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RECENSIONE SPETTACOLO: “CHI HA PAURA MUORE OGNI GIORNO-I MIEI ANNI CON FALCONE E BORSELLINO” DI E CO

Un lungo monologo racconta parte di una storia che non tutti hanno vissuto; una storia del nostro paese spesso tralasciata dai programmi di scuola per mancanza di tempo; parte di una storia che tutti dobbiamo ricordare.
Su questo tema, venerdì 20 gennaio, l’ex magistrato palermitano Giuseppe Ayala racconta la sua esperienza, sia di amicizia che di lavoro, con i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Giudici non eroi, superman, ma solo persone che hanno servito lo stato fino in fondo, con la morte. Ayala conobbe Falcone per caso, grazie ad un amico in comune; da lì nacque un’amicizia lunga quasi dodici anni. Ayala pubblico ministero e Falcone giudice istruttorio collaborarono insieme al caso “Guerra di Mafia”, combattuta tra le maggiori famiglie mafiose di Palermo.
Di questa lunga indagine vi fecero parte, oltre ad Ayala e Falcone, anche Borsellino (grandissimo amico di Falcone, anzi di più secondo Ayala), il capo dell’ufficio istruttorio Rocco Chinnici (ucciso anch’egli dalla mafia) ed infine Antonino Caponnetto. Dopo una serie di viaggi tra Stati Uniti, Brasile, Bankok, Svizzera, Falcone arrivò alla formulazione della sua tesi: la mafia è un’organizzazione piramidale, con all’apice un consiglio d’amministrazione, che non opera solo in Italia, ma anche in altri paesi del mondo; infatti, attraverso la produzione e lo spaccio degli stupefacenti c’è un giro di denaro sporco che, una volta “ripulito”, viene investito nella speculazione edilizia palermitana.
Quindi, conosciuti questi giri, il dieci febbraio 1986 iniziò a Palermo il maxi-processo antimafia; processo che vide convolti circa 400 mafiosi, tra cui Tommaso Buscetta, le cui rivelazioni furono storiche perché permisero una ricostruzione giudiziaria dell\\\'organizzazione e della struttura di Cosa nostra, fino ad allora quasi del tutto sconosciuta. Il processo si concluse nel dicembre del 1987 con la condanna all’ergastolo dei 477 imputati, mentre i restanti 114 vennero assolti.
Maggio 1992, Svincolo di Capacci: una carica di cinque quintali di tritolo posizionata in una galleria scavata sotto la sede stradale colpì a morte Falcone e la sua scorta; da quel momento anche Borsellino iniziò a morire, fino alla morte definitiva avvenuta il 19 luglio dello stesso anno in Via D’Amelio.
Ayala mette in scena lo spettacolo, adattato dal libro scritto precedentemente, perché sente il dovere che quella parte di storia debba essere ricordata, in quanto negli ultimi anni l’attenzione su Falcone e Borsellino stava scemando e con essa anche quella nei confronti della mafia, che ancora forte agisce nella finanza internazionale lontano dai riflettori e dai media.
ROBERTA MARFISI
IIB LICEO CLASSICO VITTORIO EMANUELE II
Ultima modifica ilMartedì, 14 Febbraio 2012 09:40
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