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La fiaccola sotto il moggio

Una nobile famiglia decaduta: Tibaldo, un padre codardo, Bertrando, un fratellastro dai costumi corrotti, Angizia, una serva arrivista e malvagia, Gigliola, una figlia tormentata, Simonetto, un figlio malato, Donna Aldegrina, una anziana signora che vanamente cerca di sanare i conflitti familiari.

Questi i personaggi che si muovono ne “La fiaccola sotto il moggio”, in un castello che sembra l\\\'ultimo testimone agonizzante della gloria che un tempo fu della famiglia.
L\\\'ombra di un terribile delitto consumatosi l\\\'anno precedente si addensa sulla casa.
La verità su di esso è tutt\\\'altro che sconosciuta da alcuni membri, ma i personaggi (anche chi ne ha solo il sentore) continuano a tenere celata la fiaccola sotto il moggio, ovvero a nascondere una verità risaputa: Monica, la moglie di Tibaldo, è stata uccisa dalla serva, bramosa di diventare la nuova signora del marito, con la complicità dello stesso.
Gigliola è tormentata: avverte quale sia la verità, ma non ha il coraggio di renderla manifesta.
Sarà lei però a voler vendicare la povera madre: dopo essersi fatta mordere dai letali denti di un serpente, andrà verso Angizia per ucciderla ma, trovatasi al suo cospetto, si accorgerà del fatto che la vittima è già morta: a ferirla fatalmente fu Tibaldo, ossessionato dall\\\'idea che la figlia si sarebbe potuta maccchiare di un delitto. Dunque, due sacrifici inutili...

Una recitazione, quella della compagnia ATIR, piacevole ed innovativa che, con la sua scenografia scarna ed estremamente essenziale, con i riflettori portati sulla scena e con i cambi degli attori effettuati direttamente sul palco, rende l\\\'opera più intensa accentuandone l\\\'enorme senso di decadenza, pur lasciandone il testo invariato.
Ultima modifica ilMartedì, 08 Maggio 2012 10:57
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