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Chi ha paura muore ogni giorno -I miei anni con Falcone e Borsellino

Sono passati venti anni dall' estate del ’92, l’estate dei due attentati di Capaci e di via d'Amelio, dell’uccisione di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Quell’estate fu forse uno dei momenti più drammatici della storia italiana del dopoguerra, sicuramente il momento più drammatico della lotta contro la mafia.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino restano due simboli, non solo dell'antimafia, ma anche di quella parte dello Stato e della società civile che, in loro, riconosce i valori del coraggio e dell’onestà nell’impegno quotidiano contro la violenza, contro la illegalità e le ingiustizie.

Per Giuseppe Ayala, magistrato, che di Falcone e Borsellino fu grande amico, i due magistrati siciliani sono anche il ricordo commosso di dieci anni di vita professionale e privata.

Il 20 gennaio 2012, al pubblico attento e commosso del Teatro “Fedele Fenaroli” di Lanciano, Ayala ha raccontato la sua verità, non solo su Falcone e Borsellino, ma anche su quegli anni, sulle vittorie e i fallimenti della lotta alla mafia, sulla nascita del ”mitico” pool antimafia di Palermo, sulle complicità delle istituzioni e le invidie dei colleghi che ne decretarono successivamente la fine.

Ha spiegato con voce brillante, ma in modo sobrio e composto, l’innovazione del “metodo Falcone” nelle indagini di mafia, basato sugli accertamenti bancari, e ha raccontato la storica scelta di collaborare con la giustizia da parte del primo “pentito” di mafia Tommaso Buscetta, che rivelò i segreti della organizzazione mafiosa, con la ormai nota struttura piramidale “a cupola” della criminalità organizzata.

La conoscenza di tale struttura ancora oggi è alla base della lotta alla mafia.

Ayala ha spiegato come Giovanni Falcone fu, ed è tuttora, riconosciuto come un eroe in tutto il mondo, ed in particolare negli Stati Uniti d’America; la prima statua a lui dedicata fu inaugurata, alla presenza di Ayala, in una scuola di polizia americana e collocata in modo tale che ogni allievo fosse costretto a passarci accanto più volte al giorno.

La scena della rappresentazione teatrale è molto semplice: un telone bianco per riprodurre i filmati, alcune sedie, e sullo sfondo un albero di magnolia.

Il giudice Ayala ha spiegato alla fine che quell’albero rappresenta una copia dell’albero che si trova sotto casa di Giovanni Falcone, al quale ogni giorno i visitatori, concittadini, scolaresche e turisti appendono biglietti con delle frasi.

“A me piace immaginare, pur sapendo che rappresenta un’utopia, che Giovanni possa leggere quei biglietti” ha concluso fra gli applausi Giuseppe Ayala.

Laura Bellelli

Classe I/C

Liceo Ginnasio “Vittorio Emanuele II” - Lanciano

 

 

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