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Pensaci tu Giacomino!

Maschera nuda della situazione, in un intreccio che procede per svolte improvvise, Leo Gullotta sceglie di conferire nuovo lustro ai panni usurati del professor Toti un anziano che non è al passo con tempi Moderni. Subito nello spettacolo vediamo tramite un forte contatto empatico davanti ad una vasta gamma di sentimenti un uomo che, sulla soglia finale di un’esistenza incolore priva di gioie significative, decide di riscattarsi tramite una scommessa paradossale. Il piano, che prevede il matrimonio con una donna molto più giovane per assicurarle un trattamento pensionistico a vita, si sposa a perfezione con l’urgenza di fornire un padre legale al bambino nascituro di una coppia di giovani fidanzati rinnegati dai rispettivi familiari. Gullotta dilata la tradizionale dialettica pirandelliana puntando sul clima affettuoso caldeggiato dall’anziano professore nel nuovo nucleo allargato, sull’attuazione di scelte etiche responsabili come modello da tramandare in eredità. Con lo spettacolo vediamo una rilettura in direzione dei giovani Dove L’arido intellettualismo si stempera in una versione che affida grande rilevanza alla purezza dell’infanzia che qui si vuol proteggere. Lo ricordano gli enormi orsacchiotti di peluche di cui abbonda l’anticonvenzionale salotto di casa Toti costruito nel Fenaroli, dove Leo Gulotta combatte in solitario la battaglia contro le ipocrisie di turno: le dicerie della gente, il conflitto tra coscienza individuale e maschera sociale, l’abdicazione al ruolo genitoriale in nome dell’utile immediato, la falsità di chi usa la religione per ammantare i propri interessi.
Mostri sociali quasi inestinguibili sempre in scena in senso fisico, attraverso le gigantografie mobili ispirate ai volti inquietanti; i riferimenti critici evocati proseguono con l’uso di violenti contrasti policromi usati pure per caratterizzare il triplice orlo di una scenografia che si apre come uno squarcio sugli interni borghesi. Le musiche, composte per l’occasione da Germano Mazzocchetti su liriche di Pirandello, ricordano antiche ballate popolari e s’intonano bene con l’abbrutimento morale del contesto, solo in parte riscattato dai vagiti finali del bambino cui si tenta di garantire una vita migliore.
 
Laura Russo

 

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