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Todo Modo - 9 gennaio 2009

Il debutto a Lanciano di “Todo Modo” di Leonardo Sciascia ha avuto un successo grande e forse inaspettato tra noi ragazzi.
Successo sicuramente dovuto al talento ineguagliabile degli attori Paolo Ferrari e Giuseppe Pambieri,che hanno interpretato i personaggi principali,riuscendo a catturare l'interesse e l'attenzione del pubblico mantenendolo in un costante clima di suspence e tragicità.
Uno spettacolo che ha ricordato molto la trasposizione filmica che il regista Elio Petri aveva prodotto trenta anni fa,dal ritmo serrato,che mette in luce quella che forse è una denuncia nei confronti di tutte quelle azioni crudeli e meschine che la Chiesa in fondo ha da sempre compiuto segretamente.
Uno scrittore,probabilmente lo stesso Sciascia(Paolo Ferrari) si reca presso l'eremo di Zafer,luogo per lui carico di ricordi,ma che nel frattempo era stato trasformato in un hotel dove annualmente i personaggi più importanti della scena politica, religiosa e sociale si riunivano per stringere oscure alleanze di potere,nascoste dietro apparenti esercizi spirituali.
Direttore dell'eremo e occulto manovratore di coscienze è Don Gaetano(Giuseppe Pambieri),che appare l'unico tra i presenti ad essere all'altezza della levatura intellettuale del protagonista.
Ma ben presto l'eremo diventa teatro di misteriosi delitti,che culminano nell'assassinio dello stesso Don Gaetano e che mettono in luce trame meschine e giochi di potere di quegli uomini senz'altro ipocriti.
Tutta la rappresentazione è caratterizzata da un'ambientazione sinistra,con luci soffuse che ricordano la struttura avvincente ed inquietante di un thriller,con tanto di tre delitti e indagini varie.
Pasolini stesso lo definì un “giallo metafisico...dove i tre delitti rappresentano le stragi di stato”.
Molto efficace l'utilizzo di effetti “speciali” per gli omicidi fuori scena,così come quello delle luci e delle ombre.
Eccezionali poi le interpretazioni di Giuseppe Pambieri e Paolo Ferrari ;l'uno che ha conferito al suo personaggio quell'aria intellettuale,beffarda e misteriosa,l'altro che se ne sentiva attratto e allo stesso tempo repulso; grazie al suo sarcasmo ha saputo rappresentare perfettamente l'io narrante e la coscienza critica della società.
Amara è la sua conclusione:”L'Italia è un paese senza verità:è necessario rifondare la verità per rifondare lo stato”.
Conclusione che esprime una realtà quanto mai attuale anche se molto scomoda.

Giulia Bellisario IIB
Liceo Classico “Vittorio Emanuele II”,Lanciano
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