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Delirio a due

Sergio Di Paola firma l’assurdo riadattamento dalla commedia di Ionesco “Delirio a due”, ribattezzata “Il gioco della coppia”, con Peppe Miale e Lorena Leone; nel senso assurdo come carattere prettamente congeniale alla commedia. Come se ricostruita a tasselli da frammenti dei pilastri di un genere classico, la commedia dell’assurdo può apparire sia drammatica che farsesca. Farsesca perché satireggia la società contemporanea, drammatica perché nella satira non ci può che essere sempre un velo di malinconia. E questa malinconia, spezzettata come i tasselli di un quadro cubista, si fonde con la storia di due personaggi senza una patria e senza un nome. Sono semplicemente Lui e Lei, i protagonisti che passano una tremenda serata nella loro casa, mentre fuori dal loro condominio infuria la guerra del genere umano, una guerra voluta puramente per eliminazione del genere umano, con tutte le sue ipocrisie, ambizioni, follie e falsità. E la questione per cui inizia a ruotare la storia: la domanda: “C’è differenza tra una chiocciola e una tartaruga?”. Lui sostiene di no, Lei sì, e da tale motivo futile (sebbene ogni futilità ha racchiusa in sé una filosofia, sennò che filosofia conterrebbe una frase fatta?), scoppia la lite. Inutile aspettarci ciò che ci aspettiamo: piatti volanti, schiaffi, urla, pugni, minacce di querele. Lui e Lei non riescono staccarsi, perché loro vivono letteralmente in quel contesto di ipocrisia del ceto medio, senza che riescano l’uno a farsi una vita migliore dell’altra. Se provassero a separarsi ne morirebbero. Scomparirebbero. E così, da una pièce che strizza l’occhio al futurismo, Sergio Di Paola decide di rompere l’equilibrio monotono della stanzetta ove sono racchiusi come in una gabbia Lei e Lui, facendo giungere in accento e abiti Old England, l’uomo dei due vicini di Lui e Lei, uscito misteriosamente dal suo appartamento, proprio mentre quella guerra tanto sperata e voluta prendeva inizio. L’umanità è caduta per sempre, o cambiata? E’ morto un ideale, un movimento, un pensiero, una filosofia, o si è semplicemente assistiti al passaggio della storia da uno strato all’altro del suo infinito percorso? Oppure ancora, meglio, se ne è presi coscienza? Fatto sta che al tempo non si bada, a chi è superiore non si impera, Lei vince l’indovinello di Lui, che grida disperato.
​Angelo Iocco
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