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IL FU MATTIA PASCAL

Mattia è un uomo insoddisfatto, la moglie che non ama, la suocera che odia, la mamma a carico. Sembra avere un\\\'occasione per ricominciare quando viene riconosciuto cadavere nel mulino. Ne approfitta e da lui nasce Adriano Meis. Adriano vive a Roma, ama Adriana, e quel Mattia, ormai morto, o meglio rinchiuso in un umido angolo di memoria, cerca di riprendere in mano la sua vita. Eppure è una quasi vita. Adriano non è nessuno e comprende allora che Mattia non può morire. Eccolo quindi sulla strada di casa, dove, una volta tornato, spera di portare scompiglio: tutti lo vedranno e succederà un putiferio! Non è così...nessuno in paese riconosce Mattia, a nessuno era mancato e nessuno lo aveva cercato. La rappresentazione si chiude con Tato Russo, Mattia, illuminato nel buio. Ogni elemento rappresenta la visione pirandelliana dell\\\'essere umano, solo tra gli altri, il quale cerca miseramente di fuggire da se stesso, tornando poi al punto di partenza. Quest\\\'idea costitutiva è ben espressa dalla scenografia, le cui componenti vanno man mano scomparendo con l\\\'avanzare della rappresentazione.

NICOLA GIANCRISTOFARO III A LICEO CLASSICO VITTORIO EMANUELE II

Ultima modifica ilGiovedì, 11 Aprile 2013 10:45
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