BEGIN:VCALENDAR VERSION:2.0 PRODID:-//jEvents 2.0 for Joomla//EN CALSCALE:GREGORIAN METHOD:PUBLISH BEGIN:VTIMEZONE TZID:Europe/Rome BEGIN:STANDARD DTSTART:20211212T210000 RDATE:20220327T030000 TZOFFSETFROM:+0200 TZOFFSETTO:+0100 TZNAME:Europe/Rome CET END:STANDARD BEGIN:STANDARD DTSTART:20221030T020000 RDATE:20230326T030000 TZOFFSETFROM:+0200 TZOFFSETTO:+0100 TZNAME:Europe/Rome CET END:STANDARD BEGIN:STANDARD DTSTART:20231029T020000 RDATE:20240331T030000 TZOFFSETFROM:+0200 TZOFFSETTO:+0100 TZNAME:Europe/Rome CET END:STANDARD BEGIN:STANDARD DTSTART:20241027T020000 RDATE:20250330T030000 TZOFFSETFROM:+0200 TZOFFSETTO:+0100 TZNAME:Europe/Rome CET END:STANDARD BEGIN:STANDARD DTSTART:20251026T020000 RDATE:20260329T030000 TZOFFSETFROM:+0200 TZOFFSETTO:+0100 TZNAME:Europe/Rome CET END:STANDARD BEGIN:DAYLIGHT DTSTART:20220327T030000 RDATE:20221030T020000 TZOFFSETFROM:+0100 TZOFFSETTO:+0200 TZNAME:Europe/Rome CEST END:DAYLIGHT BEGIN:DAYLIGHT DTSTART:20230326T030000 RDATE:20231029T020000 TZOFFSETFROM:+0100 TZOFFSETTO:+0200 TZNAME:Europe/Rome CEST END:DAYLIGHT BEGIN:DAYLIGHT DTSTART:20240331T030000 RDATE:20241027T020000 TZOFFSETFROM:+0100 TZOFFSETTO:+0200 TZNAME:Europe/Rome CEST END:DAYLIGHT BEGIN:DAYLIGHT DTSTART:20250330T030000 RDATE:20251026T020000 TZOFFSETFROM:+0100 TZOFFSETTO:+0200 TZNAME:Europe/Rome CEST END:DAYLIGHT END:VTIMEZONE BEGIN:VEVENT UID:CSVConvertcebca07042624a3508be1fc3f0293329 CATEGORIES:Prosa CREATED:20221030T170133 SUMMARY:A CHE SERVONO QUESTI QUATTRINI? DESCRIPTION:A che servono questi quattrinidi Armando Curcio\nregia di Andrea Renzi\ncon \nNello Mascia\nValerio Santoro\nLuciano Saltarelli\nLoredana Giordano\nFab rizio La Marca\nIvano Schiavi\nscene Luigi Ferrigno\ncostumi Ortensia De Fr ancesco\nluci Antonio Molinaro\n“A che servono questi quattrini”\nè una com media di Armando Curcio messa in scena per la prima volta nel 1940 dalla co mpagnia dei De Filippo con grande successo di pubblico.\nLa vicenda ruota i ntorno al Marchese Parascandolo detto il Professore che per dimostrare le s ue teorie socratiche, bizzarre e controcorrente, ordisce un piano comicamen te paradossale che svela l’inutilità del possesso del denaro.\nL’Italia di lì a poco sarebbe entrata nel conflitto della II Guerra Mondiale e il mondo post-capitalistico dell’alta finanza era di là da venire ma l’argomento, c osì esplicitamente indicato nel titolo, stuzzicò la curiosità del pubblico di allora tanto che, pochi anni dopo, nel 1942, la commedia venne trasposta sugli schermi cinematografici per la regia di Esodo Pratelli con Eduardo e Peppino De Filippo protagonisti e con, tra gli altri, Clelia Matania e Pao lo Stoppa.\nIl protagonista immaginato da Amando Curcio, a metà strada tra un filosofo stoico e un astuto truffatore, non voleva, né poteva, mirare al bersaglio della Grande Economia ma certo l’ordito della sua trama e delle sue paradossali speculazioni sollecitano anche in noi uno sguardo disincant ato (e saggio) sugli inganni della categoria dell’ECONOMICO, che tutto, ogg i, pervade. Il Marchese offre tutto il suo appoggio, dando il suo sostegno speculativo, a Vincenzino, ricco solo del suo entusiasmo e della sua ingenu ità, e lo aiuta a capovolgere il suo destino di ultimo accompagnandolo in u na rapidissima ascesa sociale. Una favola? Un sogno ad occhi aperti? Può da rsi.\nMa i temi dell’inutilità del denaro e della dannosità del lavoro, ben ché calati nella realtà di due famiglie napoletane degli anni ’40, una pove rissima l’altra in apparenza arricchita, riescono, sul filo del paradosso, a incuriosirci ad aprirci nella fantasia strade alternative e a divertirci. \nBolle finanziarie, truffe internazionali, fallimenti di colossi bancari, tassi di interesse sproporzionati, spread e fiducia nei mercati sono “sloga n” e ridondanti informazioni ampliamente invasive cui ci siamo abituati e c he, per la maggior parte di noi, indicano situazioni fumose e di oscura int erpretazione. E forse proprio spingendo sul parossismo del gioco teatrale, mostrato a vista, e sull’assurda fiducia della variegata comunità coinvolta nel piano del Marchese Parascandolo, si può, con la scanzonata e creativa adesione degli attori e in un clima popolare e festoso, relativizzare il po tere dei “quattrini”, valore-totem indiscusso, che tutto muove oggi come al lora.\n X-ALT-DESC;FMTTYPE=text/html:
di Armando Curcio
regia di Andrea Renzi
con
Nello Mascia
Valerio Santoro
Luciano
Saltarelli
Loredana Giordano
Fabrizio La Marca
Ivano Schiavi
scene Luigi Ferrigno
costumi Ortensia De Francesco
luci An
tonio Molinaro
“A che servono questi quattrini”
è una commedia d
i Armando Curcio messa in scena per la prima volta nel 1940 dalla compagnia
dei De Filippo con grande successo di pubblico.
La vicenda ruota into
rno al Marchese Parascandolo detto il Professore che per dimostrare le sue
teorie socratiche, bizzarre e controcorrente, ordisce un piano comicamente
paradossale che svela l’inutilità del possesso del denaro.
L’Italia di
lì a poco sarebbe entrata nel conflitto della II Guerra Mondiale e il mond
o post-capitalistico dell’alta finanza era di là da venire ma l’argomento,
così esplicitamente indicato nel titolo, stuzzicò la curiosità del pubblico
di allora tanto che, pochi anni dopo, nel 1942, la commedia venne traspost
a sugli schermi cinematografici per la regia di Esodo Pratelli con Eduardo
e Peppino De Filippo protagonisti e con, tra gli altri, Clelia Matania e Pa
olo Stoppa.
Il protagonista immaginato da Amando Curcio, a metà strad a tra un filosofo stoico e un astuto truffatore, non voleva, né poteva, mir are al bersaglio della Grande Economia ma certo l’ordito della sua trama e delle sue paradossali speculazioni sollecitano anche in noi uno sguardo dis incantato (e saggio) sugli inganni della categoria dell’ECONOMICO, che tutt o, oggi, pervade. Il Marchese offre tutto il suo appoggio, dando il suo sos tegno speculativo, a Vincenzino, ricco solo del suo entusiasmo e della sua ingenuità, e lo aiuta a capovolgere il suo destino di ultimo accompagnandol o in una rapidissima ascesa sociale. Una favola? Un sogno ad occhi aperti? Può darsi.
Ma i temi dell’inutilità del denaro e della dannosità del lavoro, benché calati nella realtà di due famiglie napoletane degli anni ’4 0, una poverissima l’altra in apparenza arricchita, riescono, sul filo del paradosso, a incuriosirci ad aprirci nella fantasia strade alternative e a divertirci.
Bolle finanziarie, truffe internazionali, fallimenti di c olossi bancari, tassi di interesse sproporzionati, spread e fiducia nei mer cati sono “slogan” e ridondanti informazioni ampliamente invasive cui ci si amo abituati e che, per la maggior parte di noi, indicano situazioni fumose e di oscura interpretazione. E forse proprio spingendo sul parossismo del gioco teatrale, mostrato a vista, e sull’assurda fiducia della variegata co munità coinvolta nel piano del Marchese Parascandolo, si può, con la scanzo nata e creativa adesione degli attori e in un clima popolare e festoso, rel ativizzare il potere dei “quattrini”, valore-totem indiscusso, che tutto mu ove oggi come allora.
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