaire, è attorno al Candido di Voltare” precisa Ottavia Piccolo nell’incontro con le scuole. Eh già, il Candido di Voltaire, un libro maledetto, come si può ben capire dallo spettacolo. Un libro indegno di essere pubblicato, da censurare dall’inizio alla fine, anticipato da tantissime pagine “prese in prestito” da filosofi, sacerdoti e generali. Un libro, come afferma un generale recatosi a casa di Voltaire per avere ulteriori informazioni sul libro non dal diretto interessato e per avere una ricca colazione a sbafo, che afferma sciocchezze come “in guerra muore solo chi non c’entra”. La scena si apre a casa di Diderot, oppresso da una moglie gelosa delle sue ammiratrici, che vuole costringerlo a licenziare una serva inutile e maldestra, che arriva a preparare un caffé con del concime. Questa, di nome Augustine, che soffre il problema, presente ora come allora, della disoccupazione, è disposta a far di tutto pur di non perdere il posto di lavoro. Proprio in quel momento, a casa di Diderot si presenta D’Alembert, che narra all’amico i fatti appresi sul libro di Voltaire, del quale, tramite un’amica, durante una festa a casa del filosofo, è riuscito ad ottenere la prima pagina. Entrambi decidono, dopo aver letto il contenuto scandaloso, di mandare qualcuno a casa di Rousseau, probabile alleato di Voltaire, e di Voltaire stesso. Inutile dirlo, la scaltra Augustine, ex attrice che ha preferito abbandonare il suo amato mestiere per la mancanza di guadagno, coglie al volo l’opportunità di poter guadagnare qualcosa di cui vivere. Così si reca dapprima a casa di Rousseau, fingendosi una farmacista, dove riesce a guarire un malato con erbe mediche fasulle, quasi per schernire la medicina vera e propria, successivamente alla maestosa e ricca casa di Voltaire. È interessante notare le differenze tra gli stili di vita dei due filosofi. 
Da un lato c’è lo scorbutico Rousseau, mal vestito, che tratta male la moglie e che le ordina di preparare sempre e solo verdure, visto il suo stato di salute. Dal lato opposto c’è Voltaire, circondato dalla servitù, che tratta tutti con superiorità, che per ogni giorno della settimana ha diversi colori d’abito e diverso menu. Da un lato Rousseau, che sembra la redivivo Diogene un po’ più vestito. Dall’altro Voltaire, che si atteggia come se fosse un Filosofo Sole, arrivando a dire ad Augustine, truccata e vestita da dama, che loro due si erano già visti, sull’Olimpo, lui in veste di dio della Ragione, lei in veste di dea della Bellezza. Esilaranti sono le battute con cui Augustine, attrice che di certo non ha potuto compiere studi elaborati, riesce a mettere con le spalle al muro Chiesa e Stato riunitisi in casa di Voltaire, concordi, per una volta, sulla distruzione dello scritto del filosofo. Si riesce a vedere, nello spettacolo, una Chiesa che, allora come ora, non è disposta a badare solo a ciò che riguarda la fede, ma vuole a tutti i costi intromettersi in più faccende possibile, coinvolgendo nella sua furia evangelica anche chi non crede. Tante, troppe minacce sono rivolte al povero e ingenuo Voltaire, colpevole di aver scritto la verità. Sarà la protagonista a risolvere la situazione: il filosofo ha solo copiato il Candido, scritto da un autore anonimo. Nessuno osa contrastare la tesi di una nobildonna così ricca di titoli e di eloquenza, che, dimenticando lo scopo per cui si trovava in casa di Voltaire, ha seguito solo la via della giustizia, poco battuta perché raramente percorsa. Ottavia Piccolo, attrice nel ruolo di attrice, è stata più che fenomenale, come Vittorio Viviani, che è riuscito ad essere espressione di filosofi così diversi tra loro. Ma l’inchino più grande va fatto al giovane Stefano Massini, l’autore dello spettacolo, che è riuscito a ritrovare problemi attuali in un’epoca lontana secoli, a disegnare caricature in grado di ridicolizzare personaggi descritti dai libri di storia e di filosofia come uomini illuminati, a dare una visione giornaliera di questi, basandosi su piccole fonti certe, magari anche nascoste.

Chiara Orecchioni IB Liceo Classico, Lanciano

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