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La Purga

Una serata spensierata all’insegna di sane e goliardiche risate è quella garantita dalla pièce teatrale La Purga. Tratta da On purge bébé (Purghiamo il bimbo) di Georges Feydeau, grazie alla brillante regia di Arturo Cirillo, alla sua stessa performance recitativa ed ovviamente a quelle degli altri attori riesce a divertire un pubblico variegato, di tutte le età, sviluppandosi attorno ad una azione che è tanto naturale quanto intima: quella del defecare. Il protagonista, Fallavoine (Arturo Cirillo), un costruttore di igienici sanitari è in procinto di portare a termine un affare d’oro, di quelli che capitano una volta sola nella vita: il Ministero della Difesa intende affidargli la commissione di un gran numero di vasi da notte come dotazione per i militari dell’esercito. Tutto preso dai preparativi per accogliere al meglio il funzionario del Ministero Chouilloux (Rosario Giglio), Fallavoine non si aspetta che i suoi progetti saranno mandati in frantumi, così come i suoi “indistruttibili” vasi, da un inconveniente familiare poi non così lontano dal suo stesso business: suo figlio Totò quella mattina non l’ha fatta (sì proprio quella). Tragedia. Tra gli sproloqui e le argomentazioni surreali della moglie Giulia (Sabrina Scuccimarra), l’ostinazione del piccolo (in realtà grande, Luciano Saltarelli) e il nervosismo di Fallavoine si inseriscono gli innumerevoli tentativi di somministrare a Totò la purga. Ed alla fine, paradossalmente, sarà proprio quest’ultimo l’unico a non essere purgato. Tutti sono beffati, tutti sono purgati. La scenografia messa in piedi è iconica: water come sedie, sciacquoni come suppellettili, mensole piene di vasi. L’interno è quello di una casa degli anni ’60-’70. I dialoghi sono assolutamente geniali, serrati e ritmati al punto giusto. Ne deriva una comicità accessibile a tutti, ma non per questo banale e volgare, nonostante la tematica avrebbe potuto renderla tale. L’opera sceglie un tema difficile da trattare in maniera inedita ed originale, ma vi riesce grazie al genio assoluto di Feydeau, non a caso considerato, dopo Molière, uno dei più grandi autori del teatro comico francese. La ciliegina sulla torta sono, poi, le prestazioni degli attori, perfettamente calati nella parte. E’ la madre quella che dona più risate, ma anche la signora Chouilloux (Giuseppina Cervizzi, che interpreta anche la cameriera Rosa) è protagonista di un’esilarante sequenza. La rappresentazione, composta da un solo atto, risulta piuttosto breve: ciò non gioca, però, a suo sfavore, riuscendo in un’ora e mezza circa a condensare tutta la vicenda, senza lasciare un senso di incompleto.

 

(Liceo Classico V. Emanuele II, III C)

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