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IN NOME DELLA MADRE

Un drappo bianco e un telaio ricoprono il palco. Le dolci note di un contrabbasso accompagnano il racconto di Mariàm, poco più che una ragazzina, messa incinta miracolosamente da un soffio di vento. Una ragazza che d’improvviso si trova a dover affrontare le dure leggi ebraiche del tempo, che impedivano di portare un figlio in grembo prima del matrimonio. Pena: la lapidazione.
Ma la sostiene Iosef, suo fidanzato, che la ama e le crede; lui solo, che si mette contro la famiglia, il villaggio, la comunità per sfidare le chiacchiere maligne e gli sguardi contrari del popolo.
“In nome della madre” è la storia di un amore fedele, puro.
Un amore che è il messaggio principale che donerà al mondo il dolce peso che si trova nel grembo accogliente di Miriàm.
È l’amore per il figlio che spinge una donna giovanissima a sopportare sospetti, rancori, umiliazioni, invettive e un parto solitario, senza aiuto, in una stalla di Betlemme, aiutata solo dal caldo respiro di un bue e di un asinello, cercando di ricordare le poche indicazioni datele dalla madre.
Ed è l’amore incondizionato di Iosef per la sua amata a far capire all’uomo che la sua promessa sposa non mente, che davvero qualcosa è successo, e che in nome di questo lui sarà in grado di sopportare tutto.
Adattamento teatrale dell’omonima opera di Erri De Luca, considerato da molti un non credente, il quale è riuscito a calarsi nei panni di una giovane adolescente ebrea incinta, e a presentarci una immagine di Maria diversa da quella che siamo soliti vedere nelle chiese ma ce ne  presenta una più umana, perfettamente calata nella realtà storica e culturale della sua epoca. Nello stesso tempo, esalta il messaggio d’amore di Giuseppe, che sfida ogni tempo ed era.
Umberto Zanoletti dirige Barbara Menegardo nel ruolo della giovane Miriàm, pronta ad assumere tante voci, tanti personaggi assieme e Antonio Cervellino, la cui musica ha un importante ruolo in tutta la narrazione che viene resa magica dal suono non tradizionale dello strumento scelto ma ben inserito nel contesto della storia.
Il teatro Minimo di Bergamo conclude così, con questa prima nazionale, in bellezza, la trilogia delle opere portata in scena qui a Lanciano (“Francesco di Terra e di Vento”, “Emmaus”) nell’ambito del teatro del Sacro.

Lorenza Di Paolo
I B al liceo Classico Vittorio Emanuele II, Lanciano

Ultima modifica ilLunedì, 03 Novembre 2008 00:14
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