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RECENSIONE DELLO SPETTACOLO TEATRALE “PENSACI, GIACOMINO!”  

Nata originariamente come novella nel 1915 per poi avere la sua prima edizione teatrale, in lingua, nel 1917, “Pensaci, Giacomino” è un testo che vuole lanciare un messaggio profondo ai propri lettori o, in questo caso, ai propri spettatori. Apparentemente la vicenda sembra molto comune, una storia già sentita. Il protagonista, Agostino Toti (Leo Gullotta) è un professore di liceo settantenne prossimo alla pensione e senza famiglia. Egli decide di prendere in moglie Lillina (Federica Bern), figlia di Cinquemani (Valerio Santi) e di Marianna (Rita Abela), i bidelli della sua scuola. Pur sapendo che questa non avrebbe mai potuto ricambiare l’amore per lui, anziano e non particolarmente affascinante, il professor Toti vuole compagnia nei suoi ultimi anni di vita e spera che il Governo possa pagare la pensione alla giovane per almeno altri cinquant'anni dopo la sua morte. Quello di Toti è un gesto disinteressato e volto a far del bene a una giovane di bassa estrazione sociale e “farla in barba” allo Stato. Lillina però rimane incinta di Giacomino (Marco Guglielmi), un ex allievo di Toti, orfano e senza lavoro.

Così il professor Toti decide che a godere della sua generosità sarà anche “il suo buon Giacomino”. Non solo trova al ragazzo un posto alla Banca Agricola, dove nel frattempo ha messo al sicuro la somma di denaro, ma addirittura gli permette di avere dei rapporti con la sua giovane moglie, di lui coetanea, e con il bambino. Del resto, sposando Maddalena con solo scopo di far del bene, il professore l’aveva amata “quasi paternamente soltanto”. Ma il piccolo di due anni e mezzo già fa parlare male la gente del paese, che è scandalizzata dall’atteggiamento del professore. Toti non se ne è mai preoccupato più di tanto, senonché la moglie da tre giorni è agitatissima e non vuole più uscire dalla camera da letto.                             Interverrà persino la Chiesa, nella persona di padre Landolina (Sergio Mascherpa). E la felicità ad un certo punto sembrerà perduta, a causa dello zampino di Rosaria (Valentina Gristina), sorella di Giacomino. Il quale, tuttavia, “penserà”, così come suggeritogli proprio da Toti.

"Pensaci, Giacomino" dunque non è solo un titolo, ma un'esortazione a usare ragione e buon senso. "Pensaci, Giacomino" è la storia tutta individuale di un uomo totalmente incompreso, deciso a combattere con i suoi umili mezzi contro un'intera società di ipocriti, gli stessi che lo guardano, ridono e parlano alle sue spalle.

In questo adattamento del testo, ad opera del regista Fabio Grossi, che è riuscito a condensare i tre atti originari in modo sapiente ed efficace, c’è tutto Pirandello: la comicità, il sarcastico, il sentimento del contrario.

Tanti sono i temi presentati sulla scena e tutti tristemente attuali: impiegati statali sottopagati, la solitudine dei vecchi, l'invadenza della Chiesa, l'ipocrisia della gente, i pregiudizi dell'opinione pubblica, la questione della famiglia ed il ruolo della donna…

È infatti una storia come tante se ne sentono e vivono oggi, eppure dal 1900 al 2018 la società non è cambiata: le malelingue spettegolano continuamente del professore che ha sposato una ragazza che continua a incontrarsi in segreto con il suo amato e che ha creato così una situazione talmente incresciosa da coinvolgere addirittura la Chiesa. Alla fine si evince che la società, oggi come allora, non è pronta a confrontarsi con la spiazzante umanità e il coraggio dimostrati dal vecchio professore.

Tre atti in un unico tempo di 80 minuti, dove le scene si avvicendano velocemente grazie alla magia dei pannelli scorrevoli, scandite soltanto dalle musiche curate da Germano Mazzocchetti.

La scenografia è simbolica e adatta ai personaggi tanto quanto alla trama; gli arredi infatti sono pochissimi: un mezzo busto del Cav. Michele Gentile per il primo atto, un divano per il secondo e due poltroncine per il terzo e ultimo atto.

Per quanto riguarda gli “effetti speciali", le luci trasmettono un'atmosfera in linea con il tono dell'opera, attirando l'attenzione sui personaggi e sugli elementi scenici in modo pertinente; anche la musica contribuisce alle atmosfere dello spettacolo, permettendo all’osservatore di immedesimarsi nelle vicende rappresentate e di sentirsi particolarmente coinvolto.

Tutti gli attori hanno saputo interpretare magistralmente i ruoli loro assegnati dal regista, in particolare il grande Leo Gullotta, che con il suo agire ha trasmesso agli spettatori la speranza che esistano ancora valori morali ed etici che Pirandello ha tanto propugnato.

Dalla rappresentazione emerge chiaro il messaggio che l’autore intende trasmettere. In Pirandello vi è, infatti, un totale rifiuto dalla società: ciascuno è obbligato ad indossare una maschera per poter vivere con gli altri e a recitare una parte.

Uno spettacolo, questo di “Pensaci, Giacomino!”, che ci ha dato la possibilità di riflettere oltre che di godere, ovviamente, di un teatro classico che ha sempre così tanto da dire e da raccontare, anche a distanza di un secolo.

 

Lanciano, 03 Novembre 2019                                                                                             Giuseppe Sciotti,

Liceo Classico “V. Emanuele II”

Classe 5 C

 

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