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Giobbe Covatta in “Sei gradi”

Per sensibilizzare, non è sempre necessario rattristare o intimorire. A volte, è più intelligente attirare l’attenzione col suono del riso.

“Sei gradi”, uno spettacolo comico che, attraverso l’ironia (la quale potrebbe essere quasi intesa come “socratica”) tocca i punti dolenti della società egoista in cui viviamo.

La Terra, ormai surriscaldata, è vittima dell’abuso che l’uomo moderno fa di essa. Covatta immagina il nostro pianeta fra un centinaio di anni. La temperatura sale di un grado di ventennio in ventennio, fino ad arrivare ad un massimo di sei gradi in più rispetto alla condizione termica attuale. 

Ma cosa comporterà tutto questo?  Ecco la cruda realtà nascosta nella satira: la fine del mondo.

A seguito di questa catastrofe entra in scena il giudizio universale, che tutto potrebbe apparire, tranne che spropositato. Infatti, in questo frammento dell’esibizione, non vengono condannate persone comuni, bensì gente nota (i cosiddetti VIP, very important people) spesso oggetto di scherno, quali politici, showgirl ecc., che avranno “condizionato”, in quanto “esempi”, le generazioni del futuro.

La grande passione dell’autore per il pianeta Terra  lo spinge ad andare alla ricerca di soluzioni ai problemi. “È l’ignoranza che mette in ginocchio qualunque iniziativa” – così Giobbe Covatta – “bambini che hanno l’opportunità di studiare, sono una benedizione per il futuro”.

Con queste parole l’attore manifesta il suo grande rammarico, poiché vede davanti ai suoi occhi un mondo in fase di decadenza, non solo per quanto riguarda la questione ambientale (grande deficit della nostra società), ma anche per la moralità che, purtroppo, sta perdendo la sua stessa essenza.

 

Franziska Javicoli 3^BL

Liceo Linguistico “C. de Titta” Lanciano

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